Natalia Aspesi, la Repubblica 15/7/2010, 15 luglio 2010
L’ITALIA DEL DELITTO D’ONORE
L’anno prossimo, nell’agosto del 2011, volendo, si potrebbe festeggiare il ventennale della legge 442: quella che, dopo il divorzio, il nuovo diritto di famiglia e il referendum sull´aborto, ha cancellato finalmente l’art. 587 del codice penale, che contemplava il delitto d’onore. Per questo sino al 1981, che non è Medioevo, in Italia se ammazzavi una tua donna, moglie sorella o figlia, ”in relazione carnale”, pazienza, il fatto poteva essere punito con reclusione minima: bastava che l’assassino si trovasse nello ”stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia”. Chissà se ai tanti assassini di donne di questa estate pazza gli è rimasta dentro questa scusante, l’idea che basta essere molto arrabbiati per avere diritto all’ammazzamento. Può darsi che l’onore, sentimento molto obsoleto, sia tornato a rifugiarsi tra le gambe di lei. Anzi di lui. E viene in mente l’arringa di in principe del foro calabrese che fece assolvere un uxoricida gridando ”Se sei tradito uccidi, lo gridano i tuoi avi da millenni, te lo gridano i tuoi morti da tutte le fosse. Uccidi, se no sei disonorato due volte”.