Sergio Bocconi, Corriere della Sera 17/07/2010, 17 luglio 2010
CORSA ALL’ORO E AL CAVEAU PRIVATO. LA PAURA DEL GRANDE CRAC SI VINCE CON IL FORZIERE IN VILLA
Più del fallimento Lehman è stata la crisi dei debiti sovrani a dare il colpo di grazia. E così «lui» è tornato di moda. Lui, l’oro, il bene rifugio per eccellenza. Da sempre. Solo che ora ha prodotto anche un «indotto». I caveau da casa, da villa. Ricordate i bunker antiatomici? Ecco, alcuni sono stati riconvertiti in casseforti. Ma molto più trendy oggi è il caveau personale, camera corazzata nel quale mettere in pila i lingottini, sovrapporre le scatole di bullion, le monete preziose. E magari anche qualche tela.
Paradosso nel fenomeno è la sua geografia. Più dell’Italia, è la Germania la grande protagonista del ritorno all’oro. Mentre i neo-consumatori di qualche tempo fa, le famiglie indiane che diventavano ricche e volevano mostrarlo, battono in ritirata e investono nella piccola azienda o fanno il proprio ingresso nella finanza, il ritorno al lingotto è un fenomeno «nostro», come del resto la crisi dei subprime e la paralisi economica. Comportamento forse all’apparenza un po’ «primitivo» ma che, se si pensa al caso Germania, dettato anche dalla memoria dei periodi di iperinflazione e di guerra, rappresenta in Occidente lo smarrimento della post-finanza, la disillusione da derivati, in breve: l’insicurezza di qualsiasi asset allocation che non prevede la proprietà certa e la custodia fisica del bene prezioso.
«La domanda di oro da parte dei privati è sensibilmente aumentata da circa un anno e mezzo», conferma Alessio Anfossi, presidente di Intercoins, casa fondata nel 1970, specializzata nella lavorazione dei metalli preziosi emolto attiva in lingotti e monete (che vende anche on line). «C’è stata la fuga dalle banconote e dai titoli. E si è notato un certo ritorno a monete e lingotti». Il grafico del prezzo lo dimostra: 720 dollari l’oncia nell’ottobre 2008, intorno a 1.100 alla fine del 2009, il record a metà giugno 2010 a quota 1.260 e ora si viaggia sui 1.190-1.200 dollari. Il parziale ridimensionamento viene spiegato dagli analisti, che confermano comunque previsioni a 1.500 dollari, con le stime per quest’anno di un sensibile calo degli acquisti in India (meno 36%, fonte: Bombay bullion market association) e soprattutto con la dichiarazione dello State administration of foreign exchange cinese che ha sì confermato l’oro come riserva ma non più come canale principale d’investimento da parte di Pechino.
Quindi, il fenomeno è «nostro». «Certo, la richiesta da privati è cresciuta dal 2008 del 30%», dice Graziella Gagliardi di 8853 spa, azienda specializzata nella commercializzazione di metalli preziosi puri o in forma di lingotti di varie pezzature, proprietaria anche del marchio Mario Villa, noto fra i «cultori» del banchi metalli. «I lingotti più richiesti per investimento sono quelli compresi fra 100 e 500 grammi, ma si arriva facilmente anche al chilogrammo. Facilmente trasportabili, se si pensa che come spessore il lingotto da un chilo è paragonabile se non inferiore a quello di un blackberry».
Già, ma siccome i clienti più facoltosi si portano a casa ben più di un blackberry d’oro, si pone il problema della custodia. E le casseforti tradizionali non bastano più. Ci vuole il caveau privato. chiaro che si tratta di boom relativi. E in aziende come la Conforti e la Parma Antonio & figli si ammette una limitata domanda privata, ma (in particolare per quanto riguarda la seconda), il mercato di riferimento resta sempre quello delle banche. Si sbilancia di più il gruppo Gunnebo, multinazionale svedese nel campo della sicurezza e proprietaria di marchi come Lips Vago, Fichet-Bauche e Rosegnrens, che sottolinea di aver registrato negli ultimi tre anni richieste di caveaux (intese come camere corazzate) anche da parte di privati. Una novità per un «prodotto» che, si precisa, ha tradizionalmente una clientela professionale, banche , industria orafa, grandi gioiellerie. Ma le tradizioni non tengono conto del panico da debito sovrano. E il caveau in villa diventa il rifugio del bene più rifugio di tutti.
Sergio Bocconi