Enrico Franceschini, la Repubblica 16/7/2010, 16 luglio 2010
RIBELLARSI A TWITTER E LEGGERE CON LENTEZZA
Dopo lo Slow Food, lo Slow Travel e la Slow Life, è arrivato il momento dello Slow Reading. Partito da oltreoceano, quindi approdato in Inghilterra e nel resto d´Europa, un movimento composto da accademici, scrittori, critici letterari, librai e naturalmente lettori, poiché di questo essenzialmente si tratta, sta cercando di promuovere una rivoluzione nel nostro rapporto con i libri e in generale con ogni testo scritto: leggere con lentezza, in un mondo che ci spinge a leggere sempre più in fretta. Uno slogan che significa leggere volumi ponderosi, ribellandosi alla tendenza a pubblicare libri sempre più brevi e articoli sempre più corti su giornali o siti internet. La parola d´ordine è sprofondare senza timore tra centinaia, migliaia di pagine, anziché limitarsi a spulciare e scannerizzare. Se l´elogio della lentezza vale per la buona tavola e per le vacanze, perché non dovrebbe avere senso anche per la mente, si chiedono i propositori della campagna.
State ancora leggendo? Probabile vi siate già stancati, secondo un paio di recenti indagini statistiche: uno studio del Poynter Institute´s Eyetrack e uno della Nielsen affermano che molti di noi hanno perso la concentrazione necessaria a leggere un testo fino in fondo. Colpa di internet, secondo Nicholas Carr, autore di The shallow (Il bassofondo), in cui sostiene che l´abitudine a leggere online, e a venire continuamente interrotti da email, sms ed altre forme di comunicazione digitale, sta danneggiando le facoltà mentali necessarie ad assorbire informazioni voluminose e complesse. Studi scientifici confermano che l´attention span, la capacità di rimanere concentrati su una singola questione, è in diminuzione costante, specie trai più giovani. Nel frattempo perfino la letteratura viene data in pasto a Twitter, con Shakespeare, l´Odissea e Jane Austen sintetizzati in 160 battute.
I seguaci dello Slow Reading propongono per prima cosa di spegnere computer e telefonino, almeno quando si prende in mano un libro (o al limite l´iPad). «Se vuoi capire cosa dice veramente un testo, se vuoi interiorizzarlo, se vuoi sentire dentro di te la voce dello scrittore, devi leggerlo lentamente», afferma John Miedena, autore di Slow reading, il libro che ha contribuito a lanciare il movimento. «Non si può soccombere alla Twitterizzazione della letteratura, al "breve è bello" ad ogni costo». Tracy Seely, docente di letteratura alla San Francisco University, scrive un blog chiamato appunto "Slow reading", in cui offre suggerimenti e regole per riappropriarsi della lettura lenta. In un articolo sulla London Review of Books, Keith Thomas, storico di Oxford, critica la crescente prassi tra ricercatori e accademici a usare motori di ricerca per cercare la parola e la parte di un testo da leggere, saltando tutto quel che viene prima e dopo. In Italia c´è il progetto Slow Book, che mira a coinvolgere editori, librai, lettori verso una produzione letteraria contraria ai best-seller di 200 pagine da consumare voracemente. E il quotidiano Guardian di Londra prova a indicare alcuni dei titoli in cui perdersi con lentezza: si va da Alla ricerca del tempo perduto di Proust a Guerra e pace di Tolstoj, da Le origini della specie di Darwin a La coppa d´oro di Henry James.
Non tutti concordano. Pierre Bayard, un professore di letteratura francese, ha scritto un saggio provocatoriamente intitolato Come parlare di libri che non avete letto: è assolutamente possibile, questa la sua tesi, avere un´appassionata conversazione su un testo a cui si è data soltanto un´occhiata o che si conosce solo attraverso recensioni. Tracy Selley, la docente della San Francisco University, obietta: «Per fare due chiacchiere in bus, magari è possibile. Ma per il genere di lettura che richiedo ai miei studenti, le parole contano e bisogna leggerle tutte». Altri commentano che la lentezza nella lettura è spesso necessaria e talvolta fonte di sublime piacere, ma non vale per tutti i libri e tutti i testi: «Se leggo Joyce, devo rallentare», osserva il critico Henry Hitchings, «ma se leggo un giallo di Grisham in aereo non c´è niente di male a correre per scoprire come va a finire, magari saltando pure qualche pagina». Forse, per mettere tutti d´accordo, non resta che la massima del filosofo Francis Bacon: «Alcuni libri vanno assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti».