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 2010  luglio 16 Venerdì calendario

ALL’ESPRESSO ARRIVA UN DIRETTORE ANCOR PIU’ ANTIBERLUSCONIANO

Mai accettare un invito a pranzo dal­l’editore. Una colazione di lavoro, come si dice in questi casi. Così, Carlo de Benedetti ha congedato Daniela Hamaui. Dal 2 agosto il nuovo direttore dell’ Espresso sarà Bruno Manfellotto. Otto anni e mezzo fa Giulio An­selmi era stato silurato allo stesso modo, in uno scintillio di calici e posate. Dicono che la Hamaui abbia sgranato gli occhi. Incredu­la. E anche la redazione ci è rimasta di sasso: l’addio, per di più nel giorno in cui Nicola Cosentino si dimetteva da sottosegretario accusando proprio L’Espresso, diventa qua­si una beffa per la direttora. Che l’ha presa malissimo.
Ma la domanda che tutti si fanno ora è un’altra: come cambierà, se cambierà, la li­nea? Nessuno azzarda risposte tranchant, ci mancherebbe, non c’è stato il tempo per metabolizzare il cambio, ma l’impressione è che De Benedetti voglia un giornale più politico e insieme più aggressivo. Insom­ma, un antiberlusconismo aggiornato ai tempi, ovvero un ritorno all’antico: Al­l’ Espresso di Claudio Rinaldi, di cui Manfel­lotto fu braccio destro e vicedirettore, nel quinquennio ”92-’97,prima di intraprende­re una brillante carriera nelle province del­l’impero di re Carlo, dalla Gazzetta di Man­tova al Tirreno , fino alla direzione della cate­na dei quotidiani locali Finegil. Manfellotto sarà probabilmente un direttore politico. Più politico della Hamaui che aveva una sensibilità più spiccata per le questioni so­ciali, per le battaglie sui temi civili, per esem­pio la fecondazione assistita, ma scarse, scarsissime frequentazioni del Palazzo.
Certo, riconoscono in redazione, oggi la politica italiana si riduce a Berlusconi e din­torni.
Il centrosinistra ha l’elettroencefalo­gramma piatto, alla fine tutto ruota intorno al Cavaliere. E L’Espresso ha fatto di tutto per azzannarlo. La direzione dell’Hamaui si è progressivamente trasformata, anche con l’arrivo di un agguerrito manipolo di inchie­­stisti, in un assedio al Cavaliere e al suo go­verno: la cricca e Balducci, le escort, il caso Cosentino e via di questo passo. Ora, dopo molte vittorie e dopo aver creato imbarazzi a destra e sinistra, l’antiberlusconismo de­v’essere ritarato. E forse va ricostruito il rap­porto con pezzi della maggioranza in fibril­lazione, basti pensare ai finiani, e soprattut­to con quel centrosinistra che sembra non esistere più a Montecitorio e Palazzo Mada­ma e volare invece nelle pagine del tandem Repubblica-L’Espresso. Un centrosinistra maltrattato dalla direttora che al discorso del Lingotto dedicava una copertina assai insidiosa: Giro di Walter.
Insomma, De Benedetti non cambia li­nea. Il suo nemico, anzi la sua ossessione, resta il Cavaliere. Ma le grandi inchieste, i reportage e perfino le foto e i video delle fe­ste a Villa Certosa, che pure hanno trafitto il premier, non l’hanno abbattuto. Anzi, il Ca­valiere, pur fra infortuni e scivoloni, è sem­pre saldamente in sella. E allora De Benedet­ti deve inventarsi qualcosa di nuovo. Un nuovo che assomiglia a qualcosa che si era già visto all’epoca di Rinaldi. La stagione in cui la Repubblica benediceva la Bicamerale di D’Alema e il tentativo di avviare un per­corso comune fra i due poli, e L’Espresso, in un perfido gioco delle parti, si metteva di tra­verso e sparava in copertina il celebre ritrat­to di Dalemoni. Da qualche tempo, il setti­manale e il quotidiano sembrano l’uno il clone dell’altro. Forse, le antenne del grup­po hanno captato segnali di stanchezza nel pubblico che pure resiste nella crisi genera­le dell’editoria, e vogliono differenziare i due cugini di carta. La messa cantata a Re­pubblica, navigazione corsara all’Espresso. Ipotesi. La Hamaui, fulminata ma non ince­­nerita, andrà a dirigere il poker dei periodici di Repubblica: Il Venerdì, D, che è stata una sua invenzione, XL e Velvet . Qualcosa in più di un premio di consolazione. Ma anche un segnale nello stagno della sinistra italiana.