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 2010  luglio 12 Lunedì calendario

MENO TASSE SUGLI AFFITTI UN AFFARE PER TUTTI

La cosiddetta cedolare secca sugli affitti delle case, cioè l’imposta proporzionale con bassa aliquota,in luogo dell’Irpef,che appa­riva come una promessa dilazionata nel tem­po, invece diventa una realtà attuale, a parti­re dalla prossima dichiarazione dei redditi. Il fisco non è mai, per sua natura, generoso con il contribuente. Quando lo è, in modo piacevolmente inaspettato, come in questo caso, una buona ragione c’è, per l’introduzione anti­cipata di questa riduzione di imposta, nel sensibile set­tore delle case: ed è che la gestione e il gettito della ce­dolare sugli affitti sarà devo­luta ai Comuni, come con­tropartita per i tagli che essi subiscono con la manovra di finanza pubblica.
Si tratta, per l’erario, di una modesta perdita di getti­to e invece, per i Comuni, di una ricca dote, perché que­sta cedolare secca, che è sta­ta fissata al 23% con possibi­li sconti per i bassi redditi, con l’emersione della gran­de massa di affitti in nero to­tale o parziale, attualmente esistente, renderà svariati miliardi. difficile stabilire quanti, anche perché molto dipende dalla capacità dei Comuni di scovare gli immo­bili realmente affittati, cosa per loro molto più facile che per lo Stato, dato che si trat­ta del territorio che essi ge­stiscono. Si può prudenzial­mente pensare ad almeno 5 miliardi di maggior gettito, considerando che gli affitti in nero totale sono moltissi­mi e non riguardano solo le abitazioni, ma anche uffici, negozi, magazzini, box per auto e altri immobili di va­rio genere, inclusi i semin­terrati. Inoltre ci sono, oltre ai vani fantasma, non risul­tanti al fisco, anche due mi­lioni di immobili fantasma che sfuggono al catasto ma sono stati rilevati con le foto­grafie aeree-satellitari dal­l’amministrazione finanzia­ria statale.
Il fronte fra le Regioni e gli enti locali che faceva opposi­zione ai tagli contenuti nel­la manovra di finanza pub­blica si è spezzato come una tavoletta di cioccolato al lat­te, all’offerta da parte del go­verno ai Comuni della cedo­lare sulla casa. Questi han­no accettato i tagli della ma­novra, date le allettanti con­tropartite. E le Regioni sono rimaste sole a protestare contro un decreto, che non può essere modificato nella quantità, in quanto essa è stata stabilita in sede di Co­munità europea. Ma il fron­te comune delle Regioni, si è oramai sgretolato, perché una parte dei governatori, essenzialmente del Pdl e del­la Lega, pensano che aguz­zando l’ingegno possono ot­tenere molto di più che liti­gando. E del resto la soluzio­ne immaginata da Vasco Er­rani, presidente della Tosca­na e caldeggiata da Roberto Formigoni presidente della Lombardia, di restituire le deleghe alle funzioni e ai ser­vizi su cui il decreto li obbli­ga a risparmiare, è apparsa a parecchi altri governatori come un modo per darsi la zappa sui piedi.
Ma torniamo alla cedola­re secca del 23%. La propo­sta originaria era di un’ali­quota del 20% per tenere conto del fatto che in cam­bio della cedolare secca si perdeva la detrazione forfet­taria del 15% per le spese di manutenzione. Attualmen­te il contribuente che dichia­ra il reddito degli affitti, ci paga, se è benestante, una aliquota del 45% che, al net­to della detrazione del 15%, diventa il 38,25%. L’aliquo­ta del 23% ha una sua logica in quanto è quella di base dell’imposta personale sul reddito e quindi serve per evitare che con la cedolare secca sugli affitti non ci sia una nuova aliquota. Ma in realtà con la detrazione del 15%,l’aliquota del 23% equi­vale ad una effettiva del 19,55%, insomma si torna a quel livello del 20% che si considera comunemente come la soglia per la conve­nienza dei proprietari a non far pagare agli inquilini gli affitti in nero. Infatti questo sistema fa risparmiare le im­poste ma compromette la si­curezza di poter esigere il pa­gamento dell’affitto, salvo per un periodo iniziale in cui esso venga versato in an­ticipo. Ovviamente resta il problema di evitare che l’emersione degli affitti in nero generi sanzioni per chi la effettua. Non si possono avanzare obiezioni contro una sanatoria per chi accet­ti l’emersione, entrando nel­la legalità, perché la salva­guardia della legalità rende questo condono diverso da­gli altri.
Francesco Forte