Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 28/07/2010, 28 luglio 2010
«GUARDATE, QUELLO NON E’ CARAVAGGIO» GLI ESPERTI DAVANTI ALLA TELA CONTESTATA
Una cosa è certa: non è Caravaggio. Il quadro con il martirio di san Lorenzo, estratto a sorpresa dai padri gesuiti dai depositi della Chiesa del Gesù a Roma e attribuito al maestro lombardo dall’ «Osservatore Romano» con un articolone uscito in prima pagina il 17 luglio (proprio nella «Notte di Caravaggio» organizzata per celebrarne il quarto centenario della morte), in realtà sarebbe stato dipinto da un modesto imitatore di Michelangelo Merisi. Basta osservare certi particolari, come il panneggio sul grembo del santo, la stesura pittorica piatta e senza velature, ma soprattutto la gamba sinistra di san Lorenzo, che sembra rozzamente incollata al fianco. Insomma, senza la campagna mediatica abilmente orchestrata dall’ «Osservatore» e rimbalzata sulla stampa di tutto il mondo, questo quadro non avrebbe suscitato nessuna curiosità. Invece se ne continua a parlare, anche se in termini molto poco lusinghieri. «Il titolo dell’"Osservatore", che annunciava un nuovo Caravaggio, ci ha francamente stupito e ci è sembrato improprio», dichiara il rettore della chiesa, padre Daniele Libanori.
Il primo a prendere le distanze, sempre dalle pagine dell’«Osservatore», è stato il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, che ironizza: «Viviamo tempi di parossistica caravaggio-mania». E precisa: «Il livello qualitativo della tela è modesto. Vedi mani prospetticamente sbagliate, anatomie goffe e disarticolate nei nudi in secondo piano sulla destra, panneggi incerti, stesura pittorica inadeguata. Insomma la qualità non c’è. La mia opinione è che si tratti di una copia antica da un originale non di Caravaggio (altrimenti ce ne sarebbe traccia nelle memorie documentarie e nelle fonti) ma piuttosto di un suo "creato", forse di ambito napoletano, alla Battistello Caracciolo».
Ieri mattina la rettoria del Gesù e la soprintendete del Polo museale romano, Rossella Vodret, hanno convocato davanti al quadro un gruppo di giornalisti e di esperti di Caravaggio. La tela ritrovata — concordano a prima vista la Vodret, Gianni Papi, Marco Bona Castellotti, Sybille Ebert Schifferer, Beatrice De Ruggieri e la grande storica di Caravaggio, Mina Gregori — non ha niente a che vedere con il Merisi. Alcuni dettagli particolarmente crudi, come il personaggio che si tura il naso per la puzza di bruciato che arriva dalla graticola dove rosola il santo o l’evidente erezione sotto i braghettoni di panno rosso dell’aguzzino in primo piano, in Caravaggio sono inammissibili. Il Merisi non eccedeva mai nel realismo. Si cerca quindi nell’ambito dei caravaggeschi meridionali. Si fanno i nomi di Mario Minniti e del Cassarino. «Potrebbe trattarsi di un quadro realizzato tra Sicilia e Malta», dice Papi, che ha curato la grande mostra sui caravaggeschi in corso a Firenze. Qualcosa di più si capirà dopo le indagini diagnostiche. Per il momento le uniche notizie certe non vanno oltre il 1927, quando la tela compare in un collegio de L’Aquila.
Lauretta Colonnelli