ANDREA SCANZI, La Stampa 15/7/2010, pagina 40, 15 luglio 2010
ROSSI CORRE CON LE STAMPELLE
Per i comuni mortali è un miracolo, per gli addetti ai lavori quasi una cosa normale. Il mondo del Motomondiale è così: l’eccezionalità è l’unica regola. Valentino Rossi sarà oggi al Sachsenring, a soli 40 giorni dalla frattura a tibia e perone patita al Mugello. Il dottor Burzi, che lo aveva operato, aveva parlato di 4-5 mesi; il dottor Costa aveva lasciato intendere che poteva bastare poco più di un mese: ha vinto il secondo, che del resto si intende come pochi di azzardi.
Rossi, che usa ancora le stampelle, si sottoporrà oggi a un ultimo controllo di routine. I test a Misano e Brno sono andati bene, l’ecografia di ieri ha confermato che il callo osseo attorno alla tibia si è formato. Non esistono più impedimenti, se non la razionalità, merce da sempre fuori moda nel paddock. «Sarà dura per me, ma mi mancano la mia moto, il mio team e voglio provare. Ero stanco di stare a casa», il manifesto di Vale.
Le reazioni di chi lo conosce, amici e avversari, sono più di ammirazione che di stupore. Alessandro Cicognani, responsabile Ducati del progetto MotoGp e figura decisiva (insieme a Filippo Preziosi) della trattativa che porterà Valentino a Borgo Panigale nel 2011, ammette di essere impressionato. «Già guardando i suoi tempi a Misano, nel primo test, avevo capito che sarebbe rientrato in Germania. Rispetto alle previsioni prospettate dopo l’operazione, sembra quasi un miracolo, ma nelle moto queste cose sono già successe». Più volte: da Doohan a Elias, da Lorenzo a Jacques. «Io credo che abbia deciso di tornare adesso perché gli mancano le moto e per testarsi. Vuole vedere come sta e usare il Sachsenring come allenamento. Certo, un allenamento pericoloso, ma lui sa quello che fa». Nel weekend potrebbe arrivare anche l’ufficialità di Rossi in rosso, ma su questo Cicognani e la Ducati temporeggiano (sorridendo, però).
Livio Suppo, felice per avere appena portato il suo Casey Stoner alla Honda, ha parole di stima per un pilota che è sempre stato "il" rivale dei suoi pupilli. «Credevo tornasse a Brno e ammetto di aver pensato che rientrare anticipatamente fosse una mezza follia, ma questi ragazzi sono incredibili. Ci sono momenti in cui la passione prevale sulla razionalità: è il bello delle moto e della vita».
Uno che aveva sempre parlato di 40-60 giorni di convalescenza è Carlo Pernat, manager di Loris Capirossi. «Non ero un veggente, mi ero semplicemente consultato con alcuni medici. Perché rientra? Perché Valentino non ne poteva più di vedere che la ribalta fosse tutta di Lorenzo. Gli dava fastidio, moltissimo. Il campione è fatto così: se vede un buco ci si infila, anche a costo di cadere. Un rischio? Sì, ma se ragionasse in maniera normale, non sarebbe il fuoriclasse che è». Praticamente l’unica scettica resta la madre, che dopo l’operazione al Careggi sperava (vanamente) che il figlio rallentasse un po’. Figurarsi.
Chi conosce bene Rossi è Enrico Borghi, autore della sua autobiografia e firma internazionale del settimanale Motosprint. «Quello di Valentino è un recupero nella media delle moto. Più che la velocità del rientro, mi stupisce che non abbia sfruttato la convalescenza per recuperare dall’infortunio alla spalla, più grave di quello alla gamba. Per il resto, il ritorno di Rossi conferma due sue caratteristiche: l’essere impavido e passionale. Vive di adrenalina, di emozioni, di ribalta. Bisogna però fare attenzione. In questi casi, le prime due gare servono ai piloti per testarsi. Valentino non correrà per vincere in Germania e Laguna Seca, ma per essere l’uomo da battere nella seconda metà di stagione. Sa di non poter vincere il titolo, ma sa anche che non ama arrivare secondo». L’assenza è una sconfitta, l’azzardo una vittoria. A prescindere. Rossi vive così.