GIUSEPPE MARCENARO, Tuttolibri - La Stampa 17/7/2010, pagina I, 17 luglio 2010
SVOLACCHIANDO SULLA MONGOLFIERA
«Che giornata meravigliosa! Già si avvicinano le sfavillanti montagne della Svizzera con i loro abissi e con le loro vette… ma alle mie spalle intanto salgono veloci nel cielo nubi temporalesche e tacciono rabbiose: i venti spirano sempre più lenti e mi muovono appena... Adesso un colpo di vento mi porta vicinissimo a quel mondo di divini splendori. Ma già le nubi rumoreggiano...».
Traggo questa citazione non certo da un protobaedeker dove viene descritto per filo e per segno un itinerario da seguire; dove viene indicato, per esempio, un castello da vedere assolutamente, svoltando a destra al quinto chilometro della carreggiata. Le impressioni rievocate sono quelle di chi guarda il mondo dall’alto, il punto di vista di Giannozzo, l’aeronauta che in pallone vaga sull’Europa: «Quest’ora rosseggiante di sole e questa terra di montagne... Che bellezza!».
Il Giornale di bordo dell’aeronauta Giannozzo - reperibile nella Piccola biblioteca Adelphi (1981, trad. di E. Bernardi, pp. 176, e7,23) - è un formidabile viaggio intorno all’uomo esplorato attraverso il paesaggio, contemplato con un mezzo assolutamente spericolato: la mongolfiera. «Non ho nessuno scopo, voglio soltanto divertirmi!... Davvero, io vivo lassù solo per mio diletto». Così Giannozzo, messo alle strette da uno zio spilorcio e diffidente, motiva le ragioni di questo suo viaggiare aereo, secondo un itinerario bizzarro, frutto un po’ di abilità e molto del caso.
Quest’originale Giornale di bordo, che individua in progressione, per mezzo di formidabili zoomate, il mondo, l’Europa, le montagne svizzere, fu «compilato» nel 1801 da Jean Paul, pseudonimo di Johann Paul Friedrich Richter, originale scrittore romantico tedesco noto per i suoi romanzi e racconti umoristici. Di umorismo ironico amaro, tuttavia. Ma questo aspetto di Jean Paul, che traendo lo pseudonimo dal suo nome lo francesizzò, soi disant, in onore di Jean Jacques Rousseau, riguarda di più quel che potremmo chiamare una lettura dell’opera sua in tema di «critica filosofica».
Qui preme invece seguire le «scoperte turistiche» di un aeronauta briccone e ricordare, con un inciso, che l’«inventore suo», insomma l’autore di Des Luftschiffers Giannozzo Seebuch, il nostro amabile Jean Paul, aveva già scritto nel 1795 un romanzo, Espero, accolto con un successo paragonabile soltanto a quello del Werther di Goethe; e che esercitò un grande influsso, di natura stilistica, su diversi scrittori delle generazioni successive, da Büchner a Heine, da Mörike a Stifter.
Giannozzo è uno di quegli originali che scatenano la fantasia come mezzo di compensazione della realtà, un tipo che ha bisogno di trovare sempre nuovi punti di vista per inventare il proprio mondo. Per questa sua erratica natura è un po’ parente di Laurence Sterne il quale, con il suo A Sentimental Journey through France and Italy, si abbandona ai vari effetti che la contemplazione di un luogo può suscitare quale estasiata emozione. E anche inconscio anticipatore di tal François W.C. Trafford che, dandone notizia con il suo Amphiorama, ou Vue du monde, stampato a Zurigo nel 1875, sosteneva d’aver contemplato dal bacino della Spitsbergen, oltre il Circolo Polare Artico, in un sol colpo d’occhio, tutti i continenti della terra.
Per l’epoca sua, Giannozzo è un tipo all’avanguardia. Ascende in pallone, come la moda del tempo impone agli audaci, emulando madame Sophie Blanchard, celeberrima femmina aeronauta che, preso il volo a Milano, finì sull’Appennino ligure, atterrando tra attoniti e meravigliati irsuti, nella remotissima Valtrebbia; e l’intrepido Orlandi specialista in ascensioni acrobatiche. Giannozzo però fa di più.
Coniuga il piacere di contemplare vizi e virtù dei suoi contemporanei esplorando con il cannocchiale il paesaggio, svolacchiando secondo lo decida il vento. Sorvola il lago dei Quattro cantoni con Lucerna, Pilatus, Stanserhorn... Traguarda da lontano il monte Rigi, da cui si gode una veduta mozzafiato sulle Alpi, su tredici laghi e sull’intero Mitteland fino alla Germania e alla Francia. Galleggiando nell’aria su Vitznau e Hinterbergen, Giannozzo con il cannocchiale potrebbe essere indotto a scoprire le mille varietà di flora alpina; e aiutato nell’esplorazione e nell’identificazione dei luoghi da una Guide des voyageurs sur le mont-Rigi cui è allegata una tavola da disequilibrio ottico con il Panorama ou Vue Circulaire dal Rigi Kulm, raffigurato a vol d’oiseau, proprio come stare in mongolfiera, tanto l’estasi si spande sui quattro punti cardinali, spingendo la visione a nord fin verso Schaffausen; a ovest spiando Basilea, Berna e Friburgo, e a est approdando sull’Engadina, la valle nel cantone dei Grigioni, con i laghi di Silvaplana e di Sils, sulle cui sponde e nelle prode pianeggianti verdissime ai loro vari livelli stanno Sankt Moritz, Celerina e Sils-Maria. Con sullo sfondo, ma molto in fondo verso l’Italia, l’evaporazione del lago di Como.
A Sils-Maria, tanto per Jean Paul quanto per il suo visionario doppio Giannozzo, cui nulla sfuggiva e tutto immaginava, impossibile prevedere che quasi un secolo dopo sarebbe approdato Friedrich Nietzsche: «Qui mi trovo nel posto di gran lunga più confortevole della terra e provo un’ininterrotta tranquillità».
Dall’alto, aguzzando lo sguardo moltiplicato dal cannocchiale, nutrito da quella certa insoddisfatta curiosità di chi, vedendo tutto nello stesso momento, voglia stupirsi con i dettagli, tra le radure dei boschi, Giannozzo individua cervi e caprioli; sulle pietraie in prossimità delle vette è attratto dai salti del camoscio, mentre nel cielo tersissimo e abbagliante, dove il suo aereo pallone scivola, sorprende i falchi con i loro plananti voli.
«Come verdeggiano i vigneti. All’orizzonte sta crescendo un semicerchio di ghiacciai su cui dimora il lungo e bel fulgore del sole di mezzogiorno ed io spero di arrivare ad aggrapparmi alle montagne prima del temporale... La vasta terra fuggiva via tremilacinquecento piedi sotto di me - io credevo di star fermo in aria - e mi veniva incontro la sua grandezza sulla quale erano ammassate montagne, boscaglie, conventi, battelli mercantili, torri, rovine false e rovine vere... Su quella distesa che da ogni lato sconfinava all’infinito, tutti i vari teatri della vita erano contemporaneamente in attività e a sipario alzato...».
E Giannozzo continua a vagheggiare senza meta con la mongolfiera affidata al capriccio dai venti.