Alessandro Pasini, Corriere della Sera 15/07/2010, 15 luglio 2010
LA SFIDA DI ROSSI
Ci si rivede oggi, località Sachsenring, ex Germania Est, appena 40 giorni dopo l’incidente del Mugello. L’ultima radiografia ha dato esito positivo e, incassato oggi il probabile o.k. del medico del circuito (il collaudatore Wataru Yoshikawa è stato comunque convocato dalla Yamaha per sicurezza), Valentino Rossi sarà pronto a risalire in sella domani per le prime prove del Gp di Germania di domenica. «Sono veramente eccitato – ha detto il Dottore ”. Le prove sono andate bene, ma so che con la M1 sarà un’altra cosa e potrebbe essere dura per me. Però mi manca troppo la mia moto e il mio team e io voglio provare. Non vedo l’ora di ritrovare tutti nel paddock».
un rientro lampo, clamoroso, per qualcuno forzato e inutile, in realtà non del tutto inatteso, per una lunga serie di motivi. Anzitutto, medici: già altri piloti in passato sono tornati abili e arruolati in meno di due mesi da una frattura simile. Il pilota non è il calciatore o un giocatore di basket: la funzionalità limitata non pregiudica la guida di una moto e questo si sapeva fin da subito. Si trattava, casomai, di capire se la guarigione della frattura esposta e scomposta a tibia e perone sarebbe avvenuta regolarmente. Così è stato. Altra storia è lo stato della spalla destra, il vero problema di Rossi. Ma con quello il Dottore avrebbe dovuto convivere comunque fino al probabile intervento di fine stagione.
Poi c’entra il Dna. Valentino ha la moto nel sangue e non è un modo di dire. Il luogo comune di un pilota imborghesito a 31 anni da successi, soldi e fama planetaria si è scontrato con la realtà di un uomo che ha un solo obiettivo: correre veloce e vincere. «Mi ero stancato di stare a casa», ha detto Rossi e non si fatica a crederlo. Un pilota è infelice senza moto: per questo, appena ha potuto, Vale è tornato a guidarne una. Sta tutto nei cromosomi. Infatti, nessuno dei suoi colleghi lo considera né pazzo né eroe: ognuno di questi eroici matti motociclisti, uomini a parte con un proprio codice e una propria personalissima soglia del dolore e della paura, avrebbe provato a fare come lui. «Non mi meraviglia che torni’ ha detto non a caso Giacomo Agostini ”. Si vede che ha sangue e ossa buone».
Infine, conta l’orgoglio. Quattro gare senza correre per uno che ne aveva fatte 230 consecutive in 15 anni sono una bella botta psicologica a prescindere. Quattro gare di stop mentre il tuo compagno/nemico di squadra Jorge Lorenzo vola a prendersi il titolo mondiale che solo tu avresti potuto contendergli sono un affronto. Non è difficile immaginare che cos’avrà pensato Rossi vedendo lo spagnolo conquistare tre primi posti e un secondo e andare a più 104 punti in classifica. Il rientro, nella testa di Rossi, è così necessario per ristabilire, nella MotoGp e in quel box Yamaha che lascerà presto, certi valori che nella sua testa sono ovvi, come hanno dimostrato anche i due test sostenuti in pista con la Yamaha Superbike mercoledì 7 luglio aMisano e lunedì scorso a Brno: tempi ottimi, polso sempre vivo, reattività sempre la stessa. Stando così le cose, che cosa sarà mai una tibia chiodata?
Detto (e non è un particolare da poco) che il Motomondiale – organizzatori, media, sponsor – si sta fregando le mani per il ritorno della gallina dalle uova d’oro, adesso naturalmente si tratterà di capire se – come vorrebbe per esempio papà Graziano – Vale interpreterà questa gara e quella di Laguna Seca il 25 luglio come «rodaggio» in vista delle prossime, oppure se cederà da subito alla propria natura di fighter.
L’idea di un Rossi che che si trattiene vedendo Lorenzo nei suoi paraggi assomiglia a una barzelletta, ma può darsi che per una volta la logica prevalga sull’istinto. Anche questa, in fondo, sarebbe una bella sfida. L’ennesima di una carriera irripetibile ma non l’ultima, visto che per la prossima’ il salto in Ducati nel 2011 – manca solo l’annuncio ufficiale. Da fare in pista, di nuovo sani e vincenti.
Alessandro Pasini