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 2010  luglio 19 Lunedì calendario

ATTERRA IN EUROPA L’AEREO DI PLASTICA LA SFIDA AMERICANA AL SUPER-AIRBUS - LONDRA

Quando il sogno del volo si materializza nei cieli d’Inghilterra, un’orda frenetica di "planespotters", quei tizi che fotografano e catalogano qualsiasi cosa stia in aria, entra in estasi o fibrillazione. Un passaggio basso, un ciao-ciao dondolato dolcemente con le ali dal pilota Mike Bryan, e il Boeing 787 Dreamliner è già lì, con le ruote ben ferme sulla pista di Farnborough. Lo sbarco in Inghilterra del Dreamliner annuncia la riscossa, il ritorno degli americani: da questa striscia d’asfalto a sud di Londra dovrebbe partire la grande vendetta del trasporto aereo dopo gli anni maledetti della crisi economica.

 la prima volta che il Dreamliner esce dagli Usa e poggia le ruote in Europa. Dopo mille difficoltà ha iniziato a volare solo nel dicembre del 2009, ma sembra pronto a servire un mercato che cambia e riparte. Il 787 è la stella del Farnborough Air Show, la festa mondiale dell’aviazione che ogni due anni si alterna col salone di Le Bourget a Parigi.

L’aereo dei record interpreta soprattutto una filosofia diversa da quella dell’altro fenomeno dei cieli, il mostruoso super-Jumbo A380 di Airbus (da 525 a 830 passeggeria seconda delle versioni).

Il 787 porterà a lungo raggio da 210 a 290 passeggeri. Ma i suoi record sono quelli dei materiali con cui è costruito, del peso, dell’innovazione, della tecnologia.

Il corpo del Dreamliner è fabbricato al 50 per cento con materiali compositi in fibra di carbonio, una "plastica" che sostituisce l’allumino e gli altri metalli leggeri con cui continuano a essere fatti gli aerei. La fibra di carbonio, lavorata con apparecchiature studiate e costruite apposta per l’industria aeronautica (c’è anche l’italiana Riello), riduce il peso del Dreamliner in maniera da fargli risparmiare più del 20% del carburante e da permettere il 30% di costi di manutenzione in meno. Dopo quasi tre anni di crisi economica, l’atterraggio del Dreamliner è quindi un sogno di speranza, ma anche una risposta filosoficae forse psicologica degli Usa al gigante europeo A-380. Filosofica perché prevede di portare a lungo raggio (anche 15 mila km), con grande versatilità, un numero medio-alto di passeggeri, mentre l’Airbus 380 lanciato nel 2005 da Jacques Chirac a LeBourget era figlio di una filosofia di volo dei grandi numeri che la crisi forse non ha cancellato del tutto, ma che sembra comunque in controtendenza in un mondo che vuole crescere più "verde" e consapevole. Ed ecco che anche a livello psicologico il 787 americano "ecofriendly" inverte i ruoli con il Super-Jumbo europeo, massiccio e "inquinante", e riporta avanti un pensiero positivo americano che l’Europa dovrà inseguire.

«L’importante è che il mercato riprenda per tutti, e le nostre previsioni dicono che riprenderà con forza», dice Nich Brough di Boeing in Italia. Il Current Market Outlook prevede che entro il 2029 verranno venduti 30.900 aerei per un fatturato di 3.900 miliardi di dollari. «Per adattarsi a un mercato in crisi, le compagnie aeree hanno ridotto la disponibilità di posti nel mondo del 2 per cento solo nel 2009, il che significa che sono state chiuse rotte in perdita, mantenuti a terra aerei ed equipaggi, "congelati" o rottamati aerei di vecchia generazione». Adesso il trend è in ripresa: in Europa progressivamente verranno sostitutivi tutti i jet di vecchia generazione, ma non dovrebbe esserci un incremento. Sono gli Stati Uniti e naturalmente l’Asia che sosterranno l’espansione: con una crescita annua media del 3,2% significa che in 20 anni si passerà dai 19 mila aerei commerciali complessivi di oggi alla cifra monstre di 36 mila del 2929.

Al salone di Londra oltre ai produttori e ai compratori ci saranno anche i protagonisti di un segmento particolare del mercato aeronautico, i grandi tycoon dell’air leasing, società capaci di fare ordini da 30 o 40 Jumbo alla volta per noleggiarli poi negli anni alle compagnie aeree. Gecas, la sussidiaria del "jet rental" di General Electric, la Royal Bank of Scotland, ma soprattutto un personaggio come Steven UdvarHazy potrebbero prenotare decine e decine di aerei. UdvarHazy, un ungherese fuggito con la sua famiglia negli Usa al tempo dell’invasione sovietica del suo Paese, è il principe di questo sfavillante settore del noleggio aereo: ieri a Farnborough dicevano che con la sua Air Lease si prepara a firmare contratti per 50 Boeing e altri 50 Airbus. Se quelle firme arriveranno davvero, per il mercato che vola la ripresa sarà ufficialmente in decollo.