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 2010  maggio 31 Lunedì calendario

Anno VII – Trecentoventiquattresima settimana Dal 24 al 31 maggio 2010Israele Sei navi che si dirigono verso la striscia di Gaza e hanno a bordo 10 mila tonnellate di aiuti umanitari, tra cui cemento, medicine, generi alimentari, case prefabbricate, 500 sedie a rotelle a batteria, eccetera

Anno VII – Trecentoventiquattresima settimana Dal 24 al 31 maggio 2010

Israele Sei navi che si dirigono verso la striscia di Gaza e hanno a bordo 10 mila tonnellate di aiuti umanitari, tra cui cemento, medicine, generi alimentari, case prefabbricate, 500 sedie a rotelle a batteria, eccetera. È l’alba di lunedì 31 maggio e la piccola flotta, con 700 passeggeri di 40 nazionalità diverse, si trova ancora in acque internazionali. La Striscia di Gaza è bloccata da quattro anni, le autorità israeliane negano che esista, relativamente a quel territorio, una questione umanitaria, in passato altre spedizioni cariche di viveri sono state bloccate prima che le imbarcazioni potessero raggiungere le acque israeliane. La marina di Tel Aviv arriva anche stavolta e ferma i pacifisti (adoperiamo questa parola, ma non siamo affatto sicuri che la flotta, ad onta delle sue bandiere ideali, portasse la pace). Su una delle sei navi, però, la turca Mavi Marmara, accade qualcosa di gravissimo: i comunicati stampa israeliani dicono che i passeggeri avrebbero assalito i soldati di Tel Aviv con coltelli, sbarre di ferro e sparando colpi d’arma da fuoco. I pacifisti replicano che quello di Tsahal – si chiama così la milizia d’Israele – è stato un arrembaggio. I video trasmessi non chiariscono niente, e del resto per molte ore sono caduti i collegamenti con i telefonini che si trovavano in quell’area, compresi quelli satellitari. Il bilancio dello scontro è, al momento in cui scriviamo, di 19 morti (fonte Al Jazeera) e qualche decina di feriti. La tensione internazionale è a mille. In Turchia si parla di qualcosa di “irreparabile”, i palestinesi hanno chiesto la convocazione del Consiglio di sicurezza, Ahmadinejad tuona contro il regime fantoccio di Tel Aviv, in quasi tutte le capitali l’ambasciatore israeliano è stato convocato e ha dovuto dare spiegazioni. Mentre scriviamo manca ancora una presa di posizione americana e non c’è neanche un punto di vista russo. Il ministro degli Esteri tedesco, Westerwelle, si è detto molto preoccupato. La Farnesina ha fatto sapere che non ci sono italiani feriti o uccisi: sulla Freedom Flottilla se ne erano imbarcati cinque. La cosa è in corso mentre scriviamo. A qualcuno è già venuto in mente che una guerra, magari locale ma tuttavia di una certa ampiezza, sarebbe forse utile per uscire dalla crisi economica. Dal disastro del ’29 si venne fuori davvero solo con lo scoppio della II Guerra mondiale.

Napolitano Nella tarda mattinata di lunedì 31 maggio Napolitano ha firmato il decreto legge con cui Tremonti vuole togliere di mezzo 24,9 miliardi di euro e prevenire gli assalti della speculazione ai titoli di stato italiani. Il testo, varato dal consiglio dei ministri martedì 25 maggio, tormentato dalle polemiche per due giorni, firmato alla fine di malavoglia da Berlusconi, è rimasto per tutto il week-end sul tavolo del Presidente che non condivideva parecchi punti e voleva che Palazzo Chigi lo modificasse. Poiché la manovra è contenuta in un decreto-legge, era necessario intanto che tutta la normativa obbedisse ai criteri di urgenza, fosse cioè effettivamente portatrice di denaro immediato. È stato così cassato, per esempio, il taglio delle province piccole, che avrebbe permesso risparmi solo fra qualche anno. Idem per l’accorpamento o la soppressione di certi istituti. Napolitano non voleva poi che, fra gli istituti tagliati o non più finanziati, comparissero tre centri di eccellenza assoluta: la Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, specializzata in biologia marina, la Domus Galilaeana di Pisa, la Scuola archeologica di Atene/Roma. I centri di ricerca da sopprimere, secondo la prima versione del decreto, e le fondazioni a cui togliere in tutto o in parte le risorse dei contributi pubblici erano 232. Le liste erano state preparate dal ministro leghista Calderoli, un esperto di semplificazioni. Il quale ha spiegato che il criterio seguito per decidere dove sforbiciare è stato il seguente: chi, facendo seguito alla richiesta del ministero, ha documentato la sua attività, mostrando come e perché ha speso i denari ricevuti, non sarebbe stato tagliato. Gli altri, sì: «Ci sono finanziamenti inseriti in oscuri allegati che si protraggono da decenni senza che nessuno se ne occupi più e vengono rinnovati in automatico […] Molti non hanno neppure risposto, “tanto abbiamo un padrino” dicono, un’arroganza scandalosa». Alla fine, Napolitano ha ottenuto che la lista dei tagli alla cultura venisse stralciata dal decreto.

Tagli La manovra si impernia sui seguenti interventi: i contratti di lavoro degli statali non saranno rinnovati fino al 2013; una stretta ulteriore sul turn over pubblico (in generale: un solo assunto per ogni cinque pensionati) ridurrà il numero dei dipendenti pubblici da 3,3 a 2,9 milioni (entro il 2013); gli stipendi dei dirigenti pubblici, dei parlamentari, dei ministri e dei magistrati saranno tagliati; sono dimezzati i contributi ai partiti, da un euro a cinquanta centesimi all’anno per voto preso (ma è possibile che il taglio sia ridotto a 20 centesimi); ridotta a una, da tre, le finestre per andare in pensione; l’imnnalzamento a 65 anni d’eta per il pensionamento delle statali è stato anticipato al 2016; il tasso di invalidità minima per ottenere la relativa pensione è stato portato dal 74 all’85%. Vi sono poi interventi sul lato fiscale: un miliardo si dovrebbe ricavare dalla messa in regola di due milioni di case-fantasma, fotografate dall’aereo e su cui ora i proprietari dovranno pagare anche le tasse arretrate, magari con uno sconto; una cifra difficile da definire, ma che potrebbe essere imponente, verrà dalle nuove regole sulla fatturazione di autonomi e professionisti, obbligati a girare al fisco per via elettronica tutte le fatture di importo superiore ai tremila euro, e dal nuovo redditometro, che costruirà per ciascuno un reddito presunto andando a curiosare sul possesso di barche, minicar, iscrizioni a palestre di lusso eccetera. Uno scostamento del 20% tra reddito dichiarato e reddito presunto farà scattare un accertamento. Si pagherà per percorrere la Salerno-Reggio Calabria, il Grande Raccordo Anulare di Roma e, se si è stranieri, anche per soggiornare nella capitale (10 euro in più a notte). Previsti interventi di stimolo alla crescita: agevolazioni fiscali per i ricercatori che tornano in Italia, contratti “alla tedesca” per favorire la produttività, zone a “burocrazia zero” nel Sud ecc.

Draghi Nelle sue Considerazioni finali, lette come ogni anno all’ultimo giorno di maggio, il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha giudicato positivamente la manovra del governo «inevitabile, anche se le restrizioni di bilancio incidono sulle prospettive di ripresa a breve dell’economia italiana». Draghi ha sorpreso la platea parlando di “macelleria sociale” quando è arrivato al punto dell’evasione fiscale: sul testo scritto, che tutti i presenti in sala seguivano disciplinatamente, quell’espressione, molto cara alla sinistra, non c’era. Il governatore ha spiegato: «Un modo di dire rozzo, ma efficace».

Marea nera La falla petrolifera nel Golfo del Messico non si riesce a chiudere: un tappo provvisorio di fango, detriti e barite, che doveva fermare lo sversamento di petrolio in attesa della costruzione di un tappo di cemento, è saltato e il greggio ha continuato a fuoriuscire. La chiazza a questo punto ha una superficie pari a 150 mila chilometri quadrati, la metà di tutta l’Italia. È già chiaro che si tratta del più grave disastro ecologico della storia americana e forse mondiale.