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 2010  luglio 21 Mercoledì calendario

SPUNTA UNA DAMA BIANCA: ROSANNA FRATELLO

Lei era carnalmente e me­diterraneamente bella. Lui era invece Aldo Moro. Succedeva tanti anni fa e chi purtroppo ne ha l’età se lo ricorda.La voce di un presunto invaghimento del­­l’ermetico e mestissimo lea­der dc per la cantante Rosan­na Fratello, era volata galeotta - per incredibile che apparisse - sull’onda quasi peccamino­sa dei successi canori di lei. C’era un’ammiccante osses­sione ormonale, in quei titoli. Una malcelata fregola di «far­lo ». Da Sono una donna non so­no una santa all’equipollente
Non sono Maddalena , passan­do per L’amore è un marinaio .
Fu verità o finzione, quel mai comprovato flirt tra il gri­gio statista e la sensuale artista pugliese di San Severo? Perfi­no uno come Roberto D’Ago­stino, uno sempre pronto ad amplificare un sussurrio al­l’orecchio in uno strillo da met­tere in Rete coram populo sul suo pettegolissimo e informa­tissimo sito Dagospia , aveva sempre avuto la discrezione di tenersi questa cosa dentro. A fatica, ma dentro. Per anni. Rendendo di pubblico domi­nio solo ieri, all’indomani del­la scomparsa della signora Ele­onora, vedova dello statista uc­ciso dalle Brigate Rosse, quel­la che resta una voce. Aggiun­gendo però che prove carta­cee di una «simpatia» tra la cantante e Moro sarebbero sta­­te trovate, murate, in una pare­te del covo brigatista milanese di via Monte Nevoso. E subito sequestrate dai Servizi segreti. vero, qualcosa era uscito sui giornali già nel 2002, con la Fra­t­ello che parlando di Moro con­fidava al Messaggero che «sì, è vero, gli piacevo molto. Ebbe per me un sincero innamora­mento. L’ho incontrato più di una volta, però... ero fidanzata e io sono fedele e non tradisco, non tradisco mai».
Di vicende così, vere o pre­sunte che siano, ma dove sono le parole forti «potere» e «ses­so » - più che le loro versioni li­gth, «politica» e «amore» - quel­le che contribuiscono a dar car­ne e sugo al racconto, sono del resto pieni i libri di storia, pri­ma che i giornali. Da Rosa Ver­cellana, la bela Rosin, che fu prima amante e poi moglie di Vittorio Emanuele II re d’Ita­lia, alla coraggiosa Anita che la­sciò il povero marito, calzolaio brasiliano, per fuggire con un ben più stimolante Giuseppe Garibaldi. Dalla relazione in nero orbace tra Rosetta Petac­ci, concubina rassegnata, ma fedele fino alla morte, di Beni­to Mussolini, alla liaison inve­ce tutta rossa tra Nilde Iotti e Palmiro Togliatti, ben più scandaleuse che dangereuse agli occhi del bacchettonissi­mo Partito comunista d’allo­ra.
E sullo sfondo di uno dei pa­lazzi del potere, Palazzo Chigi, ma quasi un «mondo» di tem­po più tardi in termini di comu­ne senso del pudore, una sto­ria mai negata fu quella che vi­de affettuosamente legati l’at­trice Anja Pieroni e l’ex presi­dente del Consiglio Bettino Craxi. Bruno Vespa ne scrisse addirittura nel suo libro Amo­re e potere , Bobo Craxi se ne ri­sentì, mentre sua sorella Stefa­nia capì e perdonò. Per prima, proprio la Pieroni.
E se una mai discussa fedel­tà bipartisan avrebbe invece accomunato le vite di coppia di due uomini politici italiani di ere diverse e di opposto schieramento, come il demo­cristiano Alcide de Gasperi e il comunista Enrico Berlinguer, sono state molte altre le noti­zie balzate al disonore del pet­tegolezzo, se non proprio al­l’onore della cronaca. Come la fotografia rubata dagli stessi Servizi segreti, nell’estate del ”59, all’inflessibile ministro dell’Interno Mario Scelba (lui che aveva messo una multa di 2.500 lire a chi si baciava in pubblico) ritratto in un bar di via Veneto in dolce compa­gnia di tal Mariella, bellissima aristocratica siciliana. Gli co­stò l’ambizione di puntare al Quirinale. Palazzo molto chiacchierato, questo, ai tem­pi del presidente Giovanni Le­one e della splendida moglie Vittoria («Ora capisco il suo successo», si complimentò con il collega italiano John Fitz­gerald Kennedy), ma più per via della vivacità ormonale dei tre figli della coppia, molto in­clini alle frequentazioni del gentil sesso, specie se del gene­re cinematografico. Dalle pre­sidenziali stanze (in senso la­to, senza una funzione preci­sa) e dallo yacht di famiglia sa­rebbero così via via passate Mi­ta Medici e Maria Rosaria Omaggio, Monica Guerritore e Carole Andrè. Che all’epoca, del grande schermo erano vol­ti noti. E non soltanto i volti.