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 2010  agosto 02 Lunedì calendario

LA MORIA MISTERIOSA DEI PICCOLI STAMBECCHI


Muoiono i piccoli degli stambecchi, proprio nel Parco del Gran Paradiso che circa un secolo fa salvò la specie dall’estinzione. Se c’è un bel merito di Casa Savoia, è quello di avere salvato gli stambecchi istituendo una riserva protetta nel 1836, quella che poi sarà, dal 1922, il primo parco nazionale italiano: il Parco del Gran Paradiso, appunto, a metà tra Piemonte e Valle d’Aosta.


Tutti gli stambecchi sparsi per le Alpi derivano da quel centinaio di capi salvati in extremis. Ebbene, proprio dal Gran Paradiso oggi si affaccia un altro spettro per la popolazione degli stambecchi: il 75% dei piccoli muoiono per cause misteriose entro il primo anno di vita. Molti già nei mesi estivi successivi ai parti. Altri non sopravvivono al primo inverno. Il censimento più recente è stato appena effettuato in luglio. Dei circa 5mila stambecchi del 1993 oggi ne resta pressappoco la metà.

«Se nei primi anni potevamo pensare a una risposta fisiologica a qualche evento — spiega Bruno Bassano, veterinario responsabile della fauna del parco — e osservavamo la diminuzione del numero complessivo (2-300 animali l’anno), da un paio di anni abbiamo appurato con un’equipe di biologi che non è così. Non c’è una caduta della sopravvivenza degli adulti: sono i cuccioli che, pur nascendo più o meno nello stesso numero, poi muoiono presto. E la causa resta ancora misteriosa». Per cercare di trovare la spiegazione a questo fenomeno stanno unendo i loro sforzi con poche proteine e tanta fibra, quindi poco nutriente». Quest’ultima teoria trova conferma in popolazioni di altri animali nel Nord America (Canada e Stati Uniti), dove i piccoli di capre delle nevi e di bighorn (specie di mufloni) vengono decimanti.

In tutte le valli del parco del Gran Paradiso esiste il problema della mortalità dei piccoli di stambecchi, ma nelle zone vicine, per esempio nel parco nazionale della Vanoise in Francia e aree extraparco del Piemonte e della Valle d’Aosta, pare che ciò non accada. E la conferma viene proprio dai primi dati emersi dal recente censimento, utili per cercare una risposta alla moria del Gran Paradiso. «In una popolazione così antica, con poca variabilità genetica, come quella presente nel nostro parco — ammette Bassano — qualsiasi evento perturbatore si manifesta con più intensità, e questo ci preoccupa».