I.L., Il Messaggero 12/7/2010, 12 luglio 2010
MENO SCUOLE, AULE E PROFESSORI MA GLI STUDENTI SONO IN AUMENTO
Meno scuole, meno classi, meno professori seduti in cattedra, ma studenti in aumento. la fotografia attuale della scuola pubblica italiana scattata dal ministero dell’Istruzione, che ha pubblicato l’abituale compendio con tutti i dati riferiti all’anno scolastico appena concluso. Ma il volumetto stavolta rappresenta qualcosa di più di un semplice ”ritratto’ del sistema: i numeri raccontano gli effetti dei provvedimenti di razionalizzazione voluti dal governo. In base alla legge 133 del 2008, la manovra estiva di quell’anno, le scuole sono state sottoposte ad una cura dimagrante: oggi ce ne sono 297 in meno. Sono calate anche le classi: meno 4.235 nel 2009. Dai dati, si legge nel libello ministeriale, ”emerge una rilevante contrazione nella consistenza della rete scolastica, sia in termini di scuole funzionanti che di classi attivate”. A fronte ”di un incremento della popolazione scolastica, che è passata dai 7.768.071 studenti del 2008/2009 ai 7.804.711 del 2009/2010”. Insomma in classe ci si sta un po’ più stretti. Del resto la stessa legge 133 indicava come obiettivo quello di alzare di un punto percentuale il rapporto alunni/docente, con lo scopo, tra l’altro, di arrivare ad ”un accostamento di tale rapporto ai relativi standard europei”. Anche perché, secondo l’Ocse, la media di affollamento delle nostre classi è piuttosto bassa. Di fatto, però, in alcune aule, già quest’anno, gli studenti hanno studiato forse troppo stretti, a volte si sono superate le 30 unità.
Il ministro ha assicurato che il fenomeno riguarda una porzione minima di realtà e che ci sono, di contro, anche aule in cui si sta solo in 12. Ma poiché il processo di razionalizzazione è appena cominciato c’è chi teme che questi tetti possano diventare se non la norma, un’esperienza comune a molte scuole, anche a dispetto della sicurezza. Del resto parla chiaro il dpr 81 del 2009: il numero di alunni per classe va innalzato. In base alle nuove regole si potranno avere, di norma, d’ora in poi, fino a 30 studenti in un’aula delle superiori, fino a 29 bambini in una dell’infanzia. Ci si avvicinerà sempre di più alla Corea dove ci sono, in media, 31 studenti in ciascuna aula. Gli insegnanti si domandano come potrà ”un docente da solo far fronte a tutti questi alunni?”. Anche perché, ormai, di compresenze in classe non se ne parla. Gli insegnanti stessi, del resto, sono in calo. Mentre gli alunni aumentano loro diminuiscono: quelli con contratto a tempo indeterminato o determinato annuale sono diminuiti nel 2009/2010 di 23.527 unità per effetto dei tagli, quelli a tempo determinato con contratto fino a fine giugno sono calati di 16.857 unità. Il volume ministeriale non racconta gli effetti pratici di questa razionalizzazione. Ma dai racconti dei genitori, durante l’anno appena trascorso, è emerso, ad esempio, che alla primaria il famoso maestro prevalente si è moltiplicato. Per coprire tutto l’orario i presidi, avendo meno organico, hanno usato i docenti come tappa buchi. Alle medie, invece, i ragazzi si sono ritrovati spesso sparpagliati per le classi alla prima assenza, a causa della mancanza di personale interno che potesse coprire la cattedra scoperta e della possibilità di chiamare supplenti. Anche il personale amministrativo, tecnico e ausiliario è diminuito: meno 14.157 unità. Sono stati razionalizzati soprattutto i bidelli. Un problema per le scuole divise su più sedi che hanno fatto fatica a sparpagliare il personale e a coprire i turni per garantire sicurezza e assistenza agli insegnanti. Peraltro l’organico scolastico continua, come spiega anche il volumetto, ad essere caratterizzato ”da una situazione di criticità dovuta alla presenza di un folto contingente con contratto a tempo determinato che non può garantire stabilità e continuità professionale”. A tutto ciò si aggiunge il fatto che la scuola italiana non ha mai avuto i capelli così grigi: l’età media si avvicina ormai ai 50 anni. Tra i prof a tempo indeterminato, quelli più stabili, gli under 30 sono meno di 3mila. Gli over 60, invece, sono oltre 67mila. Solo gli ultra sessantacinquenni sono più di duemila. La situazione non migliorerà nei prossimi anni: le assunzioni si fanno con il contagocce e il contingente dei docenti è formato per la stragrande maggioranza da donne che, ora, con le nuove disposizioni, andranno in pensione sempre più tardi. Intanto crescono gli alunni che hanno toccato, nel numero, la punta massima dell’ultimo decennio.