Marco Imarisio, Corriere della Sera 16/7/2010; Marco Cremonesi e Elsa Muschella, Corriere della Sera 16/7/2010; Paolo Griseri e Vera Schiavazzi, la Repubblica 16/7/2010; Il Post 16/7/2010; Raphael Zanotti, La Stampa 16/7/2010; Raphael Zanotti, La Stampa 1, 16 luglio 2010
SCHEDONE SULLE ELEZIONI IN PIEMONTE DOPO LA SENTENZA DEL TAR
Il Tar del Piemonte giovedì 17/7 ha accolto in parte uno dei due ricorsi presentati all’indomani delle elezioni in Piemonte che hanno portato alla vittoria del leghista Roberto Corta per soli 9.200 voti. Il ricorso in questione è stato presentato da Udc e Verdi e riguarda tre liste di sostegno a Cota, ”Verdi Verdi”, ”Consumatori per Cota” e ”Al centro con Scanderebech”.
La prima era accusata di aver indotto gli elettori in confusione; la seconda di aver utilizzato il nome di Scanderebech, presidente del consiglio regionale con l’Udc per non raccogliere le firme, salvo poi uscire dall’Udc e sostenere Cota; la terza, ”Consumatori per Cota”, di aver cambiato in corsa, ragione sociale, dichiarando un apparentamento con la lista ”Consumatori con Ghigo” nonostante simolo e rappresentante di lista fossere diversi.
Il Tar ha respinto il ricorso nei confronti della lista ”Verdi Verdi” (32.000 voti presi) e ha accolto invece quello nei confronti delle altre due, stabilendo che i voti ricevuti – 14.980 in tutto, 12.154 per Scanderebech e 2.286 per i consumatori – dovranno essere ricontati e verificati scheda per scheda. Il riconteggio, se non ci saranno intoppi e se non interverrà il Consiglio di Stato con la sospensiva, avverrà all’inizio di settembre. Prima il collegio giudicante del Tar deve presentare le motivazioni della sentenza. Il conteggio spetta agli otto tribunali di provincia piemontesi.
C’è poi un altro ricorso ancora in ballo, presentato sempre dall’opposizione, con la firma dell’ex governatore Mercedes Bresso. Riguarda la lista di Michele Giovine ”Pensionati per Cota”. In questo caso il Tar ha sospeso il giudizio per permettere ai ricorrenti di presentare querela per falso (60 giorni di tempo). La nuova udienza del Tar è fissata per il 7 ottobre.
Intanto i pm di Torino Andrea Beconi e Patrizia Caputo hanno già aperto un’indagine penale contro Michele e Carlo Giovine, appurando che 18 delle 19 firme dei candidati in lista sono false: tutte apposte da Michele Giovine, capolista e autore della diciannovesima firma, e da suo padre Carlo (avrebbero arruolato, a loro insaputa, anche parenti ed ex fidanzate).
Nelle elezioni regionali dello scorso 28-29 marzo il leghista Roberto Cota, candidato del centrodestra, ha battuto la candidata del centrosinistra Mercedes Bresso per novemila voti (1.043.318 ovvero il 47,32% contro 1.033.946, il 46,90%), appena un terzo di quelli andati alla lista di Michele Giovine (il Partito dei pensionati conquistò 27.797 voti).
In Piemonte il voto per il candidato presidente è distinto e separato da quello per le liste a questo collegate: gli elettori possono attribuire un voto disgiunto, scegliendo di votare un candidato presidente e poi una lista tra quelle che non sostengono il candidato che hanno votato. Dall’altra parte, però, chi vota soltanto la lista vede il suo voto estendersi automaticamente al candidato presidente collegato alla lista.
SCENARI POSSIBILI DOPO LA SENTENZA (DALLA STAMPA DEL 17/7/2010) -
1° SCENARIO: NULLA CAMBIA
il caso che si verificherà nel caso i voti validi attribuiti a Cota siano tali da non far recuperare alla candidata del centrosinistra Mercedes Bresso lo scarto di 9260 voti. La volontà degli elettori sarebbe chiara, Cota presidente, e dunque salvaguardata. Le due liste eliminate, inoltre, non hanno espresso alcun consigliere, quindi decadrebbero senza che ciò modifichi la composizione dell’assemblea regionale.
2° SCENARIO: IL CONGELAMENTO
Situazione di stallo se il Consiglio di Stato dovesse accogliere il ricorso annunciato dai legali di Cota, sospendendo l’esecuzione della sentenza del Tar. Tutto resterebbe com’è oggi in attesa di una pronuncia nel merito. «Il riconteggio predisposto dal Tar sembra ledere il principio secondo cui un elettore, mettendo la croce su una lista, sapeva di votare anche per il presidente Cota», dichiara l’avvocato Carlo Emanuele Gallo. Il collega Luca Procacci aggiunge: «Inoltre c’è da considerare che la questione sulla lista Scanderebech era già stata affrontata dalle commissioni elettorali di Asti e Cuneo che avevano deliberato per l’ammissibilità della lista facendo differenza tra partito, da cui Scanderebech era stato espulso, e gruppo consiliare». Anche il centrosinistra medita di ricorrere, ma solo sul caso Giovine, la lista di firme false su cui pende un giudizio nel penale e per il quale il Tar ha chiesto la presentazione di una querela di falso al giudice civile allungando i tempi. I legali vorrebbero discuterlo subito, in ballo ci sono 27.000 voti. Ricorrere anche per il rigetto del ricorso dei Verdi, invece, rischierebbe di congelare il riconteggio. In entrambi i casi il Consiglio di Stato dovrebbe avere tempi celeri ed esprimersi prima dell’udienza del 7 ottobre.
3° SCENARIO: VINCE BRESSO
l’ipotesi sostenuta dai legali del centrosinistra. «Se il Tar avesse voluto tornare alle urne, che senso avrebbe ricontrollare le schede per verificare la volontà degli elettori?», si domanda l’avvocato Enrico Piovano. Secondo i legali del centrosinistra, se i voti validi attribuiti a Cota dovessero risultare insufficienti, sarebbe chiara la volontà degli elettori: Bresso presidente. Vista anche la maggioranza di voti presi in totale dalla coalizione del centrosinistra, il governatore Cota avrebbe vinto solo grazie ai voti indiretti ottenuti dalle liste farlocche.
4° SCENARIO: SI TORNA AL VOTO
un’altra delle ipotesi nel caso in cui Cota non ottenga voti validi sufficienti. Il riconteggio delle schede servirebbe al Tar non per dichiarare un altro vincitore, bensì per calcolare quanto le liste annullate hanno «inquinato» l’intero voto di marzo, tanto da determinare una maggioranza piuttosto che un’altra. Il centrosinistra aveva ragione ad avere dubbi, ma siccome l’atto impugnato è la proclamazione degli eletti e non quella di una maggioranza, il Tar sarebbe costretto ad annullare le elezioni e si dovrebbe dunque tornare alle urne.
BRESSO E CHIAMPARINO
L’ex presidente della regione Mercedes Bresso ha cambiato posizione in corso: era stata inizialmente promotrice del ricorso (Cota per questo la definì «un caso umano»), ma dopo qualche settimana ritirò la sua firma, chiedendo di fare altrettanto alle forze che l’avevano sottoscritto. Il ritiro della firma è stata frutto di un baratto che ha visto la Bresso premiata con la conferma alla presidenza del Comitato europeo delle Regioni. La versione della Bresso: «Cota mi ha spiegato che la questione del ricorso lo delegittimava e rendeva impossibile il dialogo. Poi è arrivata la proposta: io ritiravo la firma e lui avrebbe dato il via libera alla mia riconferma perché ci teneva che il Piemonte avesse quell’incarico».
Con l’avvicinarsi della sentenza del Tar però la Bresso è tornata all’attacco, dicendosi sicura che «entro metà luglio certamente verranno annullate le elezioni» e che «la vittoria è molto più che nell’aria». L’ex governatore è uscita allo scoperto soprattutto per fermare il piano del suo partito, il Pd, che in caso di nuove elezioni vuole cambiare candidato e affidarsi all’attuale sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Secondo i dirigenti del Pd, puntare ancora sulla Bresso porterebbe solo a una seconda sconfitta, mentre il primo cittadino torinese gode di un’ampia stima tra gli elettori piemontesi. Il fatto che poi Chiamparino debba lasciare la poltrona di sindaco è un problema minore, dal momento che il suo mandato scade il prossimo anno e che Piero Fassino non ha mai nascosto il desiderio di occuparsi della sua città. Dopo la sentenza del Tar del 15/7 la Bresso però ha detto: «Se il Consiglio di Stato non ribalta la sentenza, io torno presidente, ho dimostrato di essere nel giusto. Cota ha vinto le elezioni barando. stato un modo indegno di gareggiare».
COTA
L’attuale governatore leghista Roberto Cota ha ostentato tranquillità e sicurezza per settimane dicendosi certo che il Tar non avrebbe decretato una ripetizione del voto. Poi è apparso sempre più nervoso: qualche giorno fa, durante una seduta del Consiglio regionale, ha avvertito che «per usare un eufemismo, i piemontesi non la prenderebbero bene. [...] I golpe li fanno in Sudamerica, se accadesse qui sarebbe una rivolta. Non è facile rubare le elezioni». Per settimane Pdl e Lega hanno tappezzato Torino di manifesti con la faccia di Cota imbavagliata, e lunedì 28 circa cinquemila persone hanno partecipato a una fiaccolata «per difendere il voto dei piemontesi da chi non sa perdere». In testa al corteo cha ha attraversato il centro di Torino lo striscione: «Giù le mani dal voto. Il popolo è sovrano». Dopo la sentenza del Tar del 15/7 ha dichiarato: «Sono tranquillo. Io le elezioni le ho già vinte e le ho vinte con i voti dati al presidente, non con quelli delle liste».