Gian Marco Chiocci, il Giornale 12/7/2010, pagina 6, 12 luglio 2010
MENO TASSE SUGLI AFFITTI UN AFFARE PER TUTTI
La cosiddetta cedolare secca sugli affitti delle case, cioè l’imposta proporzionale con bassa aliquota,in luogo dell’Irpef,che appariva come una promessa dilazionata nel tempo, invece diventa una realtà attuale, a partire dalla prossima dichiarazione dei redditi. Il fisco non è mai, per sua natura, generoso con il contribuente. Quando lo è, in modo piacevolmente inaspettato, come in questo caso, una buona ragione c’è, per l’introduzione anticipata di questa riduzione di imposta, nel sensibile settore delle case: ed è che la gestione e il gettito della cedolare sugli affitti sarà devoluta ai Comuni, come contropartita per i tagli che essi subiscono con la manovra di finanza pubblica.
Si tratta, per l’erario, di una modesta perdita di gettito e invece, per i Comuni, di una ricca dote, perché questa cedolare secca, che è stata fissata al 23% con possibili sconti per i bassi redditi, con l’emersione della grande massa di affitti in nero totale o parziale, attualmente esistente, renderà svariati miliardi. difficile stabilire quanti, anche perché molto dipende dalla capacità dei Comuni di scovare gli immobili realmente affittati, cosa per loro molto più facile che per lo Stato, dato che si tratta del territorio che essi gestiscono. Si può prudenzialmente pensare ad almeno 5 miliardi di maggior gettito, considerando che gli affitti in nero totale sono moltissimi e non riguardano solo le abitazioni, ma anche uffici, negozi, magazzini, box per auto e altri immobili di vario genere, inclusi i seminterrati. Inoltre ci sono, oltre ai vani fantasma, non risultanti al fisco, anche due milioni di immobili fantasma che sfuggono al catasto ma sono stati rilevati con le fotografie aeree-satellitari dall’amministrazione finanziaria statale.
Il fronte fra le Regioni e gli enti locali che faceva opposizione ai tagli contenuti nella manovra di finanza pubblica si è spezzato come una tavoletta di cioccolato al latte, all’offerta da parte del governo ai Comuni della cedolare sulla casa. Questi hanno accettato i tagli della manovra, date le allettanti contropartite. E le Regioni sono rimaste sole a protestare contro un decreto, che non può essere modificato nella quantità, in quanto essa è stata stabilita in sede di Comunità europea. Ma il fronte comune delle Regioni, si è oramai sgretolato, perché una parte dei governatori, essenzialmente del Pdl e della Lega, pensano che aguzzando l’ingegno possono ottenere molto di più che litigando. E del resto la soluzione immaginata da Vasco Errani, presidente della Toscana e caldeggiata da Roberto Formigoni presidente della Lombardia, di restituire le deleghe alle funzioni e ai servizi su cui il decreto li obbliga a risparmiare, è apparsa a parecchi altri governatori come un modo per darsi la zappa sui piedi.
Ma torniamo alla cedolare secca del 23%. La proposta originaria era di un’aliquota del 20% per tenere conto del fatto che in cambio della cedolare secca si perdeva la detrazione forfettaria del 15% per le spese di manutenzione. Attualmente il contribuente che dichiara il reddito degli affitti, ci paga, se è benestante, una aliquota del 45% che, al netto della detrazione del 15%, diventa il 38,25%. L’aliquota del 23% ha una sua logica in quanto è quella di base dell’imposta personale sul reddito e quindi serve per evitare che con la cedolare secca sugli affitti non ci sia una nuova aliquota. Ma in realtà con la detrazione del 15%,l’aliquota del 23% equivale ad una effettiva del 19,55%, insomma si torna a quel livello del 20% che si considera comunemente come la soglia per la convenienza dei proprietari a non far pagare agli inquilini gli affitti in nero. Infatti questo sistema fa risparmiare le imposte ma compromette la sicurezza di poter esigere il pagamento dell’affitto, salvo per un periodo iniziale in cui esso venga versato in anticipo. Ovviamente resta il problema di evitare che l’emersione degli affitti in nero generi sanzioni per chi la effettua. Non si possono avanzare obiezioni contro una sanatoria per chi accetti l’emersione, entrando nella legalità, perché la salvaguardia della legalità rende questo condono diverso dagli altri.
Francesco Forte