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 2010  luglio 16 Venerdì calendario

L´AGCOM METTE FINE AL TELECOMANDO PAZZO VIA ALLA NUMERAZIONE AUTOMATICA DEI CANALI - ROMA

Nel vecchio Far West dell´etere, è arrivato uno sceriffo a mettere un po´ d´ordine e a imporre il rispetto della legge. A un mese dall´approvazione del Piano nazionale delle frequenze, l´Autorità per le Comunicazioni ha varato ieri la numerazione automatica dei canali per la tv digitale terrestre. E la decisione tocca direttamente tutti noi, cittadini e telespettatori, evitando così il rischio che si potrebbe chiamare in codice "telecomando pazzo", con i numeri dei tasti e dei rispettivi canali variabili da regione a regione.
Va chiarito subito che qui si parla di un sistema automatico, previsto - per così dire - alla fonte. Ma poi ognuno resterà libero comunque di modificare l´ordine secondo le proprie preferenze e abitudini, programmando diversamente il televisore. In questo modo, si rispettano i diritti acquisiti delle emittenti analogiche e contemporaneamente i gusti soggettivi del pubblico.
In pratica, i primi nove numeri rimarranno assegnati alle tv nazionali generaliste che detenevano già i titoli legali per essere considerate e definite come tali: e cioè, nell´ordine, le tre reti Rai, le tre Mediaset, La 7 e Mtv che fanno capo a Telecom e, al nono posto, Deejay Tv (ex Rete A) che appartiene al Gruppo Editoriale L´Espresso. Alle maggiori reti locali, su un totale di oltre 600, verranno attribuiti i numeri da 10 a 19. Poi, da 20 a 70, seguiranno le nazionali tematiche (quelle cosiddette semigeneraliste, quelle per bambini e ragazzi, quindi informazione, cultura, sport, musica e televendite). E infine, da 71 a 99, le altre locali minori.
Era stata proprio la lobby delle tv regionali, guidata dalle più potenti come Telenorba in Puglia e Videolina in Sardegna, ad alzare gli scudi contro l´orientamento dell´Authority, rivendicando una priorità in virtù della propria audience e nel segno di una sorta di "federalismo televisivo". Molti governatori e parlamentari erano scesi in campo a loro sostegno. Ma alla fine il Consiglio presieduto da Corrado Calabrò ha deciso a maggioranza di tenere fermi i criteri stabiliti dalla legge, in linea peraltro con le direttive europee in materia.
Il primo di questi principi è la semplificazione: diversificare i canali su base territoriale nella tastiera del telecomando sarebbe stato un controsenso e aggiungiamo pure un inutile supplizio quotidiano, in particolare per coloro che si spostano frequentemente da una regione all´altra. Per di più, l´ordine della numerazione - come già detto - resta facoltativo, consentendo a ciascuno di stabilire a piacimento quello che predilige. E una ricerca demoscopica commissionata dalla stessa Autorità aveva rivelato che il 57% dei telespettatori si comporta proprio in questo modo.
Ma c´erano soprattutto ragioni di ordine giuridico e di sistema a favore di una tale soluzione. Attribuendo i primi nove numeri alle tv nazionali, almeno sulla carta si può sperare di incentivare la concorrenza fra di loro e di alimentare quel pluralismo informativo che la transizione al digitale dovrebbe favorire, attraverso la moltiplicazione dei canali. Altrimenti, il risultato sarebbe stato quello di cristallizzare e consolidare le posizioni del vecchio duopolio Rai-Mediaset, penalizzando irrimediabilmente i competitor minori.
"Erano criteri doverosi - spiega il presidente Calabrò - a cui l´Authority non poteva non attenersi, nel rispetto della legislazione vigente". E aggiunge che l´inserimento di alcune tv locali nei primi nove posti, variando l´ordine da regione a regione, sarebbe stato anche di difficile attuazione per cause di ordine tecnico. Piuttosto, a suo avviso, queste potrebbero rimettere sul mercato una parte della loro dote di frequenze, per incrementare i ricavi e promuovere la diffusione della banda larga per gli apparecchi mobili, la cui rete è ormai alla saturazione.
Ora c´è da prevedere una raffica di ricorsi, ai Tribunali amministrativi regionali e anche a quelli civili, da parte delle tv locali. Ma all´interno di questo fronte non mancano posizioni differenziate: in Puglia, per esempio, ben 44 emittenti su 45 si sono dichiarate d´accordo con il posizionamento dal numero 10 al 19 sui telecomandi regionali. E in questo senso, dopo la delibera di ieri, ha espresso soddisfazione l´avvocato Marco Rossignoli, coordinatore dello schieramento Aeranti-Corallo, d´intesa con l´associazione Frt - Tv locali che rappresentano insieme la grande maggioranza del settore.
Nei prossimi giorni, toccherà comunque al ministero delle Comunicazioni assegnare formalmente i numeri dei canali, applicando la delibera dell´Autorità per non incorrere nell´accusa di un´interferenza politica. Anche in questo caso, per il governo guidato dal proprietario del maggiore polo televisivo privato si porrà ancora una volta una delicata questione di legittimità, in forza di un conflitto di interessi tuttora irrisolto.
Al Parlamento, spetta invece nominare un nuovo componente dell´Authority, in sostituzione di Giancarlo Innocenti, costretto a dimettersi perché indagato per concussione, in seguito alle pressioni di Silvio Berlusconi contro la trasmissione "Annozero". Trattandosi di un organismo "indipendente" per definizione, è auspicabile che la scelta ricada - come prescrive testualmente la legge - su una figura di "alta e riconosciuta professionalità", competente e soprattutto imparziale.