Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 17 Sabato calendario

PECCATO E SALUTE SUL FILO DI GOMMA

Un eccitato interesse storico-antropologico circonda da qualche anno la storia del preservativo. Musei, amatori e collezionisti privati si contendono disegni, modelli, esemplari d’antiquariato. Peraltro rarissimi, non essendo, naturalmente, tra quegli oggetti che si tramandano di padre in figlio. Ed esposti solo nei Musei. Quello di Vienna ne espone ben 300. A Toronto, «The Hall of Contraception» raccoglie centinaia e centinaia di condom e altri congegni contraccettivi di ogni parte del mondo.
Ricostruire la storia del preservativo significa entrare nel campo degli usi, dei comportamenti, delle idee e dei concetti sul sesso e la morale in varie epoche e contesti politico istituzionali, e seguire l’evolversi delle forme del controllo delle nascite, a partire dal più antico, il coitus interruptus, la biblica «dispersione del seme». Testimonianze sull’uso di preparazioni, pozioni, sostanze spermicide e fantasiosi dispositivi intrauterini ci giungono dalle epoche più lontane. Le donne egiziane cercavano di evitare gravidanze indesiderate inserendo nella vagina pessari con miele e sterco di coccodrillo. Di un tampone di lana imbevuto di miele e succo d’acacia - tra i primi spermicidi della storia- si parla nel papiro di Ebers (1500 a. C). Notizie su particolari misture si trovano in numerosi scritti di medici greci, latini e arabi.
Nel Medioevo entrano nella storia della contraccezione gli uomini di Chiesa che condannano ogni metodo contraccettivo che non sia la continenza. «Illecitamente si sta con la legittima sposa tuona severamente Sant’Agostino - quando s’impedisce il frutto della prole»
La sifilide, arrivata a fine Quattrocento dal Nuovo Mondo con i marinai di Cristoforo Colombo, fa comparire sulla scena un preservativo pensato contro gli orribili danni del «mal francese» trasmesso da «femmine infette». A inventarlo è un famoso anatomista italiano, Gabriele Falloppio. Si tratta di una sottile guaina di lino, fatta su misura, da immergere in un decotto di erbe astringenti. Da allora e per i successivi quattro secoli, il preservativo - confezionato con diversi materiali e prodotto da specialisti - sarà associato agli amori clandestini, alla malattia e alla prostituzione.
Se ne servono il marchese de Sade, James Boswell, Giacomo Casanova, più volte colpito dalla sifilide, cosa della quale non si doleva, poiché, come racconta nelle sue Memorie, i segni del «mal francese» erano per un gaudente un onore, come le ferite di guerra per un soldato. La cattiva fama del condom impone il ricorso ad eufemismi come «redingote inglese», «lettera francese». Il nome preservativo compare per la prima volta in una réclame del 1780: «Fabbrica di preservativi sicuri. Esportazione discreta». Molti uomini però lo consideravano una «tela di ragno contro il pericolo, e una corazza contro il piacere». Fino alla scoperta della vulcanizzazione della gomma verso il 1840 e la sua diffusione come anticoncezionale, si usava l’intestino cieco di pecora. Il profilattico, in verità, non incontrava neppure il favore dei medici. Jacob von Plenck scriveva che era un’illusione che preservasse dal «veleno venereo l’applicarsi alla verga una pellicola fatta a forma di guaina».
La sicurezza arriverà più tardi, con l’entrata in campo di altri materiali - il lattice - e altri processi di lavorazione. Dopo la prima guerra mondiale la loro diffusione è tale che nel 1920 i grandi produttori arrivano addirittura a Wall Street. La «malattia di Venere» non era più all’ordine del giorno delle paure, mentre era il controllo delle nascite a porsi al centro del dibattito politico e culturale. L’uso del condom era sospeso tra morale e salute: in Italia non entrerà mai nelle misure pubbliche di profilassi contro le malattie veneree e sarà sempre condannato dalla Chiesa che, neppure dopo l’avvento dell’Aids, ha allentato le proprie posizioni.
Una storia del preservativo - da sempre a sempre- è raccontata in questo libro scritto da Aine Collier, studiosa di storia europea e docente all’Università del Maryland. Tradotto e curato da Francesca Mazzucato è corredato di immagini e ricco di informazioni e aneddoti. Peccato i tanti svarioni storici, nomi sbagliati (quello del celebre medico-filosofo Girolamo Fracastoro, ribattezzato Giacomo), autori trasformati in titoli di libri (L’Avicenna non è un libro, ma il nome con cui era conosciuto in Occidente il medico e matematico persiano Ibn Sina, 980-1037), autore del Canone.
Ma la sorte peggiore è toccata a Sant’Antonino, moralista domenicano e arcivescovo di Firenze, Antonino Pierozzi, i cui manuali per i confessori conobbero una grande fortuna editoriale i tra XV e XVI sec. Il prelato (1389-1459), che scriveva della contraccezione per condannarla, è citato come «un esperto di sesso del XIII secolo» e autore di un trattato pseudomedico con il titolo Confessionale di Sant’Antonino, «che mostra quanto si sentisse colpevole». E, più avanti, «crediamo proprio, o ci piace credere così, che Antonino abbia volentieri commesso le sue ”colpe", e che volentieri si sia protetto dai loro materiali effetti». Chissà come si starà rivoltando nella tomba quel sant’uomo che morì - scrivono i biografi- «fragrante di verginità».