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 2010  agosto 02 Lunedì calendario

I GOVERNI NASCONDONO LA DISOCCUPAZIONE

Sto iniziando a provare una sensazione alquanto sgradevole in relazione alle prospettive dei lavoratori americani, ma non per le ragioni alle quali potreste pensare, per lo meno non del tutto.
È vero: la crescita sta rallentando ed è probabile che la disoccupazione aumenti – non che cali – nei prossimi mesi. Questo è un male. Peggio ancora, però, è la sempre più evidente prova che la nostra élite al governo non se ne preoccupa affatto, e che un livello un tempo inimmaginabile di ristrettezze economiche stia di fatto per diventare la nuova normalità.
Temo che coloro che sono al governo, invece di assumersi la responsabilità di creare nuovi posti di lavoro, possano presto dichiarare che un alto livello di disoccupazione è "strutturale", qualcosa di permanente nel panorama economico, e che condannando un gran numero di americani a una disoccupazione a lungo termine di fatto ricorrano a quel pretesto trasformandolo in una fosca realtà.
Fino a non molto tempo fa, chiunque avesse previsto che un lavoratore americano su sei si sarebbe presto ritrovato disoccupato o sottoccupato, e che il disoccupato medio americano sarebbe rimasto senza lavoro per 35 settimane, sarebbe stato liquidato come uno stravagante pessimista a oltranza – in parte perché se una cosa del genere si fosse mai verificata, i politici al governo avrebbero sicuramente fatto ricorso a tutte le risorse disponibili per creare i necessari posti di lavoro.
Adesso però le cose stanno andando proprio così , e l´abbiamo sotto i nostri stessi occhi. E che cosa vediamo, di preciso? Prima di tutto che il Congresso se ne sta con le mani in mano, e che i repubblicani e i democratici conservatori si rifiutano di spendere alcunché per creare posti di lavoro e non si rivelano affatto disposti ad alleviare le sofferenze e i guai di chi è senza lavoro.
Ci è stato detto che non possiamo permetterci di aiutare i disoccupati, che dobbiamo immediatamente abbassare i deficit di bilancio oppure i cosiddetti "bond vigilantes" faranno impennare le spese degli Stati Uniti per prendere capitali in prestito. Alcuni di noi hanno cercato in ogni modo di fare presente che i "bond vigilantes" sono, da quanto si può affermare, mere invenzioni nate dall´immaginazione dei falchi del deficit – e che lungi dallo stare alla larga dal debito statunitense, gli investitori stanno comperando a più non posso, facendo abbassare ai minimi storici i tassi di interesse. Ma i seminatori di paura sono impassibili: ribadiscono che lottare contro i deficit deve essere prioritario rispetto a qualsiasi altra cosa. Qualsiasi altra cosa – beninteso – a eccezione degli sgravi fiscali per i più abbienti, che devono essere estesi a prescindere dalle passività che produrranno.
Il punto è che una buona parte del Congresso – grande abbastanza da paralizzare qualsiasi iniziativa a favore della creazione di posti di lavoro – si interessa molto alle tasse esatte dall´uno per cento più ricco della popolazione, ma pochissimo alla piaga degli americani che non riescono a trovare un posto di lavoro.
Ma allora, se il Congresso non si dà da fare, interverrà la Federal Reserve? Dopo tutto, si presume che la Fed debba perseguire due obiettivi: la piena occupazione e la stabilità dei prezzi, di solito definita nella pratica come un tasso di inflazione del 2 per cento circa. Poiché la disoccupazione è molto alta e l´inflazione ben al di sotto del target, uno si potrebbe aspettare che la Fed dia il via a iniziative aggressive per sostenere l´economia. Ma così non è.
È vero che la Fed ha già premuto fino in fondo sul pedale e i tassi di interesse a breve termine – lo strumento al quale ricorre di solito – sono vicini allo zero. Tuttavia, Ben Bernanke, presidente della Fed, ha assicurato di avere altre opzioni a disposizione, per esempio tenere un numero maggiore di titoli assistiti da ipoteca e promettere di mantenere bassi i tassi a breve termine. Da un consistente numero di ricerche risulta che la Fed potrebbe dare impulso all´economia impegnandosi nei confronti di un target per l´inflazione superiore al 2 per cento.
Ma la Fed non ha fatto nulla di tutto ciò. Anzi, alcuni suoi funzionari stanno abbassando il livello del successo. Per esempio, la settimana scorsa il presidente della Federal Reserve Bank di Dallas, Richard Fisher, ha sostenuto che la Fed non è responsabile delle debolezze dell´economia, che egli imputa invece all´incertezza delle imprese nei confronti delle normative future, opinione alquanto popolare nelle fila dei conservatori, ma completamente in contrasto con la realtà oggettiva. In effetti, egli ha reagito al fallimento della Fed nel perseguire uno dei suoi due obiettivi principali abbassando l´asticella.
In seguito egli ha spostato anche l´altra asticella, definendo l´altro obiettivo della Fed non come un´inflazione più o meno intorno al due per cento, bensì dichiarando che esso è «mantenere estremamente bassa e stabile l´inflazione».
Insomma, va tutto bene. Prevedo anche – avendo già visto tutto ciò accadere in precedenza, in Giappone – che se e quando i prezzi inizieranno a calare, quando l´inflazione inferiore al target si trasformerà in deflazione, alcuni funzionari della Fed spiegheranno che anche tutto ciò sarà Ok.
Che cosa ci aspetta, di preciso, lungo questa strada? Io considero fin troppo probabile che tra due anni la disoccupazione sarà ancora estremamente alta, se possibile addirittura più alta di adesso. Invece di assumersi la responsabilità di porre rimedio a questa situazione, i politici e i funzionari della Fed dichiareranno in uno stesso modo che un´alta disoccupazione è strutturale, al di là del loro controllo.
Come ho già detto, queste scuse, questi pretesti, potrebbero trasformarsi in profezie che si auto-avverano, a mano a mano che i disoccupati a lungo termine perderanno le loro competenze e i loro rapporti con la manodopera e diventeranno non assumibili.
Mi piacerebbe immaginare che lo sdegno dell´opinione pubblica possa precludere un simile scenario. Ma se è vero che gli americani sono arrabbiati, è anche vero che la loro rabbia non ha un obiettivo preciso su cui sfogarsi. Pertanto, temo che l´élite che ci governa, e che si occupa assai poco di disoccupazione, consentirà a questa mancanza di posti di lavoro di continuare e continuare e continuare a oltranza.
c .2010 New York Times News Service
Traduzione di Anna Bissanti