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 2010  luglio 28 Mercoledì calendario

[3 articoli] Boss SOUND I messicani hanno i loro corrido, anzi narco-corrido. Celebrano le gesta dei capibanda, dei trafficanti

[3 articoli] Boss SOUND I messicani hanno i loro corrido, anzi narco-corrido. Celebrano le gesta dei capibanda, dei trafficanti. Un mese fa, uno dei cantanti più famosi del genere, Sergio Vegas «El Shaka» viene ammazzato sul ciglio di una strada con trenta colpi di pistola. Le ultime parole le pronuncia al cellulare con la sua agente: «Chiama la polizia, mi vogliono ammazzare». L’elenco potrebbe continuare a lungo. Gli afroamericani hanno il gangsta-rap. I giamaicani avevano i rude boy e le loro gesta. I napoletani hanno i neomelodici. I calabresi hanno «La musica della mafia». Qualcuno ricorderà il cd triplo pieno di canzoni di malavita calabrese pescate nelle bancarelle della regione, su cassetta e cd. Uscì sei o sette anni fa. Nel titolo c’era qualche incongruenza, ma con quel titolo avevano venduto 150.000 copie in Francia e in Germania, a suo tempo. Qui il politicamente scorretto fa parte del gioco, con doppi e tripli salti mortali. Ne seguirono infatti dibattito, pezzi di giornale, persino un bello studio sulla «globalizzazione delle cattive idee». In breve i calabresi onesti non si sentirono particolarmente onorati a fare la parte dell’oggettino esotico, della tigre in gabbia, al limite persino del soprammobile brechtiano con le canzoni della mala incorporate. Non avevano tutti i torti. Poi c’è youtube. Youtube è un posto dove tutto è clamorosamente presente. Dove l’esotismo sembra essere una variabile impazzita che non distingue tra le ragazzine di na bira e un calippo, un programma della tv coreana, le stesse canzoni della ’ndrangheta. «Sedici febbraiu jornu fatali/ ci fu la cattura de un uomo geniali», canta un certo Pietro accompagnandosi alla chitarra sugli accordi di una semplice ballata in 3/4. Il video è soltanto e completamente arancione in alcune versioni. In altre riporta una carta geografica del Regno delle Due Sicilie. In ogni caso, l’«uomo geniali» si chiama Gregorio Bellocco: è un capocosca di Rosarno, arrestato in un bunker nel 2005 dopo due anni di latitanza. La canzone è stata scritta con buona probabilità dal cugino Giuseppe, e racconta non senza enfasi di un paese nel quale, dopo l’arresto, è come se avessero portato via il sole e il sorriso dei suoi abitanti. Di più, nel quale si sono «seccate le fiumare». Lo stesso Giuseppe Bellocco è stato arrestato qualche tempo dopo. Non stupisce nemmeno che nella stessa epopea del boss, pubblicata su un cd dal titolo Penzeri di nù latitanti («pensieri di un latitante», prodotto da Aloi Record), esista pure una canzone intitolata Bunker. «Restarono pure i Ros meravigliati/ del bunker che stavamo facendo/ c’era perfino la vasca idromassaggio/ e tutti i confort che si possono avere/ Dopo un po’ arrivarono da ogni parte/ di Tropea di Reggio e Catanzaro/ Arrivò pure il Tg1». Ovvio che la presenza della «vasca idromassaggio» e il «Tg1» consegnino la canzone a un genere di folklore del tutto sui generis, comunque post- , più adatto a Gomorra di Saviano che alla tarantella dark che tanto era piaciuta ai tedeschi e ai francesi. La canzone compare assieme ad altre nell’ordinanza con la quale ieri è stata effettuata la cosiddetta Operazione Pettirosso: dieci arresti a Rosarno di affiliati alla cosca che a suo tempo avrebbero favorito la latitanza dei boss. «Le parole di questa canzone - si legge - costituiscono la prova documentale dell’effettiva destinazione del manufatto così smentendo, interamente, quanto riferito, in sede di spontanee dichiarazioni, dal Galati Giuseppe classe 1974 ai Carabinieri di San Calogero. Nell’occasione, infatti, lo stesso dichiarava che da tempo aveva deciso di installare nel suo appezzamento di terreno un prefabbricato a due livelli, uno interrato e l’altro, sovrapposto al primo, rialzato da adibire a civile abitazione». Una delle caratteristiche di canzoni come questa, delle canzoni gangsta simili in tutto il mondo, è quella di magnificare la verità e la non compromissione dei loro interpreti, personaggi, linguaggi. Qui il bersaglio è raggiunto e certificato dal linguaggio della legge. Questo Galati che dichiara la costruzione di una «civile abitazione» mentre sta costruendo un bunker è una specie di torvo eroe dell’abusivismo calabrese. Circondatu, proclama infine un testo inedito trovato nello stesso bunker che ospitò la latitanza di Gregorio Bellocco. È la storia della fuga dalla polizia. Il boss si nasconde in una fiumara: «Stavo morendo dal freddo/ tremavo come un cannizzolo/ quella famiglia mi dette aiuto/ e mi accese un fuocherello». Al confronto Mino Reitano era Palazzeschi. «Tre case bianche, un prato in fior/ il primo bacio/ il primo dolor». Gente di Fiumara, il paese. Millenovecentosessantanove. ***** Poesie dedicate alla moglie e alla figlia, ma anche canzoni che narrano della sua latitanza e di episodi violenti avvenuti nel reggino. Le liriche e le melodie sono state scritte dal boss della ’ndrangheta Gregorio Bellocco durante la sua latitanza e ritrovate dai carabinieri nel covo dove, nel febbraio del 2005, fu arrestato. Delle canzoni e delle poesie scritte dal boss si fa riferimento nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria nei confronti di dieci persone delle cosca di Rosarno, otto delle quali sono state arrestate ieri dai carabinieri, accusate di avere favorito la latitanza di Gregorio e Giuseppe Bellocco. Sequestrati anche beni per dieci milioni di euro. L’accusa è per tutti di associazione mafiosa, favoreggiamento personale, porto e detenzione illegale di arma da fuoco. L’operazione chiamata in codice «Pettirosso» e coordinata dai pm Di Palma e Fimiani della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, ha ricostruito il circuito criminale che aveva favorito la latitanza dei due boss Bellocco, vertici dell’omonima consorteria, tra i trenta ricercati più pericolosi italiani. Base operativa del clan Bellocco era una stazione di servizio nei pressi di Rosarno. Il luogo era di fatto presidiato da Rocco Bellocco, fratello di Giuseppe e Gregorio, anche se veniva gestita da altri. Grazie ad una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, ma anche con appostamenti e pedinamenti, gli inquirenti hanno scoperto che l’attività commerciale era una sorta di centrale operativa, all’interno della quale sarebbero avvenute anche consegne di denaro frutto delle attività estorsive. «Una presenza, quella di Rocco Bellocco - scrivono gli inquirenti nell’ordinanza - camuffata da una presunta attività lavorativa svolta all’interno del distributore in questione». La stazione di servizio, quindi, era «un vero e proprio distaccamento operativo per la gestione degli affari mafiosi in capo alla consorteria Bellocco». E la figura di Rocco sarebbe stata decisiva, rappresentando il contatto più diretto per le comunicazioni tra i ricercati e il mondo esterno. «I significativi riscontri, documentati nel corso dell’attività di monitoraggio dell’area di servizio - secondo gli investigatori - fornivano la prova delle molteplice relazioni interpersonali gestite dall’autorevole Rocco Bellocco; relazioni queste che certamente poi avrebbero dovuto far capo ai latitanti della cosca a cui, in virtù del ruolo dagli stessi ricoperto, era demandata ogni decisione che aveva incidenza sugli affari della menzionata organizzazione mafiosa». ***** Le gesta dei Bellocco, mandanti d’omicidi e uomini d’onore della zona rosarnese La Ndrangheta celebra i suoi fatti di sangue, gli assassini e la latitanza, con canzoni, musicassette e cd, in stretto dialetto calabrese, venduti nei mercatini locali. Proprio le canzoni contenute nel cd «Penzeri di nù latitanti» (prodotto da Aloi Record) del 2005 hanno aiutato gli investigatori a individuare boss e affiliati. I camorristi napoletani ascoltano i neomelodici per caricarsi, quelli calabresi se le cantano e se le suonano. Ecco due brani ritrovati nel covo di Bellocco Gregorio. NU’ CANE FEDELE Ma la sfortuna non mi da avvento perché gli infamoni sono assai e non si fanno mai gli affari suoi e spesso li devo richiamare Poi non sono come si pensa sono un Cristo che deve sopravvivere e pure alla famiglia devo pensare mi basterebbe aver da fare Perché non cerco niente a nessuno vi giuro neanche un pezzo di pane io certo non mi faccio vedere gli bruciano gli occhi a questi infamoni Come gli antichi dovrei fare che gli tagliarono la lingua a queste carogne ma io sono uno assai credente e non vorrei io fare del male Però non fatemi perdere la pazienza cercate di farvi i fatti vostri se volete stare con la pace non mi tradite se voi mi vedete. CIRCONDATU Mi ero preparato per andare a caccia da un giardino vedo ad uno che scappa cercai di seguirlo con lo sguardo mi sento gridare fermo polizia! Mi sono sentito perduto e circondato cercai di scappare verso la fiumara ma pure da quella parte era pieno ho visto un carabiniere che mi guardava! Puntando il mitra verso di me dicendomi fermo polizia lo guardai puntandogli il fucile senza paura credendo che voleva spararmi! Cercai di nascondermi dietro le canne io mi tuffai nella fiumara la corrente era così forte che per poco non annegavo! Mi trascinava come se fossi morto ogni tanto me ne andavo a fondo rotolando mi stavo affogando che dopo un po’ presi respiro! Cercai di uscire da quella fiumara perché l’elicottero l’avevo di sopra scappando arrivai in una strada che era amore mio senza uscita! Cercai aiuto al Signore che dal cielo mi illuminava un sentiero il tempo faceva acqua a non finire così mi sono potuto salvare! Stavo morendo dal freddo tremavo come una piccola canna quella famiglia mi diede aiuto che m’accese un piccolo fuoco! Non trovo le parole per ringraziarvi di tutto ciò che m’avete fatto mi sento tanto onorato che mi avete dato tanto affetto! Mi dispiace solo per mio cugino che non si è potuto salvare ti auguro tutto il bene di questo mondo a me adesso aiuta Dio in queste fiumare!!