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 2010  luglio 19 Lunedì calendario

L’ESTATE DEGLI ANIMALI INCOMPRESI

Un’estate torrida come non se ne registravano da 130 anni ha messo in difficoltà gli uomini, ma ha anche visto come protagonisti animali non umani che non ci rassegniamo a considerare compagni di viaggio - con pari dignità - in questa avventura della biosfera. Quando ci imbattiamo negli animali non umani, incorriamo inevitabilmente in una serie di errori etologici dovuti all’improvvida supponenza di ritenerci più intelligenti, sensibili e importanti di tutti gli altri. L’estate del 2010 ne è la prova provata.
B come Balene
Animali straordinari, talmente simili da comunicare con un’estensione di armoniche paragonabili solo a quelle create da Bach. Le torturiamo uccidendole in modo barbaro: come se una mucca al macello fosse costretta a correre infilzata da fiocine. Nell’anno della biodiversità la Commissione Internazionale Baleniera ha escluso la società civile e le Ong dalla discussione, non ha tenuto conto dei dati scientifici e ha fatto finta di non vedere il problema di quegli Stati (come il Giappone) che vogliono continuare il (lucroso) massacro nascondendolo sotto la scusa degli esperimenti scientifici. Il fallimento dei negoziati non ha permesso neppure di tutelare quelle balene minacciate direttamente di estinzione: vent’anni fa lo stop alla caccia commerciale, oggi l’ipocrisia della caccia per motivi scientifici (inspiegabili) che ha consentito già 33 mila uccisioni.
E come Elefanti
La notizia drammatica dell’uccisione di una nostra connazionale in Tanzania da parte di un branco di elefanti non può far passare sotto silenzio che i proboscidati sono ancora in grave pericolo in tutto il mondo, tanto che si pensa di riaprirne la caccia per l’avorio delle zanne. E impone di sottolineare che parliamo di animali straordinariamente intelligenti e sensibili, non di un «branco assassino», come pure si è letto. Gli elefanti festeggiano le nascite e si riconoscono a distanza di anni; piangono le morti e si difendono collettivamente, tanto che erano gli ultimi animali a cadere nelle arene dei romani. Una proboscide è molto di più di una mano, è un pezzo di cervello: diecimila muscoli e un milione di nervi per un prodigio biologico ineguagliato. Se un branco di elefanti carica c’è sempre una ragione (bio)logica.
M come meduse
«Ma come, non ci lasciano fare il bagno? Ma non si sa nemmeno se sono animali, fatti tutti di acqua, e dov’è la testa, dove sono gli occhi?» I celenterati sono su questo pianeta da almeno 500 milioni di anni, gli uomini da poco più di 200 mila: il motivo di un successo evolutivo così clamoroso sta anche nel lasciarsi andare alle correnti marine, protette da una capacità urticante che salva loro la vita. Se proliferano a dismisura dipende dal fatto che noi uomini stiamo sterminando i loro naturali predatori e dal cambiamento climatico che stiamo favorendo.
O come orso (Dino)
Proprio mentre era in corso la Conferenza nazionale sulla Biodiversità a Roma, le autorità locali pensarono di togliere la liberà all’orso bruno, specie simbolo dell’intero arco alpino, che conta appena una trentina di esemplari, reintrodotti da pochi anni. Il tutto considerando che l’orso Dino non aveva dimostrato seri segni di pericolosità, ma un atteggiamento normale per la specie. Eppure esiste un Protocollo del Pacobace (Piano di Azione per la Conservazione dell’orso bruno sulle Alpi Centro-Orientali), redatto in base alle indicazioni scientifiche, e sottoscritto anche dalla Regione Veneto, che prevede la cattura solo come misura estrema. La possibilità di espandersi sul territorio per una grande specie come l’orso è l’unica possibilità che ha di sopravvivere. Gli strumenti per creare la convivenza con l’uomo ci sono e hanno già dimostrato di funzionare in diverse aree. Per tante comunità, come in Abruzzo, l’orso è diventato un simbolo su cui fondare attività economiche come il turismo. Perché a Dino un diverso trattamento?
P come polpo
Il polpo tedesco Paul (in realtà elbano d’origine) ha meravigliato il mondo intero per aver azzeccato i pronostici sulle partite dei Mondiali di calcio. Ma la vera meraviglia è l’intelligenza del polpo stesso. In una famosa esperienza, un polpo messo in un acquario si doveva conquistare il cibo mettendo dentro una vaschetta posta sul fondo una pallina rossa, scegliendola a confronto con una bianca. Dopo qualche tentativo il polpo comprende che si ottiene cibo con quella rossa e non sbaglia più. Viene poi posto un altro polpo in un acquario identico, proprio di fronte al primo. Il secondo polpo non ha bisogno nemmeno di provare: guarda cosa fa il primo e lo imita alla perfezione. Ci piace pensare che entrambi abbiano svitato i coperchi degli acquari e se ne siano andati verso mare alla fine della giornata. Questi sono gli animali inferiori che sbatacchiamo sugli scogli prima di farli arrosto: magari pensateci un attimo la prossima volta.