varie, 19 luglio 2010
LE MONETE, PER VOCEARANCIO
«Stavo andando all’aeroporto ma decisi di fare una sosta alla Zecca, perchè sapevo che coniavano i primi euro. Ricordo che presi tra le dita la prima di quelle monete, con l’uomo di Leonardo sul ”verso”, come avevamo voluto. L’immagine più bella che si potesse mettere. Ero commosso» (Carlo Azeglio Ciampi).
Dal primo gennaio 2002 l’euro circola nei paesi che aderiscono alla moneta unica con banconote in 7 diversi tagli e monete in 8 conii (1, 2, 5, 10, 20 e 50 euro cent, e 1 e 2 euro).
Mentre le banconote in euro sono emesse per l’otto per cento dalla Bce e per il restante 92 per cento dalle varie banche centrali nazionali, la produzione di monete è gestita autonomamente dagli stati membri, visto che ognuno vi ha impressi i suoi disegni nazionali. In Italia sono coniate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
Dall’entrata in vigore dell’euro sono state utilizzate 380 mila tonnellate di metallo per coniare circa 80 miliardi di monete, per un totale di oltre 20 miliardi di euro.
Le otto monete si diversificano per dimensione, peso, spessore e materiale. Hanno una faccia comune per tutti i paesi dell’euro. I disegni sono stati realizzati da Luc Luycx, un designer della Zecca belga che si è aggiudicato il concorso organizzato dalla Bce. Su tutti i tagli sono impresse 12 stelle e l’anno in cui la moneta è stata coniata. A seguito dell’allargamento dell’Unione Europea, la faccia comune è stata modificata per le monete da 10 centesimi a 2 euro, allargando a est i confini della cartina dell’Europa rappresentata.
L’altra faccia delle monete ha un disegno differente per ogni stato. Cinque paesi hanno scelto un disegno diverso per ogni moneta (Austria, Grecia, Italia, San Marino, Slovenia), sette un disegno solo per ciascun tipo di moneta, in oro (10, 20 e 50 cent), rame o bicolor (Cipro Francia, Germania, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Slovacchia Spagna), mentre Belgio e Irlanda hanno lo stesso disegno per tutte le monete, la Finlandia ha tre disegni diversi in tutto e i Paesi Bassi due soli.
Il 5 luglio, verso le 14 e 30, sulla A14, nel tratto tra Foggia e Cerignola, un camion si è rovesciato sull’autostrada e dal portellone apertosi nello schianto è fuoriuscita una cascata di soldi. Il camion trasportava in totale 2 milioni di euro in taglio da uno o due euro (quindi circa 1 milione e mezzo di monetine), era partito da Cesena per fare la consegna a un istituto di credito del Barese. Alcuni automobilisti ne hanno approfittato, riuscendo prima dell’arrivo della polizia a portar via circa diecimila euro, soprattutto in pacchi ancora intonsi da 2400 e 1200 euro, mentre il camionista e il titolare dell’auto coinvolta nello schianto rimanevano feriti, non gravemente, sul ciglio della strada.
Ogni stato può coniare al massimo una moneta commemorativa all’anno utilizzando solamente i 2 euro. La prima è stata realizzata nel 2004 dalla Grecia per le Olimpiadi.
Facendo un calcolo sono quindi 104 le diverse monete in circolazione nell’area euro, senza considerare quelle commemorative e quelle coniate da San Marino, Città del Vaticano e Principato di Monaco grazie ad accordi bilaterali con Italia e Francia.
Nel 2002 la Banca d’Italia ha emesso 6.784 milioni di monete per un valore totale di 2.149 milioni di euro. Nel 2009 i pezzi sono stati 477 milioni per un valore di 119 milioni di euro.
Ogni anno gli operatori della Caritas raccolgono nella Fontana di Trevi monete per circa 600mila euro. Un cooperativa provvede a lavarle, metterle in sacchetti e depositarle in banca.
Per realizzare le monete si ritagliano per prima cosa dei tondelli da una lastra metallica, questi poi vengono riscaldati per ammorbidirli e, nel caso delle monete da 1, 2 e 5 cent, ricoperti di rame. A questo punto i tondelli vengono posti tra due stampi che imprimono il disegno delle monete sulla loro superficie. Nel caso delle monete da 1 e 2 euro, che sono bimetalliche, i due metalli (di diverso colore) sono saldati l’uno all’altro al momento della stampa.
Nella Zecca di via Capponi a Roma le monete appena coniate sono confezionate in appositi rotolini incartati; 96 rotolini compongono una ”scatola” e 60 scatole fanno un ”pallet” del peso di circa 700 chili. Ogni furgone portavolari ne trasporta 22. I furgoni partono da Roma e si si dividono per raggiungere tre depositi centrali, di qui le monete sono smistate nei 15 magazzini regionali e infine in uno degli 84 provinciali. Per depistare i malintenzionati i percorsi variano spesso e i cambiamenti vengono decisi e comunicati solo all’ultimo. Ogni tanto partono anche spedizioni civetta.
Per quanto riguarda il metallo con il quale sono fatte, è possibile distinguere tre gruppi di monete:
• 1, 2 e 5 centesimi sono realizzate con un nucleo di acciaio inossidabile ricoperto in rame;
• 10, 20 e 50 centesimi sono in una lega, chiamata oro nordico, del 89% di rame, 5% di alluminio, 5% di zinco e l’1% di stagno;
• 1 e 2 euro sono bimetalliche, con la parte argentea (interno delle monete da 1 euro ed esterno delle monete da 2 euro) realizzata con una lega di rame-nichel mentre quella dorata con una lega di nichel-ottone.
A giugno la Zecca di Parigi ha coniato due milioni di monete da 10 euro e 250mila pezzi da 25 euro. Sono fatte in una lega d’argento con bordo zigrinato (molto simile ai vecchi franchi) e sono nettamente più pesanti dei normali euro. Molti negozianti si sono rifiutati di accettarli o hanno pensato che si trattasse di falsi. Qualcuno le ha scambiate per le monetine di cioccolato. «Mi avete preso per una bambina?» ha risposto una signora in un ufficio postale del Val-d’Oise, vicino alla capitale. Una cassiera ha invece avvertito la polizia: «C’è un cliente che tenta di pagare con soldi falsi». Secondo le regole dell’Ue, queste monete coniate dagli istituti nazionali in serie limitata non valgono fuori dal paese di provenienza ma devono invece essere accettate dai negozianti locali.
Le monete durano anche decine di anni. Le poche reperite tra quelle danneggiate vengono restituite alla banca centrale nazionale o alle zecche nazionali, che le lavorano in macchinari speciali dove vengono marchiate in modo che non possano più essere utilizzate. Dopo di che vengono vendute come rottami metallici.
La moneta da 1 euro ha un diametro di 23,25 mm, uno spessore di 2,33 mm e pesa 7,5 grammi.
Più volte in Italia e negli altri paesi europei è stata lanciata l’idea di creare banconote da 1 o 2 euro per sostituire le monete corrispettive. Nel 2005 fu il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ad avanzare la proposta alla Bce («Alla moneta si tende a non dare valore, alla banconota sì. Cercherò di convincere l’Europa a fare l’euro di carta, così come c’è il dollaro di carta»), nel 2008 ci ha provato il deputato francese Louise Giscard d’Estaing («Una banconota da un euro, rispetto ad una moneta dello stesso valore, può avere un reale impatto psicologico sul potere d’acquisto e rappresenterebbe un fattore positivo per i consumatori»). In entrambi casi la risposta è stata negativa. Sempre nel nostro paese il sito Banconote.it ha indetto, un paio di anni fa, un concorso per disegnare le nuove banconote da 1 euro e ha scelto come modello finale quello del grafico fiorentino Antonio Carafa.
Due centesimi e mezzo più l’Iva del 20% che fanno tre. il costo vivo di un centesimo di euro. I due centesimi: 2,8 centesimi più Iva al pezzo. Per i cinque centesimi il costo è di 3,3 centesimi e con l’Iva sfiora ma non supera il valore della moneta.
Roberto Ganganelli, responsabile di Cronaca numismatica, difende i cosiddetti ”ramini”: «C’è una serie di fattori da valutare, a cominciare dalla materia prima il cui prezzo varia a seconda delle oscillazioni del mercato. E poi i costi vivi di lavorazione incidono moltissimo. Lo scopo degli spiccioli è quello di utilità nel mercato monetario: servono per comporre le cifre in maniera esatta quindi al centesimo di euro». Ma nel futuro i tagli più piccoli scompariranno? «Un domani, per naturale evoluzione storica, l’euro tenderà a svalutarsi e i centesimi spariranno o saranno coniati per il piacere di pochi affezionati».
Anche per Daniele Terlizzese, direttore dell’ente per gli studi monetari e bancari Luigi Einaudi, il costo dei centesimi in realtà non è antieconomico: «Si usurano pochissimo al contrario delle banconote, la loro vita è infinita, si usano migliaia di volte e dunque si ripagano ampiamente». Non conviene eliminarli? «Finché ci sono i centesimi si è costretti a tenere i prezzi ancorati al valore di mercato. Nel momento in cui non ci saranno 1, 2, 5 centesimi, si darà una mano all’inflazione».
La Finlandia non produce e non fa circolare le monete da 1 e 2 centesimi, tranne piccole quantità per il collezionismo. Dal 2004 anche i Paesi Bassi non immettono più in circolazione i due tagli più piccoli.
Sui bordi delle monete da 2 euro ogni stato può scrivere ciò che vuole. L’Olanda ha scritto ”God zij Met Ons” (’Dio sia con noi”), il Portogallo ha una sequeza di sette castelli e cinque scudi, la Germania le parole ”Einigkeit und Recht und Freiheit” (’Unità Giustizia e Libertà”) ecc.
L’Italia è il paese in cui sono stati scoperti il maggior numero di euro in moneta falsi. Il primo episodio nel febbraio 2002 a Napoli, il secondo a marzo dello stesso anno a Brindisi. I tagli più diffusi sono quelli da 50 centesimi, da 1 euro, ma soprattutto da 2. Difetto principale: sulla zigrinatura laterale mancano le incisioni di stelline e i 2, dritti e capovolti, che contraddistinguono la moneta vera (nella versione italiana). Inoltre i falsi hanno la parte centrale in lega più scura, sono leggermente più leggeri e i disegni in sovrimpressione appaiono meno definiti: l’Europa sembra poco più che una macchia, Spagna e Portogallo non sono separati, mancano le isole Baleari e la penisola scandinava ha la forma di un salame. Con una calamita si può controllare poi il magnetismo delle monete da 1 e 2 euro, che deve essere presente solo nella parte centrale, e non sul bordo.
Roberto Russo, studioso e commerciante di monete greche e direttore della Numismatica Ars classica.
Che importanza hanno avuto le monete nella storia dell’uomo?
«Gli spiccioli che abbiamo in tasca oggi servono soltanto per i pagamenti minuti. Non hanno niente a che vedere con il motivo per cui le monete sono nate e con le funzioni che hanno svolto almeno fino a 200 anni fa».
Cioè?
«Erano l’unico modo per effettuare i pagamenti, grandi e piccoli. Poi, mancando i mezzi di diffusione di massa, il potere non aveva altra possibilità di comunicazione. Le monete erano gli spot dell’epoca. I più valenti incisori erano chiamati a riprodurre il profilo dell’imperatore romano o del signore medioevale affinché la loro immagine fosse nota in ogni angolo della Terra. Esistono monete romane con scene, e relative legende, che lo ricordano».
Dove e in quale secolo vengono coniate le prime?
«In Asia Minore, nel Sesto secolo avanti Cristo. I baratti in precedenza avvenivano con il metallo, in particolare prezioso: oro e argento. L’arrivo delle monete, garantite da un governo, permette la diffusione di commerci incredibili. Infatti: mentre il peso era un elemento facilmente riscontrabile, il titolo era di difficile determinazione. Avere quindi a disposizione una moneta con peso e titolo garantiti dallo stato è la molla che fa esplodere i traffici commerciali. Pochi anni dopo la prima coniazione, tutte le popolazioni greche del Mediterraneo non solo hanno le proprie, ma gareggiano tra loro per avere le più belle».
Le uniche monete studiate in modo da essere perfettamente equilibrate nel gioco di testa o croce sono quelle canadesi (Ivars Peterson, Un safari matematico Longanesi 2005).
Le prime monete da una lira avevano l’effigie di Vittorio Emanuele II, erano in argento 900 e potevano essere coniate soltanto da quattro zecche in tutta Italia; d’argento anche le monete da 20 e 50 centesimi, mentre le monetine più piccole erano di rame.
Le monete in lire hanno cessato di avere corso legale il 28/2/2002, a conclusione del periodo di doppia circolazione. Il cambio in euro può essere ancora effettuato presso le filiali della Banca d’Italia fino al 29/2/2012.
«Scena intercettata all’uscita di un cinema romano. Lui, un cinquantenne circa, fa all’amico: ”Non c’ho più una lira”. Il figlio, un nano di sei-sette anni, lo tira dal basso per la giacca: ”Papi, cos’è la lira?”. Il papi non lo fila. Il pargolo non molla, insiste petulante e adesso anche un po’ aggressivo. ”Cos’è la lira?”. Il papi finalmente si accorge di lui, ascolta, registra, tace, annaspa, è il baratro. Non tanto il dover spiegare una parola cancellata dal lessico familiare, la lira, ma che questa parola, ignota a tuo figlio, è più che mai viva, operosa e conficcata nel tuo cranio, in te che ci hai convissuto, speculato e calcolato per più di mezzo secolo. La zecca ha smesso di coniare e stampare lire, ma non hai smesso tu» (Giancarlo Dotto).
Le vecchie monete in lire ritirate con l’avvento dell’euro non sono state mai contate. stato calcolato che le macchine contasoldi della Zecca ci impiegherebbero 56 anni.