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 2010  luglio 19 Lunedì calendario

MAREA NERA - AGGIORNAMENTO

Il governo americano ha individuato una perdita di metano sospetta nei pressi del pozzo Macondo, all’origine della marea nera nel Golfo del Messico, e ha ordinato alla British Petroleum di presentare con urgenza un piano per la sua riapertura nel caso in cui la fuoriuscita fosse confermata.

La segnalazione è arrivata dall’ammiraglio Thad Allen, capo del gruppo costituito dal presidente Obama per rispondere all’emergenza, che ha chiesto alla compagnia petrolifera inglese di verificare l’esistenza di eventuali nuove falle e di comunicarlo subito al governo. «Quando vengono individuate falle - ha scritto Allen nella lettera inviata al capo delle operazioni della Bp, Bob Dudley - siete tenuti a indagare in modo tempestivo e a riferire le scoperte al governo in meno di quattro ore». Un portavoce della Bp, Robert Wine, ha detto che gli ingegneri della compagnia hanno già fornito i dati ad Allen e che adesso il team di esperti del governo sta rivedendo le informazioni, aggiungendo che la nuova fuoriuscita potrebbe non provenire dal pozzo Macondo. Wine ha poi spiegato che, se la presenza della falla fosse confermata, la valvola sarebbe aperta e il petrolio scorrerebbe verso le imbarcazioni di supporto sulla superficie dell’acqua.

La perdita di petrolio nel Golfo del Messico era stata fermata per la prima volta il 15 luglio scorso, 85 giorni dopo l’incidente. Il 20 aprile la piattaforma Deepwater Horizon era stata danneggiata da un’esplosione. Quattro giorni dopo era affondata, spezzando il tubo che portava il greggio in superficie. Sulla falla, a quasi 1500 metri di profondità, la Helix Producer, nave cisterna della British Petroleum, quattro giorni fa con un’enorme gru aveva calato Top Hat 10, un tappo da 75 tonnellate. La struttura di contenimento aveva prima intercettato il flusso di greggio e l’aveva convogliato attraverso tre valvole verso la superficie. In un secondo momento le valvole erano state chiuse e la fuoriuscita del petrolio era stata bloccata. Il nuovo tappo doveva essere in grado di raccogliere 25.000 barili di greggio al giorno contro i 15.000 di quello sistemato sul pozzo in precedenza.

Dal 20 aprile in poi ogni giorno si sono riversati in mare tra i 35 e i 60mila barili di greggio. Secondo alcuni esperti sarebbero finiti in acqua 800 milioni di litri di petrolio, poco meno del miliardo di litri di marea nera provocati dalla guerra del Golfo. L’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) ritiene che sparsi in mare ci siano tra i 2,3 e i 4,5 milioni di barili. Fino a ora la marea ha coperto una superficie grande quasi come la Sicilia che tocca Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida. La Bp ha già speso circa quattro miliardi di dollari tra risarcimenti danni, rimborsi agli stati colpiti dal disastro (le perdite per il solo settore della pesca in Lousiana sono di tre miliardi di dollari) e altri costi federali. Le richieste di risarcimento danni inviate alla compagnia sono state 116mila. I pagamenti effettuati fino a ora sono stati 67.500, per un totale di 207 milioni di dollari.

I mezzi di soccorso hanno già raccolto 120 milioni di litri di acqua mista a petrolio. La parte più consistente delle attività di recupero deve però ancora iniziare. Bp sarà impegnata per anni sia operativamente sia finanziariamente. Per questo motivo il colosso petrolifero si è messo a caccia di acquirenti disposti a rilevare alcuni dei propri asset, per creare un fondo il cui valore potrebbe arrivare sino a 20 miliardi di dollari con cui pagare le spese legali. Il 15 luglio, non appena la notizia del blocco della falla si è diffusa, i titoli della compagnia petrolifera britannica si erano impennati: alla chiusura della borsa di New York il titolo era salito del 7%.

Top Hat 10 è stato l’unico rimedio riuscito dopo una lunga serie di tentativi falliti, che sono andati dal ricorso a campane in cemento di diverse dimensioni all’iniezione di materiali nella condotta. Un’enorme nave-cisterna taiwanese che doveva permettere di recuperare grandi quantità di petrolio sulla superficie dell’acqua è stata rispedita indietro in mancanza di risultati apprezzabili.

La soluzione a lungo termine alla fuoriuscita del petrolo rimane comunque la costruzione di due pozzi d’appoggio: i lavori stanno andando avanti, il primo pozzo dovrebbe essere pronto a metà agosto.

Sul fronte giuridico il governo Usa ha annunciato una nuova moratoria sulle perforazioni offshore in profondità, per sostituire quella attualmente sospesa dal tribunale federale perché troppo estesa. La nuova moratoria sarà in vigore fino al 30 novembre.

La scoperta di una nuova falla complica i colloqui di domani a Washington tra il presidente Barack Obama e il premier britannico David Cameron, alla sua prima visita ufficiale nella capitale Usa da quando si è insediato a Downing Street. La marea nera ha infatti temporaneamente inasprito i rapporti tra Washington e Londra, dopo che Obama aveva promesso di «prendere a calci nel sedere» i responsabili del disastro ambientale, usando termini che avevano infastidito i responsabili britannici. Il presidente americano aveva poi chiamato Cameron per garantirgli che le sue critiche non avevano «nulla a che vedere con la nazionalità» dell’azienda.