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 2010  luglio 15 Giovedì calendario

REMAINDERS, LA LIBRERIA PIù AMATA


Meno male che per una volta c’è il lieto fine. Che la "Libreria Remainders" di Piazza San Silvestro a Roma, che il prossimo 31 luglio verrà sloggiata dai locali dov’era da vent’anni, meta abituale di pellegrinaggio da parte di noi meschini che amiamo i libri specie se rari e desueti, resusciterà nei locali di proprietà del Comune che il sindaco Gianni Alemanno s’è impegnato a trovare al più presto.La morte di quella libreria sarebbe stata una ferita simbolica per la capitale. E del resto le cose sono purtroppo molto semplici.

Vendere libri è il mestiere economicamente più sciagurato al mondo. E perché vendi una merce quantitativamente poco appetita e perché hai su quella merce un ricarico miserrimo, il 26 per cento netto una volta tolte le spese, e sempre che tu non faccia uno sconto al cliente affezionato. Impossibile per chi vende libri sopportare i raddoppi di affitto richiesti da proprietari delle mura che quegli aumenti li ottengono facilmente da chi sbatte in vetrina jeans sui quali il ricarico è a dir poco del 100%. In Italia succede a ogni momento, che le piccole librerie storiche alzino bandiera bianca.

A Milano s’è fatta drammatica la situazione della "Milano libri", una delle più belle librerie italiane, quella dov’era nata la leggendaria rivista di fumetti "Linus". Ancora a Milano aveva provocato una sollevazione della cultura cittadina la richiesta fatta dal Comune, proprietario delle mura, a una libreria indispensabile a chi segue le vicende dell’arte contemporanea, quella piccola ma formidabile "Libreria Bocca" che nemmeno in sogno potrebbe pagare un affitto annuo che da circa 30mila euro dovrebbe passare a poco meno di 70mila.
A Roma la libreria "Al ferro di cavallo" ha sloggiato dai suoi storici locali di via Ripetta, dove tra anni Cinquanta e Ottanta ha fatto tutt’uno con la più vitale cultura romana, e ci trovavi libri di fotografia o d’arte che non avresti trovato da nessun’altra parte: adesso s’è spostata in locali molto più umili in via del Governo Vecchio. Così come s’è spostato da Corso Rinascimento, e per fortuna solo di un centinaio di metri, Giorgio Mosci, la cui libreria "Coliseum" è una delle migliori d’Italia per chi cerca libri editi nel secondo dopoguerra e oggi fuori catalogo.

Spieghiamoci meglio, per farvi capire perché librerie come la"Remainders" sono indispensabili e tanto più in una città come Roma che di librerie antiquarie non ne ha nemmeno dieci contro le circa 400 di Parigi. Succede di fatti che l’80 o forse il 90% dei libri editi in Italia dopo sei mesi scompaia dalle librerie. E poco importa che talvolta siano dei libri di valore, talvolta indispensabili. Il fatto è che non sono andati bene commercialmente e dunque spariscono. Per un autore di libri andare in una libreria "Remainder’s" era una sorta di rischio. Se ci trovavi un tuo libro, voleva dire che l’editore se n’era sbarazzato. Era un verdetto, commercialmente, di morte.

Ecco perché ci trovavi libri bellissimi che non avevano avuto una gran fortuna, libri piccini editi da Scheiwiller, libri del declinante Vallecchi degli anni Cinquanta, eccellenti saggi rossi della Einaudi che alla prima botta avevano venduto sì e no 1.000 copie, o magari i libri di un grande scrittore come Antonio Pizzuto che Roberto Lerici aveva avuto il coraggio di pubblicare e che non vendevano neppure una copia: per anni i frequentatori della "Remainders"li hanno comprati a metà prezzo e oggi hanno valutazioni mica da ridere in antiquariato. Libri rari, preziosi. E che troverete rarissimamente nei siti. Provate a cercare un libro edito dieci o vent’anni fa di cui abbiate bisogno per motivi di lavoro o di studio. Non lo troverete. un mercato "altro"e arduo rispetto alle librerie correnti, dove trovi novità e best-seller.

E tanto per farvi un esempio. Ho appena finito di leggere una chicca einaudiana del 2008, in cui erano raccolte le lettere inviate dal grande Federico Zeri alla redazione dell’Einaudi al tempo in cui era nata la collaborazione del grande critico con la casa editrice torinese. Zeri cita a bizzeffe libri mirabili editi nei ’60 e divenuti introvabili.

A un certo punto racconta il suo entusiasmo per un volume del 1961 di Raffaello Giolli, lo storico e critico d’arte morto nel gennaio 1945, il libro che Einaudi aveva edito nel 1961 col titolo "La disfatta dell’Ottocento". un libro di cui lo so da tempo quanto sia importante, ma che purtroppo non ho. Ho subito telefonato al mio amico Mosci per chiederglielo. S’è messo a ridere. Perché è un libro divenuto rarissimo, «un fantasma», e figuratevi se un editore di adesso lo ripubblica. E comunque mi ha detto che farà di tutto per trovarmelo. Meno male che Mosci c’è.