Varie, 19 luglio 2010
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Woerth Eric
• Creil (Francia) 29 gennaio 1956. Politico. Ex ministro del Lavoro (2007-2010, difese la riforma delle pensioni ma fu soprattutto protagonista dello scandalo Bettencourt) e del Bilancio • «Nelle registrazioni clandestine dell’infedele maggiordomo che costituiscono il Kamasutra sonoro dell’affaire Bettencourt si ode l’aristocratico Patrice De Maistre, gestore dell’eredità L’Oréal e burattinaio, pare, di tristanzuole infrazioni fiscali, parlare della sua ingombrante dipendente di nome Florence Woerth: “Quella è una che spinge... mi rompe, mi annoia... si crede un po’ troppo la moglie del signor ministro”[...] L’ascensore verso i quartieri altissimi i due l’hanno preso insieme, una di quelle coppie che sembrano fidanzati già all’asilo. Appena usciti con il diploma dall’HEC, la scuola superiore di commercio, nel 1981, matrimonio. E poi impiego come analisti finanziari. Ma lui molla per la politica, e diventa sindaco di Chantilly. Lei è calcificata nella convinzione che conti più “l’argent” e resta presso un agente di cambio. Chantilly non è un paese qualunque, è il castello fastoso del Gran Condè, il più grande centro ippico del mondo, vi regnano l’Aga Khan e una corte di altri ricchissimi proprietari. Florence crea una scuderia di cavalli da corsa che [...] le procura il fastidio supplementare di essere accusata di un altro conflitto di interessi: il marito ministro infatti ha legalizzato i giochi online. Lei minimizza: la scuderia sarebbe ridotta a due ronzini che non hanno mai vinto nulla. Mentre scala i ricevimenti dell’Aga Khan, il marito scala il cuore di Sarkozy e diventa un ministro che conta. Florence passa dall’ignoto agente di cambio alla banca Rotschild come esperta in gestione di patrimoni (ovviamente milionari); e poi alla “Compagnie 1818”. Gli aristocratici francesi si sono riconvertiti da un secolo all’alta finanza. Le donne nei posti che contano e decidono invece sono poche, le usano al massimo come segretarie. Florence ricorda con un sorriso da basilisco che quando i clienti entravano nel suo ufficio si sentivano in dovere per i primi dieci minuti di parlare di moda. Quando De Maistre le propose (dopo un incontro con il marito) l’assunzione nella società che gestiva il patrimonio L’Oréal, sostiene di non aver mai pensato al possibile conflitto di interessi. “C’era una muraglia cinese tra i nostri due lavori” ha aggiunto il ministro. A sera davanti alla minestra, dunque, si parlava d’altro, non dei conti L’Oréal. Con De Maistre, dice lei, non si sono mai intesi, altro che allestire frodi fiscali: la emarginava, (ma pare la spedisse in Svizzera per controllare i conti abusivi), era gelosissimo del rapporto con la signora Bettencourt. In una rara intervista si è infuriata per questi sgarbi: “La Bettencourt è stata moglie di un ministro, avevo ben il diritto di essere ricevuta visto che lo sono pure io...”» (Domenico Quirico, “La Stampa” 19/7/2010).