La Stampa 12/7/2010, pagina 27, 12 luglio 2010
UN ANNO DA VOLONTARI NEL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE
«Per 10 mesi mi sono chiesta cosa volesse dire essere un Casco bianco. Ora mi sento un Casco bianco in Italia, in Friuli, ogni giorno. Il servizio civile in Perù è stata la scintilla. Ora mi si è scatenato l’incendio», dice Elena De Giusti, volontaria Focsiv a Lima. «Vedere il sorriso sul volto di qualcuno che prima non sorrideva non può essere equiparato a nessun compenso in denaro», dice Francesco Briganti, in servizio civile all’Avis di Carpineto Romano. «In un mondo in cui si rincorre l’ideale della bellezza perfetta, ricorrendo a bisturi per paura di sfiorire con il tempo, mi sono resa conto di quanto sia sacro invecchiare. Questa la riflessione a cui mi ha portato l’esperienza da volontaria del servizio civile nazionale, che ogni giorno mi permette insieme ad altri giovani, di trascorrere parte del mio tempo con gli anziani ospiti dell’istituto Filippo Smaldone di San Cesario», afferma la giovane calabrese Giulia Pascali.
Sono alcune delle testimonianze di quanto il servizio civile possa cambiare in meglio una vita. Con quasi 4 mila enti accreditati, con oltre 255 mila volontari coinvolti dal 2001, questa formula di impegno per i giovani si rivela una scuola di vita. Figlio della vecchia legge sull’obiezione di coscienza al servizio militare, il servizio civile nazionale è un’esperienza di volontariato all’interno del nostro Paese, ma anche all’estero. Anche se può suonare come campanello d’allarme, per i giovani ma anche per gli enti che formulano i progetti, la riduzione delle domande annuali di partecipazione, scese a circa 27-35mila nel 2008 e 2009, dopo i picchi di 51-57mila del 2006-2007.
Requisiti
Possono partecipare giovani maschi e femmine dai 18 ai 28 anni, che vogliono dedicare un anno della loro vita a un impegno di solidarietà. Due terzi sono le ragazze, forse più sensibili e solidali dei maschi. Gli enti presso i quali svolgere il servizio civile sono le pubbliche amministrazioni anche locali, le organizzazioni non governative (Ong), le associazioni del no profit. Un anno al servizio del proprio Paese per iniziative di solidarietà richiede una forte motivazione ma è anche un modo per misurare la propria competenza, e una scuola per imparare a gestire complessità ed emergenze. I prossimi bandi usciranno entro il 15 di settembre (www.serviziocivile.it).
La legge
Il servizio civile nazionale è regolato da una legge (la n. 64 del 2001), e dal 2005 si svolge su base esclusivamente volontaria. Ha una forte valenza educativa e formativa, un’opportunità di crescita personale e di cittadinanza attiva. Le aree sono quelle dell’assistenza, della protezione civile, della tutela dell’ambiente, della conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, oppure quella delle missioni internazionali.
Trattamento economico Ai volontari viene corrisposto un contributo mensile di 433,80 euro netti, che viene calcolato in termini forfettari mensili per i 12 mesi di servizio previsti ed è assimilato ai redditi da lavoro dipendente ai fini fiscali, pur non costituendo un rapporto di lavoro. I volontari all’estero percepiscono circa 35 euro al giorno in più, di indennità e per vitto e alloggio.
Una lezione di vita
Il servizio civile nazionale va vissuto come un’esperienza formativa a favore degli altri, ricca di potenzialità e apprezzata anche nei curriculum da parte dei selezionatori più avveduti. Una lezione ben espressa da Giovanni Malservigi, inviato dall’Arci ad alleviare i terremotati dell’Aquila: «Il campo di Pianola (piccolo paese vicino a L’Aquila, i cui abitanti sono stati trasferiti quasi interamente nella tendopoli) per me si è trasformato in una scuola di vita. Quello che ho dato io col mio lavoro non è stato paragonabile a quello che mi è stato regalato. Ho appreso la solidarietà con la S maiuscola. Quella tra cittadini di una stessa nazione, di una stessa terra. Persone da ogni parte d’Italia uniti dalla stessa volontà di dare una mano agli abruzzesi: qualcosa che non avevo mai sperimentato prima, qualcosa ovviamente che si vorrebbe e si dovrebbe sperimentare ogni giorno, non solo dopo una catastrofe, e che resta comunque una grande prova di senso civico».