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 2010  agosto 22 Domenica calendario

L’INTERVISTA LUCIANO GAUCCI

Signor Luciano Gaucci, ha saputo dell’inchiesta di Perugia?
«Perugia? No... quale inchie­sta? ».
I magistrati umbri hanno aperto un fascicolo dopo le sue dichiarazioni sul patri­monio immobiliare, e non solo, che a suo dire la fami­glia Tulliani le avrebbe por­tato via.
«Ah... bene bene. Era ora. Fi­nalmente ».
Se l’aspettava?
«Guardi io non mi aspetto niente. Se stanno facendo que­sta inchiesta quella verità verrà finalmente fuori».
A quale verità si riferisce?
«Le case e tutto il resto. Sicco­me loro hanno detto tantissime falsità come quelle che loro han­no dato i soldi a me! Loro! Che si faccia luce. Si figuri. Se io ero mi­liardario e avevo bisogno dei quattrini loro?».
L’inchiesta aperta ora a Pe­rugia si dovrebbe ricollega­re a quella per bancarotta di quando lei era presiden­te del Perugia Calcio...
«Io ho già dato, adesso tocca agli altri. Ho già affrontato il pro­blema del Perugia e ne sono uscito col patteggiamento, non c’è stato nemmeno il processo. Di questa nuova inchiesta non so niente, se e quando dovesse essere ufficiale e se e quando mi dovessero convocare...».
Lei cosa farà?
«Cosa farò? Risponderò. Io so­no a disposizione completa dei magistrati, non ho nulla da na­scondere, io. Al magistrato dirò tutto quello che so su quel patri­monio e porterò le prove docu­mentali e testimoniali che tutto quel popo’ di roba è roba mia altro che della signorina Tullia­ni e dei suoi familiari».
E se dunque, come lei dice, è roba sua...
«Non “se”,è tutta roba mia.Io
[LaPresse]
ne sono convintissimo tant’è che avevo intrapreso un’azione civile per rientrare in possesso di tutto.E comunque “se”o non “se” lo stabilirà il giudice».
I magistrati da dove dovreb­bero iniziare a lavorare per appurare, definitivamente, la titolarità dei beni?
«Debbono controllare in ban­ca, non è difficile. Siccome que­sti signori hanno preso miliardi da me, circa tre miliardi e cento in contanti più tante altre cose come terreni, case, apparta­menti e compagnia bella, i giu­dici dovrebbero semplicemen­te fare quello che hanno fatto con me».
E cioè?
«Vadano a controllare dal pri­mo all’ultimo centesimo i conti correnti a loro (dei Tulliani, n dr ) disposizione. Ma dall’ini­r
zio, ovvero da quando Elisabet­ta si fidanzò con me. Come i giu­dici perugini hanno confiscato i beni di mia proprietà non ve­do come non debbano confisca­re anche i beni che oggi sono nella disponibilità della fami­glia Tulliani e che sono acqui­stati con i soldi miei. Le risorse economiche contestate nel pro­ced­imento precedente per ban­carotta e le risorse economiche di cui si parla oggi provengono entrambe dal Gruppo Gaucci».
Difficile separare, dice lei.
«Ma certo. Io avevo mille atti­vità, io non è che ne avevo una soltanto. Loro, i magistrati in­tendo, hanno deciso che tutto faceva capo al gruppo? Bene, anche quei soldi e quelle case che ho indicato nell’atto di cita­zione contro i Tulliani facevano capo al gruppo. Se i magistrati riterranno opportuno recupe­rare tutto quel ben di Dio, lo fa­ranno. Altrimenti non lo faran­no. Mica sono un giudice, io. Mi­ca devo decidere io. Secondo me la strada è la stessa dei beni precedentemente sequestrati. Poi, ripeto, non sono io che de­vo decidere in tribunale».
La procura di Perugia af­fr­onterà anche l’annoso ca­pitolo della schedina del Su­perenalotto e dei due mi­liardi che lei, al contrario di quel che dice la signorina Tulliani, dice di avere vinto.
«Ancora con questa storia? La schedina l’ho vinta io, l’ho versata sul mio conto corrente, lo dimostreremo. Sono tutte fandonie che dicono per parar­si da questo colpo che stanno prendendo. Loro hanno attac­cato dicendo che hanno dato i soldi a me, ma figuratevi loro che mi danno i soldi! ( ride ). Il pa­dre era un impiegato, adesso è diventato miliardario. Facendo che cosa? Prendendo i soldi da me».
Ha seguito la vicenda di Montecarlo, della casa ce­duta dalla contessa ad An, passata per due società off­shore e ora nella disponibi­lità del fratello di Elisabet­ta ?
«Di Montecarlo non so nulla, se non quello che leggo sui gior­nali. Non mi interessa niente. A me interessa solo che si faccia luce su tutte le bugie e falsità che loro hanno det­t­o nei miei confron­ti, a cominciare dai soldi che hanno da­to a me».
Insiste su questi soldi che i Tullia­ni le avrebbero dato.
«Ma sì, ma vi pare normale dire certe cose. Io ero miliar­dario, avevo tremi­lacinquecento di­pendenti. Loro che mi danno i soldi, e dai!».
Scusi Gaucci. Ma tra le sue case che, a suo dire, i Tulliani le avreb­bero “scippato” e che dunque po­tenzi­almente po­trebbero finire sottosequestro qualora i giudici dovessero ri­scontrare la ri­conducibilità economica degli stessi a lei,c’è an­che quella dove abita il pre­sidente della Camera, Gian­franco Fini?
«( silenzio ). Non sono io a deci­dere. Ma certamente quella ca­sa, al pari di tutte le altre, è stata acquistata con i miei soldi. Poi se le sequestrano o meno, i ma­­gistrati, questo non spetta a me dirlo. Ma io la rivoglio come ri­voglio il resto del patrimonio immobiliare».
Un’ultima cosa. Oggi (ieri, ndr) il quotidiano Libero ha scritto che l’appartamen­to in cui vivono la sua ex fi­danzata e il presidente del­la Camera era di proprietà della Katape slr, che era l’immobiliare del Perugia Calcio,e che prima delfalli­mento l’immobile finisce ai Tulliani.Nel contratto d’ac­quisto da parte dei suoceri di Fini, depositato alla ban­ca dati del catasto, non è pe­rò indicata alcuna cifra per la transazione. E come se non bastasse nel bilancio della Katape non ci sarebbe traccia della vendita. Come se lo spiega?
«Sentite, io non lo so che im­piccio hanno fatto con questa casa piuttosto che con un’altra. No so cosa rispondere, ma que­sti (i Tulliani, ndr ) di cose ne hanno fatte tante alle mie spalle che purtroppo non si contano. All’epoca ero straoccupato con tutte le attività, e i dipendenti a migliaia, cinque squadre di cal­cio, che ora, a distanza di anni, non ricordo bene le singole compravendite, ma se le cose stanno così, beh, ef­fettivamente la ma­gi­stratura avrà da la­vorare.
Quel che è certo è che gli appar­tamenti loro li han­no comprati con i soldi che gli ho dato io, in contanti. Tor­niamo sempre a bomba, a quei tre miliardi e due di lire ai genitori, più tutti i regali che ho fatto a lei, macchine, gio­ielli, terreni che ho comprato io fuori Roma sempre ai ge­nitori. Gli apparta­menti devono ridar­li indietro per forza, loro hanno voluto aprire la corrida contro di me dicen­do che Elisabetta aveva dato i soldi a me per il Superena­­lotto. Dico, ma co­me? Il Superenalot­to l’ho vinto io, ho dato i soldi a te, adesso mettiamo tutto sul tavolo come ho fatto. Tutti i soldi che vi siete presi lo dovete a me, quindi deve essere sequestrato tutto».
Anche la casa dove abita Fi­ni...
«Se abita lì, sì. Ma io manco lo so dove abita Fini...».