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 2010  luglio 21 Mercoledì calendario

RUFFINI RESTA DIRETTORE DI RAITRE I GIUDICI: NO AL RICORSO DELL´AZIENDA

«Una decisione che non mi sorprende, mi rende felice ma soprattutto dimostra che avevo ragione. Sapevo di avere ragione. Me l´aspettavo, altrimenti non avrei fatto ricorso». Il direttore di RaiTre Paolo Ruffini non nasconde la soddisfazione: il Tribunale del Lavoro ha respinto il ricorso della Rai contro il suo reintegro alla direzione della terza rete. «Prima si è pronunciato un giudice monocratico e adesso a darmi ragione è anche un collegio di giudici». Ruffini nel pomeriggio ha ricevuto amici e collaboratori («Se ho brindato? Ho lavorato»), si rafforza e resta direttore, dopo la prima sentenza favorevole che poco più di un mese fa lo aveva reintegrato al vertice della rete da cui era stato sollevato nel novembre del 2009 dal Cda. Otto voti a favore (compreso quello del presidente Paolo Garimberti, che ora commenta: «Le sentenze vanno rispettate», unico voto contrario quello del consigliere Nino Rizzo Nervo).
Rimosso senza ragione, se non per ragioni politiche, ma il 28 maggio il giudice del Lavoro ordina il reintegro perché la delibera che porta alla sostituzione, spiega l´ordinanza, «non appare dettata da esigenze di riorganizzazione imprenditoriale presentando invece un chiaro connotato di motivazione discriminatoria e quindi illecita», causa di «demansionamento» e «danno irreparabile». La motivazione con cui il Tribunale di Roma ieri ha rigettato il ricorso della Rai «conferma tutti e due gli aspetti della precedente decisione sia sul demansionamento che sulla discriminazione politica» spiega l´avvocato Domenico D´Amati che ha seguito il direttore di RaiTre. In concreto a Ruffini «non era stato affidato alcun incarico di carattere operativo, se non quello di mero studio». «Il mantenimento della titolarità della direzione di un´intera rete (equiparabile a un giornale quotidiano) costituisce bagaglio professionale di gran lunga più spendibile della direzione di due direzioni di modesta entità (Rai Edu e Rai Premium, ndr)». il passaggio chiave dell´ordinanza con cui i giudici della quarta sezione Lavoro (presidente Mario Petrucci, giudice Maria Pia Magaldi e giudice relatore Cristiano Valle) hanno dato ragione a Ruffini. In particolare, «in merito ai profili discriminatori della revoca dell´incarico di direttore di RaiTre», il collegio d´appello ritiene «corretta» la logica seguita da giudice di primo grado in quanto «i fatti noti, dai quali sono tratte le conseguenze (la proposta di delibera del direttore generale della Rai Mauro Masi), sono costituiti dalle dichiarazioni fortemente critiche dell´operato di Ruffini o quantomeno dei programmi messi in onda da RaiTre sotto la sua direzione - quali Ballarò, Parla con me, Report - rese dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi», con citazione dei relativi quotidiani e trasmissioni tv.
Com´è noto, nel risiko aziendale, al posto di Ruffini veniva nominato Antonio Di Bella che già dalla prima sentenza aveva lasciato l´incarico. La Rai fa ricorso: Masi, in commissione di Vigilanza, definisce l´ordinanza del reintegro «totalmente infondata in fatto e in diritto», sottolineando che non c´era stata «alcuna rimozione», bensì un «normale avvicendamento aziendale». L´8 giugno il Cda decide all´unanimità, dopo aver considerato il parere dei legali (gli stessi del ricorso) il reintegro di Ruffini alla guida di RaiTre, ma con «ogni più ampia riserva all´esito della decisione del reclamo». Una storia kafkiana che adesso costituisce un precedente.