ANTONELLA MARIOTTI, La Stampa 17/7/2010, pagina 20, 17 luglio 2010
VENEZIA TROPPO CARA NON TROVA NUOVI MEDICI
Supponiamo di essere medici appena laureati. Supponiamo di voler cercare lavoro e, data la crisi, in qualsiasi parte d’Italia purché sia un impiego a tempo indeterminato. Ecco a questo punto si va a caccia dei concorsi, e ogni città ci piacerà tranne Venezia. Il concorso per un posto di medico al Pronto Soccorso dell’ospedale «San Giovanni e Paolo» di una delle più belle città d’Italia è andato deserto.
Motivo? «A Venezia la vita costa troppo cara. I servizi stanno scomparendo perché vengono spostati sulla terra ferma, gli affitti sono alle stelle e un medico appena assunto non si può permettere una casa dove abitare. Spostarsi? Il biglietto del traghetto costa 13 euro....». No, non è lo sfogo di un medico rinunciatario, ma Francesca Zaccariotto, presidente della provincia di Venezia, quella che il governatore del Veneto, Luca Zaia ha chiamato la «Thatcher padana» che ama i fiori ma vuole una Venezia «meno museo e più vita».
Ma i suoi colleghi di partito e amministratori locali, forse non prenderanno benissimo queste affermazioni: «Guardi che la mia non è polemica - spiega - ma una riflessione. Anzi vorrei proprio collaborare con gli altri amministratori per dare alla città la vita che merita. Ci sono case che non possono essere ristrutturate perché i proprietari non se lo possono permettere, e allora diamo degli incentivi. Non possiamo permettere che diventi una città solo per turisti, che tra l’altro si fermano in media solo 48 ore....». E scappano da hotel troppo cari, da pizzerie dove la cena costa come nei migliori ristoranti delle altre metropoli turistiche.
Per rendersi conto di cosa significhi abitare a Venezia è sufficiente consultare uno dei tanti siti immobiliari: gli affitti di un alloggio di due camere in media supera i 900, mille e euro mensili, per trovare qualcosa a meno si deve scegliere il piano terra sempre a rischio di acqua alta, e costa comunque almeno 650 o ottocento euro. Cifre che si intendono per un massimo di sessanta metri quadrati e non in centro, ovviamente. Di comprare non se ne parla nemmeno, un bilocale può costare un milione di euro. «E poi diciamolo è una città museo, alle 19 ”chiude”, non ci sono cose per i giovani, la gente la sua residenza la sposta altrove, ormai gli abitanti sono solo sessantamila». L’affondo di Zaccariotto prosegue: perché anche i servizi vengono spostati ”altrove”, cioè sulla terra ferma. «Appunto - ribatte la presidente - dobbiamo iniziare noi a fare scelte diverse. Manca una politica della casa, che favorisca l’abitare e quindi i servizi per chi sceglie di avere a Venezia la residenza. Nel momento in cui anche noi scegliamo la terra ferma, spostiamo i servizi, la lasciamo in mano ai turisti per la città non c’è speranza di vita».
Così l’amministrazione provinciale lancia un appello a tutti i «colleghi» delle altre amministrazioni locali: «Troviamo delle forme di incentivo per chi ristruttura, non per i quartieri ma per le singole case. Non spostiamo le sedi degli enti pubblici. La lettura di quello che è successo al concorso per i medici del pronto soccorso ci deve spingere a una riflessione sulle politiche per Venezia». Francesca Zaccariotto è pronta a chiedere per Venezia lo status di «sede disagiata», è una provocazione - dice - ma di quelle che spera portino a riflettere perché: «Tutti gli ospedali veneziani vivono una cronica carenza di personale cui la Asl è costretta a supplire facendosi carico di prestazioni straordinarie che, a quanto pare, da qui alla fine dell’anno costeranno 600 mila euro».