Valentina Valente, L’espresso 5/7/2010, 5 luglio 2010
ORA IL MONDO È MENO A RISCHIO
Brasile, Russia e Sudafrica. È grazie all’upgrade di questi tre Paesi che migliora la rischiosità a livello mondiale registrata dalla mappa messa a punto dalla Sace, la società che assicura il credito all’export mettendo le società italiane al riparo dagli eventi di carattere socio-politico (ma anche dalle carenze) dei paesi stranieri.
La mappa della Sace guidata dall’amministratore delegato Alessandro Castellano misura le vulnerabilità politiche, economiche, finanziarie ed operative e il merito di credito complessivo di oltre 190 paesi, assegnando a ciascuno un indice di rischio ("Global Market Risk Index") espresso su una scala a 9 livelli: basso (L1, L2, L3), medio (M1, M2, M3) e alto (H1, H2, H3). "Ciò che emerge chiaramente dalla nostra mappa, e che non ci è mai capitato di registrare prima, è la riduzione della forbice tra economie avanzate e paesi emergenti", spiega Camilla Cionini, responsabile per gli studi economici della Sace: "Si è ridotto il gap tra paesi avanzati, tradizionalmente considerati come risk-free e oggi esposti a vulnerabilità più o meno latenti, e quelli emergenti, che hanno mostrato, al contrario, le maggiori capacità di ripresa dopo la crisi". Tra le principali novità , Brasile e Sudafrica ottengono una categoria di rischio basso (mentre restano invariate le valutazioni su giganti emergenti quali Cina e India). Il loro miglioramento aiuta a controbilanciare l’aumentata rischiosità di paesi dell’Eurozona come Grecia, Irlanda e Portogallo. In crescita Russia, Kazakistan e Tagikistan, che passano dal rischio elevato a quello medio. In Asia, la Corea del Sud si allinea alle principali economie avanzate, mentre vengono premiati a best performer l’Indonesia e l’Azerbaijan, quest’ultimo uscito praticamente indenne dalla crisi economica. In America Latina, il Brasile si presenta quale vera e propria potenza economica trainante, ma migliorano anche Perù e Panama. L’upgrade coinvolge anche paesi dell’Africa Sub-Sahariana, come il Kenya, la Sierra Leone e la Repubblica del Congo, che passano dal livello di rischio H3 al livello H2, ancora elevato ma con buone prospettive di crescita e stabilizzazione. Downgrade invece per i paesi con difficili situazioni politiche e umanitarie come Yemen, Kirghizistan, Cambogia e Tailandia.
"Oggi circa il 65 per cento del nostro export va verso le economie avanzate, ma si tratta di una quota che tenderà a ridursi a favore dei mercati emergenti. Il processo è già in atto, perché per molte imprese la ricerca di opportunità oltre confine sta diventando sempre più una scelta obbligata", spiega Cionini. Solo per citare alcuni esempi, paesi come la Russia e il Brasile, ma anche il Sudafrica e l’Indonesia, offrono un bacino di domanda in crescita esponenziale per i prodotti d’eccellenza del made in Italy e crescenti opportunità anche sul fronte dei grandi progetti infrastrutturali e strategici. Dice ancora Cionini: "Per le imprese la sfida del futuro sarà la diversificazione delle destinazioni. Non solo difendere le quote acquisite nei mercati tradizionali e più vicini, come l’area Ue, l’Europa emergente e la Russia, ma puntare anche più lontano, verso mercati nuovi, o ancora poco esplorati, come quelli asiatici e latinoamericani". L’Azerbaijan per esempio, è riuscito a non soffrire la crisi e oggi presenta delle buone possibilità per il nostro export e per i nostri investimenti.