Stefano Zecchi, il Giornale 17/7/2010, pagina 10, 17 luglio 2010
I TELEFONINI SONO 5 MILIARDI. ORA OGNI UOMO UN NUMERO
La questione si può liquidare con facilità: il telefonino è utile e comodo, per questo tutti lo vogliono. E infatti si stima che cisiano cinque miliardi di telefonini su una popolazione mondiale di sei miliardi e 800 milioni di persone. Ogni anno aumentano le richieste di abbonamento: circa due milioni di unità in più. Praticamente tutti hanno in tasca lo stesso oggetto per utilizzarlo, essenzialmente, allo stesso modo. Comunicare e poter comunicare sono ormai gli imperativi categorici che caratterizzano indistintamente la gente del pianeta Terra.
Cinque miliardi di telefonini sono il modo più pratico e immediato di vivere la globalizzazione. Se internet appare ancora uno strumento sofisticato, il telefonino è pura ed elementare trasmissione della parola, cioè una forma espressiva alla portata di tutti, qualora si escludano i bambini: un numero pari più o meno a quel miliardo e 800 milioni di cellulari che mancano per coprire tutta la popolazione della Terra. Una diffusione di queste proporzioni non cambia soltanto il modo di comunicare, modifica le caratteristiche dell’umanità. Siamo noi a usare il telefonino o è lui che usa noi? Si provi a pensare al nostro comportamento soltanto una quindicina di anni fa: alla mattina si usciva di casa, si prendevano i mezzi pubblici, si andava in ufficio dove ai comuni mortali era impedito telefonare, alla sera si rincasava e si riceveva o si faceva qualche telefonata. Oggi si fanno le stesse cose di quindici anni fa, ma in tasca si ha il cellulare. Prima si spariva dagli occhi di amici e parenti, adesso si è sempre reperibili, anche se il telefonino è spento, perché, si sa, scatta la segreteria che, comunque, dice sempre chi ci ha cercato, e se si fa finta di niente si rischia di essere scortesi o di sembrare voler nascondere qualcosa.
Questo telefonino tanto comodo e utile ci costringe a comportarci come vuole lui, e a vedere il mondo con i suoi occhi, cioè senza segreti.
Due esempi, due esperienze decisive per la formazione e per il cambiamento della vita di una persona: il viaggio e l’amore.Un viaggio costringe ad abbandonare le proprie abitudini, chiede disponibilità ad accogliere costumi e mentalità delle popolazioni che si visitano, e quanto più ci si spoglia di pregiudizi, tanto maggiori sono le esperienze che accumuliamo nel bagaglio della nostra esistenza. Prima sono arrivati i viaggi organizzati che hanno eliminato con gli imprevisti anche quell’aspetto rischioso che fa del viaggio un’esperienza unica e affascinante. Adesso è arrivato il telefonino a chiudere in un «ciao, che tempo fa, qui fa caldo» grandi distanze: comunicare da un paese della Brianza o da uno della Polinesia è diventata la stessa cosa. Addio mistero del viaggio, fine della magia di località che appartenevano a un immaginario fantastico: tutto è alla portata di telefonino. Comodo, certo, ma livellante, omologante, come se non esistessero più vere differenze di spazio e di tempo: quel viaggio è diventato un’esperienza fra le tante, senza la forza di determinare e condizionare il nostro modo di pensare.
E l’amore? Si ricorda ancora cos’era l’attesa di una telefonata o una mancata risposta?
Il desiderio cresceva, l’ansia ci pervadeva, il dubbio tormentava: non vorrà farsi trovare? Aspetta di essere chiamata? Non vuole più saperne di me? Quante storie nate e distrutte da quei telefoni in cui bisognava mettere il dito nel buco della rotella, che per l’agitazione scivolava via e bisognava rifare da capo il numero! Adesso, se ti vuole ti risponde, se no con te ha chiuso, perché puoi essere sicuro che la telefonata è senz’altro arrivata. Semplice... però troppo banale!L’amore ha bisogno di ansie e passioni: il telefonino in tasca le spazza via in un attimo.
Viaggio al tempo dei telefonini: amori coi telefonini... Vita da telefonini: tutto molto pratico, elementare e funzionale, ma senza la fantasia della diversità o l’ansia e lo stupore per l’imprevisto.