Riccardo Sorrentino, Il Sole-24 Ore 15/7/2010;, 15 luglio 2010
CRESCITA DEL 19% PER SINGAPORE
Sembrava condannata a una lenta frenata. Non è mai stata così veloce. L’attività economica di Singapore ha segnato in primavera l’incremento maggiore del dopoguerra: il prodotto interno lordo è cresciuto del 19,3% rispetto al secondo trimestre del 2009.
un risultato eccezionale; ma Singapore ha abituato gli economisti a ritmi di espansione e contrazione molto serrati. Anche dopo la recente crisi: i valori annualizzati - che sono un po’ come guardare le statistiche con la lente d’ingrandimento- parlano di un aumento del 26% nel trimestre appena concluso e del 45,9%nell’inverno (gennaio-marzo 2010), dopo il -1% dell’autunno 2009 e il +11% dell’estate.
Sono ritmi impressionanti, anche nella loro variabilità. E anche i risultati di questa primavera potrebbero quindi non essere ripetibili nella seconda metà dell’anno, come segnala anche il rallentamento dei dati trimestrali rispetto alla stagione invernale. Sono il frutto, infatti, di un’inatteso balzo della produzione del settore farmaceutico, che è aumentata del 117% annuo e ha così spinto il manifatturiero (+63%, in rallentamento dal 201% del trimestre precedente).L’incremento delle costruzioni pubbliche (+35,9%) e dei servizi, più lento (+11,4%) indica comunque un’economia in espansione che, secondo le previsioni ufficiali, potrebbe chiudere il 2010 con una crescita del 13-15%, e non del 7-9% indicato fino all’altro ieri (secondo un sondaggio Reuters, dovrebbe attestarsi al 10,6%). A fine anno Singapore potrebbe quindi superare - sottolinea Matt Hildebrandt di JPMorgan, il record del +14,3% segnato nel 1968.
I presupposti ci sono tutti. Al di là del settore farmaceutico, il ministero del Commercio ha segnalato anche i discreti risultati dell’elettronica, un discreto traino delle esportazioni,l’effetto dell’apertura dei casinò dei cosiddetti Integrated Resort e il buon andamento dei mercati finanziari. anche vero, nota però lo stesso dicastero, che peseranno nell’immediato futuro le difficoltà degli Stati Uniti e dell’Europa e la chiusura per manutenzione di alcune imprese di biomedicina del cluster
biotecnologico su cui il governo ha puntato per rinnovare i successi della città-stato, dove libero mercato e intervento pubblico - ma non, purtroppo, la democrazia - convivono in modo efficiente.L’industria farmaceutica - spiega Wai Ho Leong di Barclays - è infatti già la seconda del paese «e copre il 17,8% della produzione manifatturiera e il 4,5% del Pil».
Se i ritmi della primavera non potranno essere ripetuti facilmente, l’economia- continua Leong - potrà però presto beneficiare del risultato di importanti investimenti diretti esteri: tra questi tre impianti per la produzione di vaccini; la "fabbrica del futuro" della Rolls-Royce, che produrrà motori per aerei; e il completamento del maggiore impianto di pannelli solari del mondo, oltre ai numerosi interventi infrastrutturali pubblici.
Nel medio periodo, quindi, il paese dovrebbe continuare a crescere piuttosto rapidamente, al punto da creare il rischio di un surriscaldamento. Come in Cina - che oggi annuncerà il suoi dati del Pil - anche a Singapore i prezzi degli immobili si stanno gonfiando. «Il prezzo medio delle case è aumentato del 31,3%, a giugno 2010, dal punto più basso del ciclo, nel giugno 2009», aggiunge Leong. Il problema può essere un po’ più delicato che altrove, qui: innanzitutto per le ridotte dimensioni del paese, che è grande poco più della metà di Roma per cinque milioni di abitanti; poi perché l’autorità monetaria non usa la leva dei tassi di interesse - utile anche se da maneggiare con mille accorgimenti per contrastare l’inflazione finanziaria - ma quella della valuta, tenuta sotto stretto controllo per dosare importazioni ed esportazioni.
Su un orizzonte più lungo, ma con effetti anche immediati, la sfida di Singapore resta quella di tenere alta la produttività: l’obiettivo ufficiale è di aumentarla del 2-3% ogni anno per dieci anni, anche per assorbire, senza pressioni inflazionistiche, l’aumento del costo del lavoro, che diventa via via meno disponibile. La strategia dipende però dalla bontà delle scelte del governo, che ha individuato dieci settori prioritari a cui dedicare le proprie attenzioni: saranno davvero quelli vincenti? Giunta ormai l’economia alla frontiera tecnologica, possono le decisioni centralizzate di una burocrazia, sia pure attenta, essere ancora efficaci? La risposta è attesa da tutta l’Asia che guarda alla città stato come un’avanguardia:per l’andamento del ciclo, come per le grandi strategie di politica economica.