SYED SALEEM SHAHZAD, La Stampa 27/7/2010, pagina 3, 27 luglio 2010
IL GENERALE GUL: UN FALSO PER RICATTARE IL PAKISTAN
Tra i nomi menzionati dai Wikileaks che rivelano rapporti segreti dell’intelligence Usa sui legami dei servizi pachistani (Isi) con i taleban, quello che viene fuori più frequentemente è il generale Hamid Gul, direttore dell’Isi dal 1987 al 1989. E’ citato in otto rapporti: uno lo accusa di aver introdotto in Afghanistan mine magnetiche che dovevano servire ad attaccare le truppe Nato. Un altro descrive il suo complotto per rapire membri dello staff delle Nazioni Unite da scambiare poi con i miliziani pachistani imprigionati. Un documento del gennaio 2009 racconta di un incontro nella cinta tribale del Pakistan tra Gul e i guerriglieri arabi per progettare azioni suicide in Afghanistan. «Non è chiaro se Gul avesse informato l’Isi o agito con il suo consenso», sostiene il rapporto degli americani.
«I rapporti sono un’invenzione», replica il generale. «La maggior parte dei documenti si basano su informazioni fornite dall’intelligence afghana, poco preparata e incompetente». In effetti, molti dei documenti sono molto vaghi, pieni di dettagli contraddittori, spesso palesemente falsi. Tirano in ballo più volte gli stessi nomi - di famosi comandanti taleban piuttosto che degli ufficiali dell’Isi - e replicano gli stessi scenari. Peraltro, la maggior parte degli eventi «pronosticati» dai rapporti non ha mai avuto luogo, come il complotto per assassinare il presidente afghano Hamid Karzai o il piano per avvelenare la birra fornita ai soldati della Nato nel Paese.
Ma Gul non si limita a liquidare questi documenti come il prodotto di un copia e incolla di ufficiali minori dell’intelligence Usa che si sono fidati troppo di informatori e colleghi afghani. Per Gul, «dietro a questa fuga di notizie c’è un intenzione maligna». E nota che solo pochi giorni prima il Segretario di Stato americano Hillary Clinton, il generale David Petraeus e l’ammiraglio Mike Mullen, capo dei comandi unificati delle truppe Usa, hanno fatto ricorso durante una visita in Pakistan allo stesso linguaggio dei documenti venuti fuori su Wikileaks. «Hanno chiesto al Pakistan di lanciare un’operazione militare nel Nord Waziristan, specificatamente contro la rete taleban di Haqqani». Che è considerata tra le più pericolose. Islamabad ha respinto la richiesta. «Subito dopo sono venuti fuori questi documenti, che menzionano me, ma il vero bersaglio sono l’esercito pachistano e l’Isi», sostiene Gul.
Circa 180 file contengono accuse di trucchi sporchi dell’intelligence pachistana, che avrebbe mandato agenti sotto copertura ad addestrare terroristi kamikaze, oltre a finanziare la guerriglia. «E’ il gioco del bastone e della carota al quale gli americani stanno giocando con l’esercito pachistano per costringerlo a lanciare l’operazione contro la rete di Haqqani. Un’operazione alla quale l’esercito si è rifiutato di cooperare». E così salta fuori il rapporto che sostiene come nell’aprile 2007 l’Isi avrebbe inviato proprio al signore della guerra Jalaluddin Haqqani mille motociclette da utilizzare per gli attacchi suicidi nelle province di Khost e Logar.
Gul invita a guardare meglio alle «contraddizioni dei rapporti»: «Ho lasciato l’esercito pachistano molto prima dell’emergere del movimento taleban. Non ho mai incontrato i loro leader. Invece conosco bene i protagonisti del gioco che li hanno preceduti. Avevo buoni contatti con i leader dell’Alleanza del Nord, una formazione anti-taleban». L’ex capo dei servizi pachistani fa notare anche un’incongruenza cronologica: «La maggior parte dei rapporti si riferisce agli anni dal 2004 al 2009, il periodo in cui a guidare l’Isi c’era il generale Kayani», oggi candidato a comandare l’esercito. «Oggi gli americani lo lodano per il suo ruolo nella guerra al terrorismo. Come è possibile che Kayani fosse stato inaffidabile nel 2004-2009 come direttore generale dei servizi segreti e invece oggi sia diventato il più fidato alleato degli americani?», si domanda Gul, senza fornire una risposta.