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 2010  luglio 19 Lunedì calendario

L’UOMO DEI CARBONI ARDENTI

Mino Damato divenne famoso per la camminata sui carboni ardenti. Fu il suo momento di massima popolarità, fu anche un momento di smarrimento professionale. Continuare a fare il giornalista (era stato corrispondente di guerra) o cavalcare la nuova strada dell’informazione-spettacolo?
Scelse la seconda, che non si chiamava ancora infotainment. E fu, per un certo periodo, una Main Street, irta però di ostacoli insidiosi, molti dei quali non preventivati.
La stagione era quella del 1985-86, Damato conduceva con Elisabetta Gardini, Gina Lollobrigida e il trio Lopez-Marchesini-Solenghi «Domenica in», il tradizionale contenitore festivo di Raiuno: tante cose insieme, un po’ di informazione, un spruzzo di varietà, una finestra sullo spettacolo e varia umanità. Per dare una scossa alle sue brave casalinghe, e soprattutto per cercare di dimostrare che la scienza non era in grado di spiegare tutto, esistevano pure territori dove l’inspiegabile era sovrano, Damato decise di passeggiare sui carboni ardenti, non immaginando che quella camminata si sarebbe presto trasformata nella metafora della sua vita. Prima però ci furono le parodie: affettuose, canzonatorie, spiritose, sarcastiche. Forse cominciò Ezio Greggio con la scimmiottatura di «Mino D’Amianto», poi fu la volta di Beppe Grillo, non ancora convertito alla lotta politica: camminò sulle pizze ardenti.
Un altro celebre episodio lo ebbe protagonista: fu quando su Telemontecarlo – era il 1991 e il programma si chiamava «I.T. Incontri televisivi» – mandò in onda una finta esecuzione di un condannato a morte sulla sedia elettrica. Il pubblico non la prese bene, scoppiarono polemiche e Damato, che voleva scioccare la gente a favore dell’abolizione della pena di morte, liquidò la faccenda con molta amarezza: « una platea più adatta agli yacht che alle arche».
L’arca era il suo modello di tv e, più tardi, rappresentò una scelta radicale di vita: salvare il salvabile. All’età di 72 anni, Mino Damato è morto venerdì pomeriggio, ma la notizia è stata diffusa solo ieri mattina. Era nato a Napoli nel 1937.
Intrapresa la professione di giornalista nel 1965, inizia subito a lavorare per i maggiori giornali e rotocalchi italiani, tra cui Il Tempo. Tre anni dopo entra in Rai come inviato speciale, incarico che conserva fino al 1987. Dal 1970 s’impone come conduttore con programmi quali «Raccontami la tua storia», spazio pomeridiano per ragazzi, le trasmissioni di divulgazione scientifica della serie «Avventura», le puntate sull’astronomia dal titolo «In viaggio fra le stelle», e infine «Tam tam», rotocalco del 1977. Il programma, curato da Arrigo Petacco, Nino Criscenti, Giuseppe Vannucchi e dallo stesso Damato ha l’ambizione di rinverdire i fasti di «Tv7».
Nel frattempo come corrispondente di guerra firma servizi sul Bangladesh, l’Irlanda del Nord, il Vietnam, Israele, la Cambogia e l’Afghanistan e realizza per il Tg1 una cinquantina di programmi di informazione, tra cui un reportage sull’esodo degli abitanti dell’atollo di Bikini in seguito agli esperimenti nucleari.
Torna alla conduzione di un rotocalco quotidiano nel 1983 con «Italia sera», trasmissione che sperimenta l’«informazione come intrattenimento» (al suo fianco c’era Enrica Bonaccorti) e nel 1985 con la famosa edizione di «Domenica in»: riesce persino a intervistare Nanni Moretti.
Nel 1987 realizza per Raiuno la serie «Esplorando» e dal 1988 al ”90 firma e conduce per Raitre «Alla ricerca dell’arca». Nella stagione 1991-92 per Telemontecarlo cura il programma «I.T.» e, poco dopo, su Retequattro «Incontri sull’arca». Riappare sui teleschermi nel 1995 con una trasmissione Rai di scarso successo, «Sognando sognando», cancellata dalla programmazione subito dopo l’inizio, e come ospite assiduo del Maurizio Costanzo Show. Ma intanto qualcosa è cambiato nella sua vita. Di carattere poco accomodante, deluso dagli stanchi rituali della tv (nel 1987 aveva persino curato il rientro sulle scene e alle Olimpiadi di Seoul di Pietro Mennea, realizzando il marchio e il concept del «Brain Power»), comincia una nuova sfida nel campo della solidarietà e del volontariato. Nel 1995 crea l’associazione «Bambini in Emergenza», di cui era presidente e direttore operativo, adotta una bambina romena malata di Aids, morta nel 1996, e promuove la legge per il Garante dell’Infanzia nel Lazio.
Ieri, per ricordarlo, il Tg2 ha trasmesso un brano di un’intervista in cui Damato aveva esposto con molta chiarezza le sue mire: «La soddisfazione più grande è la mano di un bambino che prende la tua e ti dice: grazie». Ai tempi, per screditarlo anche sul piano politico (nel 1999 si era candidato al Parlamento europeo nelle liste di Alleanza nazionale, ma nel 2008 aveva formato una lista di sostegno a Rutelli), qualcuno insinuò che Damato cercava nel sociale le soddisfazioni che non aveva avuto dal giornalismo: un uomo generoso ma sfortunato, destinato a camminare sui carboni ardenti tutta la vita. In realtà, come ha rivendicato ieri la famiglia, «ha vissuto da esploratore e pioniere mediatico, scientifico e anche politico e si è esposto al giudizio e alle critiche, spesso ingiuste». Ha sempre anteposto la persona a ogni altra esigenza, televisiva e no.
Aldo Grasso