Marinella Correggia, il manifesto 24/7/2010, 24 luglio 2010
VITA DA RANGER
Dal 2007, il 31 luglio è la «giornata mondiale dei guardiaparco», indetta dalla federazione internazionale International ranger federation (Irf). Il sostantivo ranger, rivelato agli italiani tanti anni fa dai cartoni animati del parco di Yellowstone e dell’orso Yoghi, nasce nel 14mo secolo in Gran Bretagna per definire i guardiani delle foreste reali. Da allora si sono moltiplicate nel mondo le aree protette, rifugi di biodiversità e ultimi baluardi di bellezza.
Il primo parco europeo nacque nel 1909, in Svezia. In tutto il mondo, i «parchi» di vario genere e diversificatissima tutela sarebbero adesso 100.000. Nella Dichiarazione di Santa Cruz (Bolivia) a conclusione della conferenza triennale dell’Irf, i ranger hanno denunciato la mancanza in molti paesi di autorità legale e riconoscimento effettivo da parte dei governi.
Nei parchi dell’Africa, non di rado imprigionati in conflitti armati e sovente assediati dai bracconieri, malgrado gli sforzi per i parchi da parte di governi anche molto poveri, tanti ranger rischiano la vita. A centinaia sono stati uccisi nei parchi nazionali Virunga e Kahuzi-Biega del Congo Rdf. I loro nomi sono elencati uno per uno in una targa presso la riserva Monterano (Lazio), che insieme alla Federparchi finanzia un progetto di assistenza a vedove e orfani con il partner locale Game Ranger Association of Africa, affiliata alla Irf. Qualche tempo fa la rivista «National Geographic» incontrava due ranger congolesi e offriva uno spaccato sul loro impegno (e sull’arte di sopravvivere quando per mesi lo stato non ti paga: le loro famiglie coltivano appezzamenti ai bordi del parco, e comunque all’epoca dei raccolti si prende il cibo in prestito).
Come celebrare il 31 luglio? La Irf suggerisce ai suoi associati alcune idee: invitare le persone a visitare il parco e a ricordare la memoria dei tanti ranger morti in servizio; sensibilizzare il pubblico durante le visite guidate; realizzare incontri e conferenze; incontrarsi fra di loro per discutere di idee e progetti; e anche cercare donatori per il sostegno dell’area protetta di appartenenza. Bilancio partecipato.
Quest’ultimo suggerimento ben si adatta al frangente italiano. La manovra finanziaria minaccia di tagliare del 50% il sostegno statale ai parchi, anche se questi ultimi - aree marine comprese - in tutto ogni anno costano alle casse nazionali 52 milioni di euro cioè meno di un caffè per ogni italiano e - ad esempio- la metà di un caccia F-35 o meno mantenimento di mille parlamentari per tre mesi. Forse in questo 2010, anno della biodiversità che potrebbe diventare (in Italia) anno contro i parchi, i ranger italiani dovranno chiedere al 10% degli italiani sensibili il fioretto di dieci caffè all’anno, da versare in una visita all’area protetta di loro «residenza».
In questi giorni si è svolto in Germania uno dei seminari (le Siggen series) che Europarc organizza nel 2010 per gli addetti ai lavori. Titolo: «Il prezzo della natura», o meglio il valore anche economico dei molteplici servizi ecologici e sociali offerti dagli ecosistemi quando sono protetti. Di recente l’Iucn ha pubblicato da poco un rapporto, «Sustainable financing of protected areas», che offre spunti interessanti circa i «costi e ricavi» di un’area protetta.
Non manca molto al 29 settembre, quando a Pescasseroli si celebrerà la Conferenza dei parchi europei organizzata dalla Federazione Europarc sull’argomento «Vivere insieme. Biodiversità e attività umane. Una sfida per il futuro delle aree protette». Una sfida davvero.