Gianni Barbacetto, il Fatto Quotidiano 13/7/2010;, 13 luglio 2010
LO ”SPACCIO” DEL GENERALE GANZER CONDANNATO A 14 ANNI
Condannati. I vertici del corpo d’eccellenza dei carabinieri agivano fuori da ogni regola, pur di realizzare ”brillanti operazioni” antidroga. Si trasformavano perfino in spacciatori, con una gestione ”allegra” della cocaina sequestrata ai trafficanti. Dopo un’indagine lunghissima e un processo interminabile, ieri è arrivata la sentenza dell’ottava sezione penale del tribunale di Milano. Quattordici anni di carcere al generale Giampaolo Ganzer, comandante del Raggruppamento operativo speciale (Ros), sette anni e dieci mesi al suo ex braccio destro, il colonnello Mauro Obinu, ora in forza all’Aise, il servizio segreto per l’estero. Il tribunale ha inflitto un totale di 116 anni, condannando tredici carabinieri del Ros a pene che variano da quattordici anni a un anno e mezzo. Interdizione perpetua dai pubblici uffici per Ganzer, Obinu e altri due ufficiali, Carlo Fischione e Laureano Palmisano.
Il pubblico ministero Luisa Zanetti ha contestato ai carabinieri del Ros una lunga serie di irregolarità nelle operazioni antidroga condotte tra il 1991 ed il 1997. Storie di cocaina sequestrata ai trafficanti, ma poi usata spregiudicatamente per moltiplicare le ”brillanti operazioni”. Lo schema che si ripeteva era questo: veniva segnalato l’arrivo in Italia di un carico di cocaina, di solito grazie alla soffiata di un confidente; allora i carabinieri chiedevano al magistrato un provvedimento (legale) di ”ritardato sequestro”, per poter completare le indagini e arrestare il maggior numero di persone coinvolte nel traffico. A volte, però, la droga scompariva , finiva in qualche caserma dei carabinieri o ricompariva in misteriose raffinerie, gestite dai carabinieri stessi; oppure veniva rivenduta da agenti sotto copertura a gruppi diversi da quelli inizialmente coinvolti. Tutte azioni illegali.
Una di queste operazioni è stata raccontata al pm e in aula dal procuratore aggiunto milanese Armando Spataro. ”Conoscevo Ganzer dagli anni del terrorismo, quando faceva parte delle speciali sezioni investigative. Ne apprezzavo le qualità professionali e umane. Dunque, non mi meravigliai quando, all’inizio del 1994, ricevetti una sua telefonata”. Scatta l’operazione ”Cobra”. Ganzer e Fischione gli chiedono un decreto di ritardato sequestro per un carico di 213 chili di cocaina in arrivo al porto di Massa Carrara proveniente da Cartagena (Colombia), e destinato a Milano. Spataro accetta, mettendo per iscritto le cautele imposte dalla legge. ”Un’operazione come tante altre”, spiega il magistrato. Ma subito dopo la vicenda s’ingarbuglia. La coca viene sequestrata dai carabinieri sulla banchina del porto di Massa il 21 febbraio 1994. Poi sparisce. Ricompare a Roma, nella caserma del Ros di Ponte Salario. Spataro non viene più informato di niente. ”Per mesi non ebbi notizie. Cominciai a preoccuparmi. Telefonai a Ganzer e lui mi disse che l’operazione non era ancora compromessa. Finché, un giorno, trovandomi a Roma, mi presentai nella caserma di Ponte Salario. Mi portarono nell’ufficio di Fischione, dove in un armadio blindato mi mostrarono numerosi panetti di cocaina”. Tre mesi dopo, Spataro chiede di nuovo conto a Ganzer dell’operazione. Il generale allora gli comunica che ”c’è un trafficante di Bari intenzionato a comprarne 30 chili”. A questo punto Spataro capisce chiaramente che si è oltrepassata la soglia della legalità. Non è ammissibile che i carabinieri spaccino droga, neppure allo scopo di incastrare eventuali acquirenti. ”Era trascorso un anno dal sequestro di Massa. Preparai un decreto di immediata distruzione dello stupefacente. Telefonai a Ganzer, che prese atto”.
Il Ros di Ganzer, secondo le prove portate al processo, di operazioni come questa ne ha realizzate molte. Il tribunale se n’è convinto e ha condannato. La pena più grave, 18 anni di carcere, è stata inflitta a un trafficante, Bouchaaya. Quattro le assoluzioni: per un carabiniere, Antonio Gallace, e tre trafficanti. Il pubblico ministero aveva chiesto pene ancora più pesanti, fino ai 27 anni di carcere per Ganzer e Obinu. Il tribunale le ha ridotte, probabilmente perché ha ritenuto di condannare per i fatti contestati, ma non per associazione a delinquere. Saranno le motivazioni della sentenza a spiegare perché.
Dopo la condanna, Ganzer ha incassato il sostegno del ministro dell’Interno. ”Naturalmente ho pieno rispetto e fiducia nella magistratura”, ha dichiarato Roberto Maroni, ”ma altrettanta fiducia ho nell’operato dei carabinieri, del Ros e del suo comandante. Ricordo che proprio oggi il Ros ha fatto in provincia di Caserta una delle operazioni più importanti contro la criminalità organizzata, sequestrando beni per oltre un miliardo di euro”.
”Su Ganzer metto la mia testa”, ha aggiunto Luigi Federici, comandante generale dell’Arma dei carabinieri dal 1993 al 1997. ” uno dei più bravi e impegnati ufficiali che ho avuto il privilegio di avere alle mie dipendenze. un investigatore provetto, un osservatore rigidissimo delle regole. La sua condanna è incredibile. Ma io ho sempre fiducia nel buonsenso e quindi credo che chiariranno in appello”.