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 2010  luglio 19 Lunedì calendario

EOLICO E SOLARE CHE PASTICCIO: IL FUTURO IL PETROLIO

Il cattivo e spregiudicato uso delle energie da fonti rin­novabili, la cuccagna degli in­centivi verdi che, trionfalisti­camente, il ministro Stefania Prestigiacomo annuncia ri­pristinati e invece - come ha scritto Mario Pirani - erano stati giustamente cancellati dall’implacabile Tremonti, hanno ridotto le iniziative im­p­renditoriali per l’energia eo­lica e fotovoltaica in materia criminale, interesse di faccen­dieri e mafiosi. Quello per le energie rinnovabili si è rivela­to un interesse speculativo. C’è corruzione, ignoranza, violenza al paesaggio: questi sono i veri nodi dell’energia alternativa. Per questo l’entu­siasmo di Stefania Prestigia­como è una forma di inconsa­pevolezza pericolosa.
I richiami all’articolo 9 del­la Costituzione e alla difesa del paesaggio di Salvatore Set­tis, Andrea Carandini, lo stes­so Pirani, Italia Nostra, e ora anche il Fai, insieme alle mie continue denunce, indicano ormai una situazione patolo­gica e pericolosa.
Eppure, anche dopo avere fatto arrestare decine di ma­fiosi, indicando per primo la natura criminale, in Sicilia e non solo, dei parchi eolici, e verificando, puntualmente, gli stessi interessi nelle dila­ganti richieste per gli impian­ti fotovoltaici con il pretesto della crisi dell’agricoltura (di recente anche a Salemi con l’iniziativa di un fantomatico comitato che nasconde inte­ressi criminali), il problema è ancora più grave. evidente infatti la necessità di interve­nire dove sia dimostrata la corruzione ambientale (nel doppio senso, di natura e am­biente umano). Ma, è forse meno evidente, l’eolico e il fo­tovoltaico sono dannosi in sé, oltre che inutili, sempre o dovunque. In italia dovevano essere messi al bando per la loro natura criminogena ri­spetto ai parchi, e comunque rispetto a qualunque paesag­gio, anche degradato, che non appare comunque né conveniente né opportuno ul­teriormente degradare.
Nelle altre nazioni d’Euro­pa, in Germania, in Francia e in Spagna, mi pare che la mo­bili­tazione dell’opinione pub­blica, da Valéry Giscard D’Estaing a Der Spiegel , se­gnali un malessere diffuso e una seppur tardiva presa di coscienza. E in questo conte­sto si inseriscono le importan­ti dichiarazioni di Vladimir Kutcherov, che ha smontato le teorie sulla fine delle risor­se naturali terrestri e del pe­trolio in particolare.
Kutcherov, scienziato di ori­gine russa e professore al Rea­le Istituto di Tecnologia di Stoccolma, ha ribadito qual­che giorno fa all’Esof di Tori­no che il petrolio e il gas natu­r­ale non si creano solo da ma­teriale organico fossile ma da reazioni chimico e meta fisi­che in atto nella profondità del pianeta. Si tratta, sul pia­no sperimentale, della conti­nuazione della teoria abioge­nica proposta nel 1877 dal Mendeleeev secondo cui il pe­trolio e il gas non sono legati alla trasformazione di sedi­menti e animali nel corso di migliaia di milioni di anni. Te­oria che Kutcherov ha ripro­dott­o in laboratorio in un pro­cesso ad alta pressione per ot­tenere idrocarburi. Esperi­menti, quelli dello scienziato russo, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Natu­re Geoscience rovesciando dunque l’allarme che ha favo­rito le energie alternative.
Kutcherov ha dichiarato: «Oggi non c’è un’alternativa al petrolio capace di compete­re in disponibilità, abbondan­za, efficienza e sicurezza. Non lo possono certo essere il vento e il sole di cui tanto si favoleggia.
Le profezie apocalittiche sull’imminente prosciuga­mento dei giacimenti petroli­feri, sono sbagliate. Invece proprio le rigorose indagini scientifiche sull’origine abio­genica confermano che la pre­senza degli idrocarburi sulla terra è ancora enorme e ine­sauribile. Una teoria ben svi­luppata negli ultimi 50 anni è ormai una certezza proprio grazie ai test di laboratorio. Questo ci consente di applica­re un nuovo metodo nell’ esplorazione del greggio e del gas, riesaminando la strut­tura, la taglia e la localizzazio­ne dei vari giacimenti esisten­ti nelle varie parti del mondo. Il magma della profondità della terra reagisce con l’idro­geno generando idrocarburi. E i test hanno dimostrato che in condizioni estreme di calo­re e di pressione, ossidi di fer­ro, carbonato di calcio e ac­qua si convertono in metano, una reazione chimica facilita­t­a da rocce come granito e pie­tra a base di silicio. Abbiamo il petrolio in Basilicata, l’ab­biamo in Libia: è inevitabile che sia in Sicilia. Ciò che dob­biamo identificare ora sono i canali di migrazione sotto la superficie terrestre; dove li scopriamo possiamo trivella­re con certezza di sviluppare uno scenario nuovo per la produzione energetica del XXI secolo».
Ho invitato Vladimir Ku­tch­erov con entusiasmo a Sa­lemi per chiedergli di illustra­re la sua teoria e offrire, in aree definite, concessioni per l’estrazione del petrolio, di­scutibili nel Val di Noto e cer­tamente realizzabili nel Val di Mazara con un impatto am­bientale tecnicamente più modesto di quello dei parchi eolici. Mi sembra che la pro­posta possa interessare petro­lieri che conoscono Salemi­ e hanno, ahimè, interessi nell’ eolico- ma che potrebbero in­vece rientrare nell’alveo della loro impresa primaria.
La prima settimana di set­tembre Vladimir Kutcherov sarà a Salemi. Egli, in verità, ritiene la Sicilia ricca di risor­se energetiche, e che, in parti­colare, a Salemi si possa pro­cedere all’estrazione del gas, con risultati certi.
Un futuro all’avanguardia nell’approvvigionamento di gas metano renderebbe Sale­mi ricca e offrirebbe una ri­s­posta a quanti hanno sfigura­to il paesaggio con le pale eoli­che e, non paghi, vogliono ul­teriormente umiliarlo con i pannelli fotovoltaici.
Mentre il conformismo e l’affarismo hanno tradotto in crimine la sperimentazione sulle energie alternative, la posizione originale e fuori dal coro di Vladimir Kutche­rov rappresenta una imprevi­sta e concreta risposta a un problema mal posto e mal ri­solto.