DAVIDE CARLUCCI e PIERO COLAPRICO, la Repubblica 15/7/2010, 15 luglio 2010
PISTOLA IN PUGNO MI FECERO MANGIARE LE CAMBIALI" - MILANO
Rapporti, amicizie, appoggi. Di questo vivevano i clan in Lombardia, come mostra il maxi blitz della Dda di Milano, per il quale ieri sono cominciati i primi interrogatori. E forse non farà piacere a Letizia Moratti sapere che uno degli indagati è entrato in largo Treves, in uno degli assessorati più cari al sindaco. La traccia, precisa, è nel fascicolo sugli usurai Valle. Ecco uno del loro giro, Giulio Lampada (fratello di Francesco, arrestato il primo luglio), andare a trovare, insieme all´onorevole Francesco Morelli, del Pdl, Carmela Madaffari.
[ANDIAMO A TROVARE CARMELINA]
la superpagata dirigente del settore famiglia, scuola e politiche sociali del Comune di Milano, la cui nomina, voluta dal sindaco in persona, fu molto contestata. Anche perché la dirigente era appena stata mandata via dall´Asl di Locri, commissariata dopo l´omicidio Fortugno. «Andiamo a trovare Carmelina», dicono Morelli e Lampada, considerato dagli investigatori di Reggio e di Milano un «riciclatore» dei soldi dei clan.
[Altri consiglieri pdl]
Ma chi può saperlo? A Milano Lampada ha costruito un impero immobiliare e imprenditoriale piazzando le sue slot machine nei bar. Poi ha cominciato a comprarli direttamente, i bar - dodici in due anni - spingendosi infine verso le attività finanziario-immobiliari. E, soprattutto, Giulio Lampada è il "braccio politico" della famiglia: fa da ponte tra il mondo della politica calabrese e quella lombarda, mette in contatto Morelli con Armando Vagliati, consigliere comunale a Milano, che lo introduce nel 2006 a una festa per l´elezione della Moratti. Ha contatti anche con Giovanni Pezzimenti, altro consigliere comunale Pdl e, soprattutto, ha ottimi rapporti anche con Antonino Oliviero, ex assessore provinciale dell´Udeur passato poi da Penati a Podestà, indagato nell´inchiesta sulla Perego strade.
[con la pistola in bocca]
questa zona grigia, di difficile lettura, che inquieta gli investigatori. Ora i contatti con la politica non sono mai mancati. Carlo Antonio Chiriaco, il direttore generale della Asl di Pavia, comprava i voti per Giancarlo Abelli, braccio destro di Roberto Formigoni sulla sanità lombarda. Delega il boss Pino Neri, che intercettato dice: «Giuro che farei la campagna elettorale per lui come fosse la prima volta, con la pistola in bocca, perché chi non lo vota gli sparo». Nel periodo in cui Chiriaco è stato direttore sanitario nelle cliniche pavesi hanno trovato ospitalità boss come Francesco Pelle, accusato della strage di Duisburg. O come Pasquale Barbaro, ha effettuato ben undici visite. Interrogato dal giudice Andrea Ghinetti, ieri Chiriaco ha parlato per tre ore. «I soldi per le elezioni? Solo rimborsi elettorali». E l´intercettazione in cui si vanta di aver fondato la ”ndrangheta a Pavia? «Pura ironia».
[La bottiglia incendiaria]
Ma esistono storie molto curiose, in politica, come quella minore che succede il 4 giugno 2009 a Desio: davanti al suo ambulatorio, un medico trova una bottiglia con la benzina e attaccati «i santini elettorali raffiguranti il cognome del figlio» e quattro proiettili. Il figlio, Giuseppe Cuva, racconta allora ai carabinieri che «circa due settimane prima del rinvenimento della bottiglia riceveva una telefonata con la quale lo invitavano ad allontanarsi da Cesano Maderno per andare a procurarsi i voti a Desio altrimenti avrebbe passato dei guai fino al termine della campagna elettorale. E circa sei giorni prima, sulla vettura aveva trovato la scritta «vai via da Cesano» con pennarello rosso».
[Il capitale sociale]
Gli ”ndranghetisti, scrivono i magistrati, dispongono di un «capitale sociale», una serie di rapporti con uomini delle istituzioni, delle forze dell´ordine e dell´economia. Cosimo Barranca, leader della locale più importante, quella milanese, ha rapporti con Pietro Pilello, presidente del collegio sindacale dell´Ente Fiera di Milano e sindaco di varie società, dalla MMspa alla Finlombarda, dall´Agenzia Milano Metropoli alla Fiumicino Emergia, fino alla Rai Way. Pilello, che con lui è in una «condizione di sudditanza», vuole presentargli dei candidati a un´elezione locale. Il direttore sanitario del carcere di Monza, Francesco Bertè, chiede un appoggio elettorale al boss Rocco Cristello. Si mette a disposizione dei clan anche un comandante di polizia locale, un funzionario dell´Agenzia delle Dogane, un ufficiale della Guardia di Finanza, e alcuni carabinieri, uno dei quali in servizio presso la Direzione distrettuale antimafia.
[La cambiale mangiata]
Decine di imprenditori, negli atti raccolti da Ilda Boccassini, per colpa della crisi, si sono rivolti a chi denaro ne aveva, e tanto. Ma restituire il prestito non è facile. I carabinieri riescono a parlare con Fabio, un «usurato», un debitore delle cosche. Il quale racconta: «Sono stato invitato a prendere un caffè, ero tranquillo perché Alessio Novella (un boss, ndr) con me non era mai stato aggressivo». Insomma, ci si poteva fidare: «Sorpassato il bar in auto, siamo andati nei box, Novella mi ha fatto sedere rimanendo tranquillo, poi ha chiamato qualcuno con il citofono, sito all´interno del box. Ha preso una pistola automatica e mi ha colpito. Quindi ha tirato fuori due cambiali che non avevo pagato e mi ha chiesto di mangiarle». Fabio mangia, nel box arrivano altri a guardare la scena, compreso «un ragazzo che non avevo mai visto e mi ha dato un calcio dicendo che dovevo guardare le persone quando parlavo».
[a polsi]
Al vertice della Cupola calabrese c´era Domenico Oppedisano, incoronato nel santuario di Polsi, come hanno mostrato i filmati dei carabinieri. «Se non abbasso la testa io...su una cosa...non c´è niente per nessuno!», diceva il boss. Ieri i fedeli del santuario erano indignati: «Siamo qui per pregare».