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 2010  luglio 13 Martedì calendario

DOPO L’IKEA COIN PERCHE’ SILVIO VA AL SUPERMERCATO

Non esistevano il telefono, i giorna­li, la radio e la televisione: c’era la piazza e intorno alla piazza il merca­to. Lì la gente si incontrava, faceva acquisti e intanto veniva a cono­scenza dei fatti e dei problemi della propria città,si faceva un’opinione, discuteva, litigava, stringeva accor­di. In piazza nasce la democrazia dell’Occidente, perché quello è il luogo in cui il popolo può esprime­re i suoi pareri, può rappresentare le proprie richieste senza mediazio­ni, senza dover percorrere vie tor­tuose per essere ascoltato. In que­sto crocevia della vita pubblica, il politico, cioè l’uomo che si fa inter­prete delle esigenze dei concittadi­ni, ha il suo ineludibile punto di rife­rimento, la propria legittimazione. Ha insegnato tutto ciò la storia della Grecia antica, madre della nostra ci­viltà. C’è una corrente filosofica a cui è legata la mia formazione: si chia­ma fenomenologia. Il nome è complicato, ma la sua tesi è semplice: per capire le co­se - nel significato, negli svi­luppi - bisogna cercare di tornare alle loro origini. I politologi potranno discute­re finché vogliono sul tipo di democrazia che esprime Berlusconi nel rivolgersi al­la gente di un centro com­merciale come Coin o Ikea. Comunque sia, la sua inizia­tiva ha qualcosa d’istintivo, immediato, fuori dalle con­venzioni della comunica­zione politica, che ha una caratteristica precisa, quel­la di ritornare all’origine, proprio all’origine della de­mocrazia per ritrovarne il senso, per provare a liberar­la da ritualità che hanno al­lontanato i cittadini dalla p olitica.
Dove si esprime oggi la de­mocrazia? In quali sedi co­munica il politico? Nel luo­go cosiddetto istituzionale, cioè il Parlamento, nei gior­nali e alla televisione. Came­ra e Senato sono semideser­ti; i giornali hanno le pro­prie strategie di informazio­ne e riportano, per ovvi mo­tivi, una comunicazione ben circoscritta. Le trasmis­sioni televisive sono in ma­no ai conduttori che fanno il bello e il brutto tempo col politico intervistato. E ci so­no anche i «caminetti» e le «terrazze» delle belle case dove si può parlare di politi­c a.
Certo, da queste sedi non si prescinde, ma la democra­zia è un’altra cosa, non può vivere in realtà lontane dal­la gente, eventualmente presumendo di avvicinarsi ad essa con trasmissioni te­levisive che fanno un alto ascolto solo perché il politi­co di turno manda a quel pa­ese, o peggio, il suo collega di un altro partito. La demo­crazia per vivere ha bisogno di passione, di entusiasmo, di cuore. Come alle sue ori­gini.
Si ricorderà l’origine dell’in­gresso di Fini nella vita poli­tica nazionale con un ruolo importante e decisionale. Berlusconi sdoganò il «fa­scista » Fini con una chiac­chierata tra la gente che fre­quentava un centro com­merciale di Casalecchio di Reno. Per un certo periodo di tempo, in seguito a quel­la chiacchierata, Berlusco­ni venne chiamato da soler­ti politologi «il Cavaliere ne­ro », e si incominciò, così, quella demonizzazione che avrebbe dovuto emarginar­lo dalla politica. Quanto sia stata efficace e lungimiran­te quella demonizzazione si è incominciato a vederlo subito, un anno dopo, quan­do Berlusconi vinse le ele­zioni politiche.
Qualche giorno fa un giro e una chiacchierata all’Ikea, luogo amato dalla gente co­mune e detestato dagli ar­chitetti e dai designer snob. Adesso da Coin, centro com­merciale frequentato dalla gente semplice e disertato da radical chic. Cosa frulla nella testa del Cavaliere? Forse Berlusconi starà pen­sando di restituire alla doga­na il vecchio amico Gian­franco sdoganato a Casalec­chio, ma è molto più proba­bile che quelle passeggiate tra la gente dei centri com­merciali testimonino il desi­derio del presidente di non reprimere, di liberare quel suo modo istintivo, imme­diato, fuori dalle regole con cui gli piace fare politica. Ri­torna alla piazza, al merca­to... all’origine della demo­crazia, a quella democrazia che vive di passione, di entu­siasmo, di cuore.