ELENA DUSI, la Repubblica 15/7/2010, 15 luglio 2010
CROCIATA DI FAZIO CONTRO LA CRAVATTA "COVO DI BATTERI, VIA DAGLI OSPEDALI" - ROMA
un tratto di classe, ma anche un covo di batteri. «La cravatta è una grande fonte di infezioni, la maggiore che esista sul corpo di un uomo» denuncia il ministro della Salute Ferruccio Fazio, riferendosi ai medici che la indossano visitando i pazienti. La "pericolosità" di questo indumento che raramente finisce in lavatrice «è stata scientificamente dimostrata, al punto che in Inghilterra hanno abolito l´uso della cravatta nelle corsie degli ospedali». Il ministro ha denunciato la scelta di un look formale tra le corsie ieri dai microfoni di Radio2, nel corso del programma "Un giorno da pecora".
«Il problema - ha proseguito Fazio - è che la cravatta è sempre la stessa. La cambi ogni giorno ma non la lavi mai. E non puoi certo sterilizzarla ogni volta». Anche se il ministro non ha in mente provvedimenti concreti anti-cravatta negli ospedali, il suo riferimento è una direttiva britannica del 2006, con cui la British Medical Association avvertiva: «I medici devono evitare di indossare indumenti non funzionali come le cravatte, sulle quali si annidano batteri resistenti agli antibiotici». Uno studio dell´istituto Spallanzani di Roma ha calcolato che ogni anno le infezioni ospedaliere causano tra i 4.500 e i 7mila morti in Italia, suggerendo ai medici prima di tutto di lavarsi le mani con cura prima di visitare un paziente.
«Non prendiamocela con le cravatte. Guardiamo piuttosto ai telefonini, che vengono tenuti sempre in tasca anche in sala operatoria» commenta Giovanni Di Perri, che insegna all´università di Torino e dirige il reparto di malattie infettive all´ospedale Amedeo d´Aosta. «Stiamo per iniziare uno studio proprio sui cellulari: quanti batteri ospitano e come vengono usati all´interno degli ospedali». Per l´infettivologo torinese, comunque, né cravatte né cellulari rappresentano un grande rischio nei reparti normali. «Diverso è il discorso per le sale operatorie, i letti di rianimazione e quelli per grandi ustionati. Lì vengono prese precauzioni eccezionali per evitare contaminazioni».
E più che bandire le cravatte («Siamo sempre in meno a indossarle in ospedale, ma io e il mio staff restiamo fedeli alla tradizione» commenta Di Perri) per combattere le infezioni ospedaliere sarebbe più utile installare l´aria condizionata nelle stanze. «Il caldo rende più deperibili i cibi e nel sudore si annidano batteri pericolosi per quanto riguarda le infezioni ospedaliere» dice Di Perri. Ma ieri alla radio Fazio ha puntato il dito anche contro i condizionatori: «Sono il modo migliore per prendersi un accidente».