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 2010  luglio 26 Lunedì calendario

CHRYSLER, ARRIVA L´OPERAIO DI SERIE B "SONO NEOASSUNTO E PRENDO LA METÀ" - NEW YORK

«Come ti sentiresti a sbatterti tutto il giorno alla catena di montaggio con il tizio vicino a te che prende il doppio della paga?». Il filo rosso che lega Jefferson, Detroit, a Pomigliano, Napoli, fa un giro del mondo incredibile passando da Washington, Torino e Roma, unendo le sorti di Fiat e Chrysler, per stringersi infine intorno al collo di Dale Hunt, il vecchio sindacalista che vede andare in frantumi l´ultimo totem: la parità salariale.
L´Italia che si divide sulla newco, la scatola vuota che Sergio Marchionne vorrebbe riempire degli operai che accettano le nuove regole (e le nuove paghe) per far ripartire Pomigliano, si specchia nello stabilimento dall´altra parte dell´oceano. E´ qui, dove nasce la nuova Jeep Grand Cherokee che strappa negli Usa recensioni entusiaste, che l´operaio a due dimensioni è già nato. C´è quello di serie A, che prende 24 dollari all´ora. E quello di serie B, il neoassunto, che ne prende 14.
La disparità per la verità è prevista dal contratto nazionale del 2007: per non rinunciare ai benefici, il sindacato cedette sulle paghe dei più giovani. La novità del caso Chrysler sono i numeri. Ormai la fabbrica è divisa a metà: con 1300 nuovi assunti a 14 dollari. Il caso finito in prima pagina sul Washington Post racconta però un paradosso: la rabbia di quelli con la paga più alta. «Odio il mio lavoro e non lo farei mai per 14 dollari. Questi ragazzi sono fottuti», dice John. «Chiaro: se pensi a quanto prendono gli altri... Ma è tutta questione di testa», replica Jay Johonson, 33 anni e tre figli. «I tempi in cui prendevi 28 dollari non torneranno più: io sono cresciuto qui e avere comunque un lavoro è una benedizione».
L´ex capitale dell´automobile oggi ha un indice di disoccupazione tra i più alti d´America: 13 per cento contro il 9.5 nazionale. E Gualberto Ranieri, vicepresidente Chrysler per la comunicazione, nega qualsiasi tensione sindacale tra chi ha visto la morte - economica e sociale - in faccia: «I 14 dollari per i nuovi assunti erano tra gli accordi sottoscritti prima che qui arrivasse Fiat. Sono stati approvati dal referendum tra i lavoratori che ha sfiorato il 90 per cento dei sì. E facevano parte dei prerequisti messi sul tavolo dal governo per accedere agli aiuti». L´obiettivo era la competitività: il costo del lavoro è molto più basso nelle cosiddette "transplant", le fabbriche impiantate dagli stranieri, dai tedeschi Bmw ai giapponesi di Nissan, dove i 25 dollari che la paga raggiunge si svuotano per l´assenza o quasi di pensione e assistenza.
Venerdì a Jefferson arriva Obama: prima visita a Detroit, la primissima da quando Chrysler è italiana. Il presidente avrà ragione da vendere decantando gli 85 milioni di aiuti versati a General Motors e Chrysler. I due giganti sono rinati e Marchionne ad agosto annuncerà il secondo trimestre d´attivo. E poi la pace sindacale difficilmente potrebbe essere toccata: il fondo welfare della Unione dei lavoratori dell´Auto (Uaw) possiede - per ora - il 66 per cento di Chrylser. Chiaro però che i sacrifici sottoscritti sono più difficili da accettare, giù alla catena di montaggio, quando su si comincia a festeggiare. Bob King, da un mese nuovo capo Uaw, fa già la voce grossa: «Negli ultimi 4 anni ogni operaio di Gm, Ford e Chrysler ha rinunciato dai 7mila ai 30mila dollari tra paga e benefit: con il nuovo contratto ne riparleremo». Ma il nuovo contratto è tra un anno e fino al 2012 la Fed prevede disoccupazione a due cifre. Dagli Usa all´Italia il filo rosso stringe sempre più.