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 2010  luglio 25 Domenica calendario

NANSEN, SOLO UNA MENTE DI FERRO VINCE L’ARTICO

Ci sono uomini dall’esistenza quasi ano­nima cui il destino ha riservato però una s’impresa degna di restare nella Storia. Poi ci sono uomini la cui vita è stata un’unica grande avventura,pur non la­sciando nulla di davvero grande dietro di loro. E poi- categoria molto rara- uo­mini dalla vita epica costellata di gesti e idee straordinarie. Come quella del nor­vegese Fridtjof Nansen (1861-1930): esploratore, scienziato e politico. Nel 1882 compì una clamorosa traversata della Groelandia sugli sci studiando i venti e i movimenti dei ghiacci; poi co­struì una nave, la mitica «Fram», con la quale tentò di raggiungere il Polo Nord (anni dopo affidò la nave a Roald Amun­dsen, il primo a conquistare il Polo Sud); quindi divenne Alto Commissario della Società delle Nazioni e ideò il famo­so «Passaporto Nansen» impiegato per l’aiuto dei profughi e dei rifugiati politi­ci, tanto che nel 1922 gli fu assegnato il premio Nobel per la Pace; a corollario di tutto ciò, da scienziato effettuò ricerche nel campo della neurologia teorizzan­do, tra i primissimi, che le reti neuronali consistano di cellule individuali comu­nicanti tra loro. Ma l’impresa della vita fu però l’incredibile esplorazione del Po­lo Nord ( tra il 1893 e il 1896, prima sulla «Fram» poi con un viaggio in slitta e in kayak della durata di 15 mesi insieme al tenente Fredrik Hjalmar Johansen con il quale arrivò alla latitudine di 86˚ 14’: fino a quel momento nessun uomo era giunto così vicino al Polo Nord).Su quel­l’impresa Nansen ci ha lasciato un dia­rio bellissimo, apparso negli anni Tren­ta e ora ri­tradotto integralmente e cura­to da Davide Sapienza: Fridtjof Nansen,
La spedizione della Fram ( Carte Scoper­te, pagg. 240, euro 18). Pubblichiamo qui un estratto degli ultimi drammatici giorni della spedizione.


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Sabato 1 giugno . Cosa ci attende? Anche questo mese non ci porterà al­la tanto agognata terra?
Dobbiamo sperare e credere che sarà così, anche se il tempo sta finendo. La sorte è meravigliosa. Al risveglio mi aspettavo poco da questa gior­nata: c’era tempo fosco,nevicava e c’era un forte vento contrario. Le cose non sono andate meglio quando, subito dopo la partenza, abbiamo incrociato un canale sgombro dall’aspetto invalicabile. *** Dom enica 2 giugno . Non avrei im­maginato di essere ancora sul ghiaccio alla deriva e senza aver av­vistato terra, ma il destino così ha deciso e non conosce pietà. Il cana­le di ieri non si è chiuso, anzi si è ampliato al punto che verso ovest c’era un vasto mare sul quale ci sia­mo ritrovati su un banco di ghiac­cio senza la maniera di attraversa­re. Dobbiamo metterci al lavoro e rendere navigabili i kayak [...] Una volta sistemate le strutture saremo pronti ad affrontare ogni difficoltà, dai canali agli stagni e sino al mare aperto. Ripartiremo con una sensa­zione di sicurezza, così da farla fini­ta con l’ansia continua dovuta alla paura di incontrare canali insupe­rabili. Ora non mi viene in mente niente che possa impedirci di rag­giungere la terra ferma. Non può mancare molto per arrivare ai ca­nali e alle acque libere dove potre­mo remare. Ci sarà un problema con i cani e sarà il caso di separarci da loro. Ieri sera sono finite le loro razioni e resta ancora una parte di Pan come pasto ma bisogna ucci­dere Klapperslangen. Con sei cani potremo fare ancora molta strada con loro per quattro giorni. [...] Il tempo di ieri è stato abominevole, ma se è solo per la nevicata, ci sia­mo abituati. Ultimamente è sem­pre stato così. Oggi per la prima vol­ta in assoluto abbiamo razionato la colazione, 45 grammi di burro e 200 grammi di pane aleuronato.
Dom enica 9 giugno . Ieri abbiamo finalmente lasciato il nostro cam­po e nonostante la furiosa tempe­sta di neve da est, eravamo conten­ti di riprendere a vagabondare. Ci è voluto tempo per sistemare sotto i kayak le borse con i sacchi di cibo, i sacchi a pelo, le coperte e poi cari­care le slitte. Per lasciare il banco di ghiaccio dove avevamo vissuto per una settimana non sono serviti i kayak, ai quali avevamo dedicato una settimana di lavoro proprio in vista di questa partenza. Il vento aveva accuratamente chiuso il ca­nale. Abbiamo trovato una zona di ghiaccio pianeggiante dove siamo andati bene nonostante la scellera­ta a­ndatura su neve fresca che si in­collava impietosamente agli sci, mentre le slitte, come si fermava­no, si incollavano sul posto. Si vede­va per­poche decine di metri e la ne­ve sugli indumenti bagnava sino al­la pelle: eppure era fantastico ve­derci progredire ostinati verso la meta [...] Lunedì 10 giugno . A dispetto del­l’odiosa andatura su neve inzuppa­ta e granulosa perché non ancora esposta sufficientemente al gelo, che ha reso pesante l’avanzata del­­le slitte, ieri siamo andati bene tut­to il giorno. Canali sgombri a non finire, naturalmente, e tanti attra­versamenti portati a termine per un pelo su pezzi vaganti di ghiac­cio.
Ma qui il ghiaccio è regolare [...] A ogni apertura limpida, scan­dag­liamo l’orizzonte in cerca di ter­ra ma non si vede mai niente.
Intan­to vediamo continui segnali che in­dicano la vicinanza della terra o dell’acqua libera.Il numero di gab­biani cresce notevolmente e ieri in un canale abbiamo visto una picco­la alca. L’atmosfera verso sud e sud­ovest pare s­empre sul punto di far­si cupa ma il tempo ci ha impedito di vedere. Tuttavia sento che la so­luzione è vicina. Ma da quanto tempo è che ci credo? Non resta che la nobile virtù della pazienza.
*** Martedì 11 giugno . C’è sempre la stessa visione monotona di ghiac­cio, solo ghiaccio. Nessun segno di terra e acqua libera anche se do­vremmo essere alla latitudine di Capo Fligely, un paio di minuti più a nord al massimo. Non sappiamo dove siamo e non sappiamo quan­­do tutto ciò avrà fine. Ma intanto di giorno in giorno le provviste cala­no e ci sono sempre meno cani. Ar­riveremo sulla terra ferma con del cibo –ma ci arriveremo mai davve­ro? Presto sarà impossibile proce­dere con questo ghiaccio e questa neve, ormai fanghiglia nella quale i cani affondano di continuo e noi che di continuo, per aiutarli, ci ca­diamo dentro sino alle ginocchia per occuparci delle slitte. È dura an­dare avanti e sperare in qualcosa, viste le circostanze; ma noi speria­mo anche se a volte ci si spezza il cuore davanti al ghiaccio che si pre­s­enta come un impenetrabile labi­rinto di creste, canali, frammenti, enormi blocchi incastrati tra loro disordinatamente tanto da imma­ginar­e di vedere cavalloni improv­visamente congelati. Ci sono mo­menti in cui è difficile credere che una creatura non dotata di ali pos­sa procedere oltre e allora seguia­mo con ansia il volo di un gabbia­no immaginando quanto potrem­mo essere lontani, se solo avessi­mo le sue ali. Poi a dispetto di tutto, trovi una via e allora sgorga eterna la speranza. Lascia fare capolino al sole per un attimo dal banco di nu­bi e­che le pianure di ghiaccio scin­tillino in tutto il loro biancore; la­scia che i raggi del sole giochino sul­l’acqua e a dispetto di tutto, la vita appare meravigliosa e degna della lotta.
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Mercoledì 12 giugno . Va sempre peggio. Ieri non abbiamo fatto nul­la, forse neppure un miglio. Neve sciagurata, ghiaccio accidentato, un canale sgombro e il tempo infa­me ci hanno bloccati. Sì, c’era una cresta sulla neve, dove le slitte scor­revano bene, quando ci scivolava­no sopra: ma come sfondavano- e succedeva di continuo- erano ina­movibili. La crosta era pessima an­che per i cani, poveri! Affondavano nella neve profonda tra un’irrego­l­arità e l’altra e si ritrovavano a nuo­tare nella fanghiglia. Non abbia­mo avuto altra scelta che quella di trovare un posto dove accampar­ci, perché era inutile sforzarci con un tempo e una neve del genere senza fare progressi. Abbiamo piantato la tenda dopo sole quat­tro ore di marcia e siamo stati sen­za pranzo.
*** Venerdì 14 giugno . Sono tre mesi oggi che abbiamo lasciato la Fram . Vaghiamo in questo deserto di ghiaccio da un quarto di anno e an­cora siamo qui. Non riesco più a far­mi un’idea di quanto ci possa vole­re prima che tutto questo finisca. Spero solo che qualsiasi cosa ci at­tenda, acqua aperta o terra (Terra di Wilczek, Terra di Zichy, Spitzber­gen o qualche altra regione), non sia troppo lontana. Ieri non è stata una giornata brutta come me la aspettavo. Siamo avanzati davve­ro, anche se non di tanto, forse me­no di due miglia; ma in questo peri­odo dell’anno dobbiamo accon­tentarci. I cani non riuscivano a ti­rare le slitte e se non gli si stava ac­canto, si fermavano. Non ci è rima­s­to altro che andare avanti e indie­tro, rifacendo tre volte lo stesso per­corso. Quando si osserva il ghiac­cio da sopra un rilievo ci sono mo­menti di grande ansia e la mente formula sempre la stessa doman­da: abbiamo le provviste sufficien­ti per aspettare il periodo in cui la neve sarà sciolta, il ghiaccio avrà mollato e ci saranno più canali sgombri così per remare tra i ban­chi di ghiaccio? C’è qualche proba­bilità di procurarci cibo sufficien­te, se quello che abbiamo dovesse scarseggiare? Queste sono le gran­di domande alle quali non posso ancora dare risposta certa.