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 2010  luglio 15 Giovedì calendario

DENIS VERDINI: VADO AVANTI. CHI MI ATTACCA HA AVUTO TANTO MA NON DA’ NULLA

«Ciao presidente, grazie». La voce di Denis Verdini va e viene, c’è parecchio rumore di fondo nell’anticamera di palazzo Grazioli, dov’è il momento dei saluti. «Ho appena finito la riunione, alla quale ribadisco di avere preso parte come coordinatore nazionale del Pdl. Non ero io l’oggetto del contendere». L’uomo è un osso duro, questo lo riconoscono tutti, amici e nemici, con l’ultima categoria che va crescendo in modo esponenziale. Fuori e dentro il Pdl, anche a casa sua.
La fronda si allarga ogni giorno di più, coagula giovani leoni e vecchi navigatori da sempre in dissidio con Verdini. «In Toscana c’è un problema di etica» ha tuonato il deputato fiorentino Alessio Bonciani. I rivoltosi hanno trovato una sponda inaspettata in Deborah Bergamini. «L’epurazione di chi
non si allinea alle logiche di potere imposto’ ha detto la deputata fedelissima di Berlusconi’ rende manifesto il carattere "sovietico" dell’attuale Pdl toscano». Sono giorni complicati, e lo è stata anche la trattativa per parlare con Verdini. Vietata ogni domanda «giudiziaria», si parla solo di politica. Anche se, davvero, è inevitabile non cominciare dalla presunta P3 e affini. «Sono vittima di un paradosso. Non ho mai complottato o tramato, non ho fatto nulla di quel che mi viene rimproverato. Sono in grado di chiarire ogni singolo fatto, e presto lo farò».
Onorevole Verdini, riconosce però che le inchieste l’hanno molto indebolita?
«Le mie vicissitudini giudiziarie forniscono l’occasione per attaccarmi a chi lo voleva fare da tempo. Questo non posso certo negarlo».
I suoi «nemici» interni sostengono
che in Toscana e non solo occorrerebbe essere al di sopra di ogni sospetto.
«La questione èmalposta. Imiei critici si fanno domande sbagliate e si rispondono di conseguenza. La vera domanda da farsi sarebbe un’altra».
Quale?
«Come mai in Toscana, dove nascono le mie vicende giudiziarie, la magistratura guarda solo da una parte? Il "mio" Pdl governa solo un quinto dei Comuni, solo un capoluogo di provincia, come Lucca. Eppure i pmpicchiano sempre in una sola direzione. Chissà perché i miei detrattori non si fanno questa domanda. Me lo chiedo anch’io».
Amareggiato?
«Per la fronda interna? Ma no. Sono fatti normali. Succede, nella vita. Molti
di quelli che in questi giorni sentenziano sul mio conto, dal partito hanno avuto solo vantaggi, ma non hanno mai dato nulla. Hanno prodotto e continuano a produrre solo parole, che ovviamente lasciano il tempo che trovano».
Inchieste a parte, lei non ha davvero nulla da rimproverarsi?
«No, non credo. Io ho fatto un lavoro e continuerò a farlo: costruire il Pdl».
Certe volte non si capisce bene di cosa si tratti.
«I contestatori, quelli che parlano sui giornali per dividere e non per unire, non hanno capito l’idea che sta alla base del Pdl, continuano a vagheggiare un partito di stampo ottocentesco, dove ognuno trova le sue piccole nicchie di potere. Non è così».
E dunque, cos’è il Pdl?
«Un partito che crea un rapporto diretto tra il leader, Silvio Berlusconi, e gli elettori. Il Pdl dovrebbe essere lo strumento di collegamento, a sostegno del leader. In Toscana, in ogni regione, ovunque».
Ammetterà che non tutti possano essere d’accordo con questa visione.
«C’è chi vede le cose in maniera molto diversa, lo dimostrano le cronache degli ultimi mesi. Ma dal 1994 ad oggi, tutti quelli che non hanno avuto questa idea del partito ne sono finiti ai margini. Non si rendono conto che questo è quel che ci chiedono gli elettori».
L’obbedienza assoluta?
«Metterla così è riduttivo. Si tratta di un’idea nuova. Di un progetto, la costruzione di un partito, che al suo centro ha Silvio Berlusconi. Ognuno di noi ha pochi meriti, io per primo. Passa tutto attraverso il Presidente, negarlo
è stupido».
In questi giorni il Pdl è tutto fuorché il Partito dell’amore.
«Chi solleva polemica lo fa soltanto perché si sente ai margini e vuole contare di più».
Anche nella sua Toscana, dove si parla apertamente di epurazioni?
«Dappertutto. Se il rinnovamento investe quelli che lo subiscono, è normale che vi siano proteste. Ma si parla sempre di gente che da Forza Italia prima e dal Pdl poi non ha avuto altro che onori. Se ogni tanto si è costretti a lasciare un determinato ruolo, non è mica un fatto straordinario. Può succedere».
Come finirà per lei?
«Conosco la vita, certe cose le metto in conto. Non mi fa piacere quel che sto subendo. Ma vado avanti».
Marco Imarisio