Maria Silvia Sacchi, CorrierEconomia 19/07/2010, 19 luglio 2010
DA ARMANI A ZEGNA: L’ELDORADO E’ LA CINA
Sorpresa: la Cina sta salvando i conti della moda italiana. Era il concorrente spesso sleale, è diventato il primo mercato di sbocco dell’export per le griffe. I casi vanno da Zegna a Ferragamo, da Prada ad Armani, da Bulgari aMax Mara. Altagamma ha calcolato che l’anno prossimo la Grande Cina, con Hong Kong e Macao, sorpasserà a volume il Giappone e nel 2020 gli Usa. Acquirenti? Le figlie uniche cresciute nel boom.
stata la grande paura. Ma ora, a vedere i bilanci che arrivano dalle aziende della moda, forse è stata, almeno per alcuni, anche la salvezza. Un «Giano bifronte » , come Michele Tronconi, presidente di Sistema moda Italia, definisce la Cina. Che da una parte, per dirla con le parole di Rosario Messina, presidente degli imprenditori dell’arredamento, spaventava per sua «potenza di fuoco» fatta di quasi un miliardo e mezzo di cittadini (e manodopera a basso costo), e di uno Stato «ricco» (rispetto a un’Europa indebitata) che finanziava le esportazioni delle sue imprese. Ma che, dall’altra – in questi anni in cui si è dovuto far fronte ai pericoli di una concorrenza spesso sleale – ha iniziato massicciamente ad acquistare produzioni made in Italy.
Mentre infatti consumatori storici del lusso come americani, giapponesi ed europei hanno «tirato la cinghia » , rinviando gli acquisti o facendo «downgrading» (cioè sostituendo i beni con prodotti di minor qualità), «i cinesi hanno continuato a comprare con la stessa frequenza di prima e sempre nell’alto di gamma», spiega Armando Branchini, segretario generale di Altagamma, l’associazione delle imprese dell’eccellenza italiana.
L’appello e i nomi
«Il termine evoluzione non rende l’idea di ciò che sta accadendo in Cina – dice Paolo Zegna, vicepresidente di Confindustria con delega per l’internazionalizzazione ”. La Cina letteralmente ribolle. Come Confindustria l’abbiamo sempre detto di guardare a questo Paese con un occhio diverso. Oggi la si ”vede” perché è andata meglio di quanto ci si aspettasse e per il confronto con mercati fermi come l’Europa e gli Usa. Il messaggio ora è di non aspettare troppo perché quel che sta accadendo lo vedono anche gli altri».
Non è un caso che, oltre a italiani e francesi (questi ultimi fortissimi con colossi come Louis Vuitton e Ppr), stiano arrivando anche marchi americani, come Coach.
Così ecco che in poco tempo per alcuni nomi del made in Italy il Celeste Impero si è trasformato nel primo mercato di sbocco. Lo è per Zegna: nel 2009 quella che viene definita la «Grande Cina» (comprende, cioè, anche Hong Kong e Macao) ha superato gli Stati Uniti, e quest’anno la posizione di prima in classifica sarà assunta direttamente dalla Cina Popolare. Anche Ferragamo è sulla stessa strada, con la Cina pronta a superare gli Usa nel 2011. Mentre per Bulgari quest’anno la Grande Cina surclasserà il Giappone, suo mercato principale. In Prada nel 2009 i cinesi hanno scalzato i giapponesi (ma il primo mercato della maison milanese è l’Europa) e crescite a due cifre indicano tutti i gruppi consultati, da Tod’s a Versace, da Gucci a Bottega Veneta.
«Riteniamo che come volume la Grande Cina supererà il Giappone, che rappresenta circa il 10-11% del mercato mondiale dei prodotti di alta gamma, già nel 2011 e la sola Cina farà questo sorpasso al massimo nel 2013 – stima Branchini ”. Quanto agli Stati Uniti, che rappresentano circa il 30% del mercato mondiale del lusso, occorrerà più tempo, ma il sorpasso potrebbe avvenire nel 2020-2025». C’è un’altra di Cina all’orizzonte? Forse il Brasile? «Di dimensioni così grosse non ne vedo», risponde Zegna.
Le città minori
«La Cina è l’unico tra i mercati emergenti con una classe medio-alta che compra prodotti di lusso e moda con certa regolarità: non solo nel suo Paese ma in tutto il mondo, ci sono 50 milioni di cinesi che viaggiano – dice Michele Norsa, amministratore delegato di Ferragamo ”. E il grande potenziale è dato dalle città di secondo o terzo livello, da 6-7 milioni di abitanti l’una». Sottolinea le potenzialità delle città cinesi minori anche John Hooks, vicepresidente di Armani, che sulla Cina ha avuto una crescita del 32% e ha in cantiere un evento speciale («Ma non posso ancora dire di cosa si tratta») per fine anno. Particolare il consumatore. «Donne e uomini d’affari molto giovani, sui 30-40 anni, che hanno gusti più informali», dice Hooks. «Si sta delineando il profilo di una nuova classe di consumatrici – dicono in Max Mara ”: la nuova generazione di figlie uniche, cresciute nel boom economico, con un livello culturale più elevato e disponibilità di reddito, con un senso della moda spiccato e sempre più alla ricerca di prodotti sofisticati e di qualità» .
Le preoccupazioni
Certo, non mancano i problemi e le opportunità non sono facili da cogliere per tutti. Per esempio, per i più piccoli. «Le dimensioni restano uno dei grandi nodi – dice a margine della loro assemblea annuale Enrico Paniccià, presidente dei giovani imprenditori dell’Anci, l’associazione dei calzaturieri ”. Così come il fatto che in Cina ci sia ancora un grosso problema di distribuzione, non essendoci negozi multimarca disponibili».
«Anche per noi – aggiunge Messina – il Paese che cresce di più è la Cina. Ma per quanto riguarda l’arredamento, parliamo di esportazione di 70 milioni di euro nel 2009, agli attuali ritmi di +50% non arriviamo certo al miliardo e 200 milioni che facevamo in Russia né al miliardo e mezzo dell’America».
Maria Silvia Sacchi