Ettore Livini, la Repubblica 16/7/2010, 16 luglio 2010
BANCHE D´AFFARI ALLA RISCOSSA "BASTA CRITICHE" - MILANO
«Abbiamo tonnellate di capitale e di liquidità». A meno di due anni dal crac della Lehman Brothers, le grandi merchant bank americane continuano a macinare profitti e gaffe. L´ultimo uno-due l´ha regalato ieri Jp Morgan: il secondo trimestre dell´anno della società si è chiuso con 4,8 miliardi di profitti, una cifra da capogiro in un mondo che fatica ancora a emergere dalla crisi aperta dalla finanza allegra a stelle e strisce. L´arte del mea culpa non fa però parte del patrimonio genetico di Wall Street. Così Jamie Dimon, il numero uno della banca d´affari, ha celebrato il boom di redditività non solo squadernando senza pudore lo straordinario stato di salute del gruppo ma attaccando pure a testa bassa chi chiede regole più severe per il settore: «La denigrazione indiscriminata delle banche è sbagliata – ha detto – Ed è cattiva politica».
Un messaggio nemmeno troppo subliminale alla Casa Bianca e a Barak Obama impegnato ieri a spingere al Congresso la sua ambiziosa riforma finanziaria, osteggiatissima dalle grandi banche d´affari. Dimon, in fondo, gioca a carte scoperte. I soldi sono l´unica arma dei big della Borsa americana. La loro forza d´urto, grazie alle «tonnellate di liquidità» di cui favoleggia Dimon è superiore a quella dei governi. La Goldman Sachs starebbe trattando un accordo miliardario per chiudere le cause con la Sec (si parla di una multa di un miliardo, meno di quanto la società guadagna in un mese). E con tutti questi soldi in cassa – e grazie a un raffinato know-how sui meccanismi dei mercati e i segreti dei derivati – basta poco per far ballare interi stati e valute convincendo così anche i detrattori più insensibili che con Wall Street e i suoi tesoretti è meglio non scherzare.