DIEGO LONGHIN e SALVATORE TROPEA, la Repubblica 29/7/2010, 29 luglio 2010
CONFINDUSTRIA SALVA IL CONTRATTO POMIGLIANO SARÀ SOLO UN´ECCEZIONE - TORINO
La disdetta del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici da parte della Fiat non è un passo obbligato. L´incontro di ieri, tre quarti d´ora di faccia a faccia tra Sergio Marchionne ed Emma Marcegaglia ha disinnescato la bomba. Ma temporaneamente, in attesa cioè che venga confezionata una soluzione che permetta alla Fiat di mettere in atto l´accordo di Pomigliano, quello non firmato dalla Fiom, senza per questo dover uscire dal sistema di Federmeccanica e Confindustria. La strada sembra essere quella che porta a una revisione in corsa del contratto nazionale sulla base delle deroghe previste dall´accordo sulla riforma contrattuale di gennaio e dunque alla possibilità di servirsi di patti aziendali. In questo caso quello del referendum di Pomigliano.
Come si arriverà a questa svolta che prefigura già un cambiamento più profondo e più vasto, non limitato al caso del Lingotto, è materia sulla quale stanno lavorando i giuslavoristi di parte Fiat e confindustriale. «E´ un impegno comune, cerchiamo di trovare una soluzione con Emma, anche per il bene del Paese e siamo disposti a fare quanto è necessario per mandare avanti il piano Fabbrica Italia - ha commentato ieri l´ad della Fiat al termine del colloquio con la presidente di Confindustria - Noi cerchiamo soluzioni anche per il bene del Paese. Se non arrivano c´è sempre un piano B. Ma per il momento parliamo del piano A che è più importante». E l´ossessione dell´ad del Lingotto è una sola: «Vogliamo governare gli stabilimenti. Non è una cosa oscena. In Italia sembra che stiamo parlando della luna. Non si può gestire un´azienda un giorno sì e un giorno no, a singhiozzo». E i diritti dei lavoratori? «I diritti sono legati prima di tutto ai doveri. Si vogliono sempre i primi e non i secondi. Io non mi aspetto niente quando mi sveglio la mattina».
«Un impegno forte» lo ha definito Emma Marcegaglia. «Anche perché» ha detto «condividiamo l´obiettivo di Fiat di una maggiore competitività e produttività che, a ben vedere, non è solo della Fiat ma di tutto il sistema industriale italiano».
Per capire come si possa tradurre sul piano pratico questo impegno bisogna partire dal fatto che se la Fiat decidesse oggi di mettere in atto l´accordo di Pomigliano, automaticamente si metterebbe fuori dal contratto. L´escamotage allo studio tende ad evitare questo automatismo. Esso si rifà appunto all´accordo interconfederale di gennaio, non firmato dalla Fiom Cgil, nel punto in cui stabilisce che, d´intesa con la maggioranza dei sindacati, si può derogare sia in materia retributiva che normativa, in presenza di situazioni di crisi e di situazioni in cui questa deroga è necessaria per introdurre innovazioni nell´organizzazione del lavoro non compatibili con il contratto nazionale di lavoro.
La situazione di Pomigliano rientra in questa casistica, ma esso apre la possibilità anche per altre aziende italiane di adottare lo stesso meccanismo. E´ un rischio che sicuramente non sfugge ai vertici di Confindustria, tant´è che si tende a considerare la soluzione allo studio per Fiat come un passaggio verso un riforma contrattuale generalizzata e contratti diversi in diversi stabilimento. Ma c´è chi lo considera un cerotto sulla ferita per evitare il rischio di un effetto-domino generato dall´uscita di Fiat. Ed è un giudizio che non viene solo dal versante sindacale ma anche da chi, anche in ambienti imprenditoriali, non vede di buon occhio una Fiat che torna a dettare le regole per la riforma contrattuale. L´argomento verrà ripreso oggi nell´incontro di Torino tra azienda e sindacati, in particolare in quello su Pomigliano al quale non parteciperà la Fiom (l´altro con tutti i sindacati è su Fabbrica Italia). In questa sede si riproporrà la divisione che già ieri ha visto il fronte sindacale spaccato. Ma se il passaggio sarà su Pomigliano, punto sul cui Fim, Uil, Fismic e Ugl si sono espressi a favore, la divisione sarà insanabile e questo comporterà anche qualche problema per Marchionne. L´ad del Lingotto è partito per Detroit dove domani accoglierà Obama in visita alla Chrysler. Al suo rientro si giocherà l´ultimo tempo di questa partita.