???6/2010, 17 luglio 2010
Carolina Ruffatto detta Carla, 83 anni. Pensionata di Prevalle nel Bresciano, vedova, «benvoluta da tutti per il suo animo gentile», era la zia di Emiliano Dolcetti, 35 anni, cocainomane, strano di testa, che da anni ce l’aveva con lei perché nei suoi deliri s’era convinto che aveva fatto fuori i parenti e l’aveva seppelliti in giardino, spesso l’immaginava mentre reggeva la testa mozza del nonno, e anni fa era finito in carcere e poi al manicomio criminale per aver sparato vari colpi di fucile contro casa sua
Carolina Ruffatto detta Carla, 83 anni. Pensionata di Prevalle nel Bresciano, vedova, «benvoluta da tutti per il suo animo gentile», era la zia di Emiliano Dolcetti, 35 anni, cocainomane, strano di testa, che da anni ce l’aveva con lei perché nei suoi deliri s’era convinto che aveva fatto fuori i parenti e l’aveva seppelliti in giardino, spesso l’immaginava mentre reggeva la testa mozza del nonno, e anni fa era finito in carcere e poi al manicomio criminale per aver sparato vari colpi di fucile contro casa sua. L’altro giorno la donna, assieme alla figlia Franca, 54 anni, maestra elementare, era in cucina a preparare il pranzo quando le citofonò il Dolcetti dicendole «devo consegnarti una lettera». Lei fece scattare il portone ma quello, entrato impugnando un’ascia, appena la vide la colpì in testa più e più volte fino a sfondarle il cranio e poi colpì pure la cugina Franca che s’era messa in mezzo per proteggerla. Subito dopo scappò in auto verso la campagna, per due ore rimase nascosto in cima a un albero, quindi, gli abiti ancora zuppi di sangue, andò a sedersi sulla sponda del fiume Chiese. Trovato lì sette ore dopo dai carabinieri, in tasca 26 grammi di cocaina, alternando risate isteriche a momenti di confusione spiegò di aver ammazzato la zia perché in lei vedeva «il male, il diavolo»: «Adesso ho la mente libera». Verso le 12 di sabato 17 luglio in una casa in via San Pietro 29 a Prevalle nel Bresciano.