Giornali vari, 28 giugno 2010
Anno VII – Trecentoventottesima settimana Dal 21 al 28 giugno 2010Brancher Aldo Brancher era appena stato nominato ministro che ha opposto ai magistrati il “legittimo impedimento” in modo da non presentarsi in tribunale
Anno VII – Trecentoventottesima settimana Dal 21 al 28 giugno 2010
Brancher Aldo Brancher era appena stato nominato ministro che ha opposto ai magistrati il “legittimo impedimento” in modo da non presentarsi in tribunale. Il “legittimo impedimento” è quella legge, voluta da Berlusconi, che permette al presidente del Consiglio e ai suoi ministri di disertare legittimamente i tribunali che intendono processarli opponendo semplicemente l’argomento che hanno cose più importanti da fare. Si può rinviare, in questo modo, l’eventuale resa dei conti di sei mesi in sei mesi, per tre volte e senza però che questo faccia cadere l’ipotetico reato in prescrizione. Brancher – 68 anni, ex frate paolino, villa sul Garda, già in carcere nel ’93 per una storia di mazzette ai partiti (poi prescritta), da sempre servitore fedelissimo del Cavaliere e dal Cavaliere sempre ricambiato con favori, prebende ed ogni protezione possibile – è accusato di appropriazione indebita per aver incassato assieme alla moglie (ricettazione) alcune centinaia di migliaia di euro dalla Banca Popolare di Lodi, al tempo in cui il suo presidente, Gianpiero Fiorani, sognava di scalare l’Antonveneta (estate 2005, epoca dei furbetti). Il processo che lo riguarda era in calendario per il 26 giugno.
Napolitano Berlusconi ha fatto Brancher ministro per nessun’altra ragione a parte quella di salvarlo dal processo? Sembrerebbe di sì, soprattutto per il fatto che ancora nel momento in cui scriviamo (lunedì mattina, 28 giugno) non si sa bene di che cosa il nuovo ministro dovrebbe occuparsi. Il suo ministero – senza portafoglio (cioè senza una sede propria e senza dipendenti) – prima è stato chiamato «Per l’attuazione del federalismo», poi, vista l’irritazione di Bossi, «Per il decentramento». Etichette piuttosto vaghe. Le deleghe non sono ancora state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale e la nomina è avvenuta di punto in bianco, all’insaputa di tutti e per iniziativa personale del capo del governo. Come mai però il presidente della Repubblica ha avallato, visto che la cosa ha tutta l’aria di un pasticcio? La vicenda è stata ricostruita dal direttore del Corriere della Sera in persona: sul giornale di domenica, De Bortoli ha raccontato che Napolitano s’è fatto convincere da Gianni Letta, il quale gli ha presentato la nomina come una questione tutta politica, tesa ad accontentare la Lega, molto amica di Brancher e nervosa per non aver ottenuto il ministero dell’Agricoltura dopo la vittoria di Zaia in Veneto. Per convincere il capo dello Stato, alla cerimonia d’insediamento al Quirinale il presidente s’è trovato di fronte Tremonti e Calderoli, da lui subito chiamati “i padrini dello sposo”. Il caso suonava strano, ma non ancora problematico. E invece domenica 21 giugno Bossi a Pontida ha gridato che l’unico ministro per il federalismo è lui. E poi è arrivata la sensazionale mossa del neo-ministro di usare la sua nomina per rintuzzare i giudici. Molto irritato il capo dello Stato ha allora emesso, venerdì 25 giugno, una nota assai irrituale in cui si specificava che, essendo Brancher un ministro senza portafoglio, non poteva essere così occupato da non presentarsi in tribunale. Allo sconcerto e all’irritazione di Berlusconi, che dal Canada tentava di minimizzare, allo sdegno dell’opposizione che ha chiesto compattamente le dimissioni del nuovo ministro, s’è accompagnata la battuta di Bossi: «Mettere in mezzo il legittimo impedimento non è stato da furbi». Brancher, alla fine, ha rinunciato a ogni protezione e si presenterà dai giudici il 5 luglio. Ma i rapporti tra il presidente del Consiglio e la Lega sono in fibrillazione, benché adesso Bossi, Calderoli e gli altri cerchino di raffreddare le polemiche (c’è il federalismo da attuare).
Demanio È intanto in marcia il federalismo demaniale, il cui decreto attuativo è stato emesso dal consiglio dei ministri lo scorso 21 maggio. Si aspetta la lista ufficiale dei beni che lo Stato passerà alle Regioni, alle Province, ai Comuni e alle Città metropolitane perché li gestiscano al meglio ed eventualmente li vendano. L’Ansa, non smentita, ha messo in rete domenica pomeriggio una prima lista: a Roma (che comprende un quarto di tutto il patrimonio) sono in procinto di cambiar padrone, tra gli altri, l’area dove si svolge il mercato di Porta Portese, il museo di Villa Giulia, il cinema Nuovo Sacher gestito da Nanni Moretti, la facoltà di Ingegneria a San Pietro in Vincoli. Fuori di Roma i pezzi più clamorosi sono certi siti celebri delle Dolomiti (le Tofane, il Sorapis, la montagna dei Set Sass Val Parola nel Col di Lana, la Croda del Beccò a Cortina, l’Alpe Faloria, la Croda Rossa-Monte Cristallo), l’isola di Santo Stefano che fronteggia Ventotene e dove è pressoché intatto il carcere in cui vennero rinchiusi tanti patrioti (diventerà hotel di lusso?), gli isolotti prossimi alla Maddalena, la spiaggia del Lago di Como, le Mura degli Angeli a Genova, l’ex Forte Sant’Erasmo a Venezia. Valore di libro: tre miliardi e duecento milioni, molto inferiore alla stima commerciale. Da tutta questa roba lo Stato non ricava che 189 milioni, e l’idea è che le amministrazioni periferiche sappiano far meglio dello Stato in termini di manutenzione, valorizzazione e sfruttamento economica. La polemica è forte, ma il federalismo demaniale è stato approvato anche da Di Di Pietro: il Pd, al momento del voto, s’è astenuto per non votare a favore. In caso di maltrattamenti del bene, lo Stato può sempre commissariarlo. In caso di vendita, tre quarti della somma devono servire a ripagare i debiti dello stesso bene. Il resto è destinato a diminuire il debito pubblico.
Pomigliano A Pomigliano, il sì al piano Marchionne ha raccolto il 62,2% dei consensi. Una vittoria, ma non un plebiscito. La Fiat sta seriamente prendendo in considerazione l’ipotesi di lasciare la lavorazione della Panda in Polonia, però il governo interverrà forse con una qualche mediazione. Lo stabilimento dà lavoro a cinquemila persone e ne tiene occupate, nell’indotto, altre diecimila.
McChrystal Dopo un colloquio di appena una ventina di minuti, Obama ha rimosso il capo delle forze armate Usa e Nato in Afghanistan, Stanley McChrystal. Il generale ha concesso un’intervista al mensile “Rolling Stones”, e al giovane reporter di guerra Michael Hastings, presentatosi «col registratore bene in vista» e divenuto poi una star del giornalismo, ne ha dette di tutti i colori sui civili che gli dànno ordini da Washington: Jim Jones, consigliere per la Sicurezza, sarebbe «un pagliaccio», Richard Holbrooke, inviato speciale della di Obama, «un animale ferito» che ha sempre paura di essere fatto fuori dal presidente, eccetera. Il giornale ha titolato: «McChrystal non stacca mai gli occhi dal vero nemico, i mollaccioni della Casa Bianca». I contrasti tra civili che comandano e militari che devono obbedire sono una costante della storia americana. Il presidente ha rimpiazzato McChrystal con David Petraeus. La popolarità di Obama è in calo nei sondaggi.
Vescovi In Belgio, sulle tracce di preti pedofili di oggi e di ieri, la polizia ha sequestrato per nove ore l’intera conferenza episcopale e, a caccia di dossier segreti, ha sfondato con i martelli pneumatici due tombe della cattedrale Saint-Rombout a Mechelen (non è stato trovato niente). Gli inquirenti cercavano la prova che la Chiesa ha coperto per vent’anni gli abusi. Proteste vibrate della segreteria vaticana e dello stesso Benedetto XVI.
Evasori Tra gli inguaiati dal fisco di questa settimana ci sono Rocco Siffredi, Zucchero e la campionessa di sci Denise Karbon. L’agenzia delle entrate contesta a Siffredi due milioni e mezzo di tasse evase col sistema di prendere la residenza all’estero (Ungheria), Zucchero, i calciatori Amoruso e Colombo e un altro gruppo di eminenti avrebbero portato a San Marino un miliardo di euro (per ora non ci sono indagati), Denise Karbon avrebbe fatto rientrare dei capitali collocati all’estero attraverso lo scudo di Tremonti, ma mediante un intermediario, vanificando così l’immunità garantita dalla legge.
Azzurri La nazionale italiana di calcio è stata malamente estromessa dai Mondiali in corso in Sudafrica: battuti dalla Slovacchia, una squadra formata da calciatori che, a parte Hamsik, giocano in gran parte in squadre di serie B o C, gli azzurri di Lippi, campioni del mondo in carica, sono arrivati ultimi nel loro girone, evento mai verificatosi prima nella storia del calcio. La squadra è adesso affidata a Prandelli. Eliminate con gran clamore anche la Francia (è intervenuto persino Sarkozy) e l’Inghilterra di Capello, che rischia di essere licenziato.