Rino Formica, Il Folgio 08/07/2010, 8 luglio 2010
LETTERE
Al direttore - Sofri scrive sul libero Foglio una lettera aperta a Marco Pannella, ”fratello e compagno”, per difendere Massimo D’Alema, che viene definito ”fisicamente molto amico” (sic!). Tutto logico ciò che Sofri elenca per stabilire che Berlusconi e D’Alema non sono fratelli gemelli, né sono alleati ”occulti” per prolungare la stagione della ”peste italiana”. Ma non mi sembra essere questo il punto centrale della requisitoria di Marco. Egli ritiene che Berlusconi e D’Alema siano figli della stagione eterna del compromesso – connubio che ha regolato la vita politica italiana sia nella Prima Repubblica, sia in questi ultimi 20 anni. E’ certo che tra i due vi sia una diversa valutazione della necessità dello stare insieme. Per Berlusconi il fine della politica di compromesso è avere mano libera per ”fare” (non solo affari!), per D’Alema il fine della politica è l’egemonia nel potere per chi è stato scelto ”dalla vita”. Per Berlusconi la dialettica democratica è una variabile subordinata alle essenziali ragioni della competizione economica. Per D’Alema l’alternativa democratica è una manifestazione di opportunità per aprire la strada non più a una classe operaia egemone (che è in declino) ma a una élite egemone e illuminata che sappia distribuire con equità potere e favori. In mezzo c’è Marco che rivendica il diritto a sognare perché la peste non può essere eterna. Sofri, come molti di noi, dovrebbe difendere il giusto diritto di Marco. Caro Sofri, se, come tu auspichi, Marco e i radicali dovessero avere a cuore il destino del Pd e il Pd quello dei radicali, avremmo un piccolo connubio. Ma una piccola peste è sempre una peste.
Rino Formica
Non vorrei contraddire un sapiente, ma del connubio è figlia non già la Repubblica, Prima o Seconda, bensì l’Italia intera o unita. Cavour era tutto un compromesso storico e un articolo 7 concordatario (Porta Pia non riguarda il fondatore della nazione). Figli della grandissima peste.