Alessandra Farkas, Corriere della Sera 28/07/2010, 28 luglio 2010
RESTYLING VERDE PER L’EMPIRE. UN TAGLIO AI CONSUMI DEL 40% —
L’Empire State Building si tinge di verde. Il leggendario grattacielo inaugurato a New York il 1° maggio 1931 e da allora ispiratore di innumerevoli film, romanzi e opere d’arte, sta per diventare il simbolo della rivoluzione ecologista intrapresa dai privati americani per ovviare a ciò che i liberal hanno già ribattezzato «il tradimento dell’amministrazione Obama sull’ambiente».
Mentre al Congresso Usa la tanto decantata legge sul clima è morta e sepolta, i nuovi proprietari dell’Empire hanno deciso di fare da battistrada, investendo sul profilo eco-compatibile dell’edificio in stile Art Déco all’angolo tra la 34ª strada e la Quinta Avenue a Manhattan. «Entro fine anno sarà completata la gran parte dei lavori di ecoristrut-turazione» spiega al britannico The Guardian» Anthony Malkin, presidente della Malkin Holdings, che ha annunciato un investimento di ben 13 milioni di dollari. Il suo obiettivo: «Fornire un modello di grattacielo del futuro all’America e al resto del mondo».
A dire il vero la sua «ricetta èmolto semplice. Una pellicola isolante rivestirà le 6.514 finestre dell’Empire, dove sarà installato un sistema di aerazione centralizzato e a basso consumo. Al termine dei lavori le emissioni nocive del grattacielo saranno ridotte di 100 mila tonnellate, ottenendo in 15 anni lo stesso risultato che si avrebbe se fossero tolte dalla strada 20.000 vetture.
Per oltre quattro decenni l’Empire è stato l’edificio più alto del pianeta, prima di vedersi strappare il primato nel 1972 dal World Trade Center. Il suo osservatorio all’86° piano è stato teatro d’incontri tra Cary Grant e Deborah Kerr in Un amore splendido (1957) e tra Meg Ryan e Tom Hanks in Insonnia d’amore (1993).
Dopo che le Torri Gemelle furono distrutte dai terroristi l’11 settembre 2001, l’Empire è tornato a essere l’edificio più alto di New York, con i suoi 443 metri fino alla punta del parafulmine. Ma nel 2006, quando fu comprato dalla Malkin Holdings, era in pessime condizioni: il fantasma, ormai irriconoscibile, di un’era dimenticata. I suoi 102 piani erano occupati da piccole società che pagavano alcuni tra gli affitti più bassi della città.
«Quando ne abbiamo acquisito il controllo, cadeva a pezzi» conferma Malkin, che confessa di aver intrapreso la strada verde «non perché sia la cosa giusta da fare, ma perché è sensato dal punto di vista economico». «Se non riduciamo i consumi energetici perderemo la sfida nei confronti di Cina, India, Brasile e delle altre economie in via di sviluppo» teorizza il magnate immobiliare.
Grazie a questi drastici tagli i consumi energetici dell’edificio saranno ridotti del 40%, con una diminuzione delle bollette di ben quattro milioni di euro. Una cifra che consentirà di ripagare i costi dell’intervento in tre anni. Se solo un quinto dei grandi edifici Usa usassero gli stessi accorgimenti, si risparmierebbero 2,3 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2, che corrispondono alle emissioni annue dell’intera Russia.
Ognuna delle 300 società che ha un ufficio nell’Empire State Building avrà accesso a un sito web che registra minuto per minuto i suoi consumi energetici e offre consigli su come ridurli, ad esempio spostando le scrivanie al centro delle stanze per non bloccare il sole, spegnendo la luce di notte e riducendo l’uso dei condizionatori. «Stiamo dimostrando che per ridurre l’impronta inquinante non è necessario installare pannelli solari, turbine eoliche o unità geotermiche — afferma Malkin —: questa è la direzione in cui dovremmo andare tutti, il prima possibile».
Alessandra Farkas