ROBERTO GIOVANNINI, La Stampa 19/7/2010, pagina 10, 19 luglio 2010
SORPRESA NEI CIELI, DOPO LA CRISI SI TORNA A VOLARE
Due anni fa, all’ultimo appuntamento del Farnborough International Airshow, la Fiera internazionale dell’aerospazio e dell’aviazione che rappresenta il posto giusto per valutare lo stato di salute della filiera industriale civile e militare, già si capiva che l’economia mondiale stava virando verso la recessione. Ma grazie soprattutto alle commesse delle compagnie arabe, in quel 2008 furono annunciati ordini record di aeroplani.
Poi è arrivata la grande gelata: due anni di perdite devastanti per produttori e utilizzatori di aerei. I manager che stanno arrivando qui all’Airshow nel verdissimo Surrey sono dunque interessati a una sola cosa: sapere se possono cominciare a sperare che il peggio sia davvero alle spalle. Il settore funziona in modo piuttosto semplice: se l’economia tira la gente ha soldi e viaggia, se la gente ha bisogno di viaggiare le compagnie aeree si procacciano aeroplani, e se c’è bisogno di aeroplani i produttori si mettono a produrli in fretta e furia.
I primi segnali non sono negativi, a dire il vero. In giugno la Iata, l’associazione della compagnie aeree con sede a Ginevra, ha previsto che le compagnie aeree quest’anno registreranno complessivamente profitti per 2,5 miliardi di dollari; non è moltissimo, ma bisogna ricordare che nel 2009 ne hanno persi 9,9, di miliardi di dollari, e nel 2008 addirittura 16. Sempre secondo la Iata nello scorso maggio la domanda globale di trasporto aereo è tornata ai livelli pre-recessione, con un aumento del 12% del traffico passeggeri rispetto al maggio 2009, e del 34% nel traffico cargo.
Identiche valutazioni positive arrivano dal «Current Market Outlook» della Boeing, uno dei due colossi del mercato (l’altro è l’europea Airbus), presentato venerdì scorso. Secondo gli economisti della Boeing, da qui al 2029 la flotta mondiale di aerei crescerà del 3,3% annuo, mentre il traffico passeggeri del 5,3%. Questo significa che nel 2029 il numero degli aerei commerciali in servizio – esclusi turismo e business - passerà da 13.500 a 36.000; considerando quelli radiati perché vecchi, significa che il mercato assorbirà quasi 31.000 nuovi aeromobili.
Sembra una splendida prospettiva, ma bisogna vedere dove avverrà questa crescita del traffico e degli acquisti: soprattutto in Cina, in India e nel Sudest asiatico, con l’Asia-Pacifico che nel 2029 rappresenterà il 43% dell’intero traffico aereo civile. Negli Usa e in Europa la domanda sarà soprattutto di sostituzione di aerei meno efficienti. Più in generale il mercato prediligerà aerei più risparmiosi piuttosto che quelli più grandi. Tuttavia, secondo gli analisti la svolta c’è stata, ma nei prossimi due-tre anni resterà un comparto molto debole.
Sì, perché a quanto pare la ripresa in atto è stata tutt’altro che omogenea, e per la maggior parte delle compagnie aeree i margini di profitto sono minimi, e soldi da spendere ce ne sono pochini. Secondo gli esperti della società americana AlixPartners, quest’anno le compagnie aeree europee perderanno ancora 2,8 milioni di dollari, tra effetti di un’economia ancora debole e le conseguenze del vulcano islandese. Compreranno qualcosa (ancora) le compagnie mediorientali e asiatiche, come Emirates, che ha annunciato l’acquisto di 32 Airbus A380, i mega-aerei a due ponti.
All’Airshow di Farnborough l’Airbus 380 – davvero gigantesco – lo si vedrà volare durante la ricca parte spettacolare della Fiera, e un modello del futuro A350 XWB, che inizierà a volare dal 2013. Da parte sua l’arcirivale Boeing presenta finalmente il suo 787 Dreamliner, un aereo da 300 posti fatto con leggerissime leghe di un materiale composito (in parte costruito anche in Italia, da Alenia-Finmeccanica) su cui la casa americana punta moltissimo. Dopo un paio di anni di problemi produttivi, finalmente dovrebbe vedere le prime consegne, tra fine 2010 e inizio 2011.